Guerra alla finanza ombra? Parla Tremonti

“La novità è che ci accorgiamo che non c’è stata

una novità. Ecco perché”

di Marco Valerio Lo Prete | 15 Ottobre 2014 ore 06:30 Il Foglio

Roma. Il quotidiano inglese Financial Times annuncia con enfasi una stretta regolatoria in arrivo per lo shadow banking, o sistema bancario ombra, cioè quel coacervo di intermediari finanziari che esercitano alcune funzioni tipiche del settore bancario senza sottostare ai medesimi vincoli. Cosa ne pensa l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che sia in interventi pubblici sia nei suoi libri ha preso spesso di mira il presunto strapotere della finanza nell’economia contemporanea? “La novità è una sola: ci si accorge che, a sette anni di distanza dall’inizio della crisi, non c’era stata finora nessuna novità”, dice al Foglio Tremonti commentando la recente mossa del Financial stability board (Fsb), cioè il coordinamento globale dei regolatori finanziari nato nel 2009 (l’Italia vi è rappresentata dal ministero dell’Economia, dalla Banca d’Italia e dalla Consob). “Salvo poche eccezioni marginali, nulla è cambiato per la finanza che certo non ha avuto un ruolo marginale nell’avvio della crisi globale”, dice l’ex ministro: “Così i fondi speculativi, dagli hedge fund ai money market funds, sono rimasti in campo”. “In un’intervista del 2006 dissi che gli Stati Uniti andavano incontro a una nuova crisi del 1929. Nel mio libro ‘La paura e la speranza’, scritto nel 2006-’07 e pubblicato nel 2008, parlavo del crollo probabile delle mega banche globali. Non ho capacità stregonesche, quei pensieri erano il frutto di osservazioni tecniche”. Poi Tremonti, per fugare il sospetto di autoincensamento in corso, cita documenti ufficiali che confermano la sua tesi secondo cui nulla sarebbe cambiato: “Il Congresso statunitense, nella sua inchiesta sulla crisi pubblicata nel 2011, parlava di un ‘sistema finanziario che, per molti aspetti, è rimasto ancora immodificato’. Lo scorso giugno, anche Jaime Caruana, direttore generale della Banca dei regolamenti internazionali, sosteneva che la strada verso ‘un sistema finanziario affidabile’ è stata tutt’altro che percorsa”.  L’ex ministro insiste sull’ormai nota metafora della crisi che funziona come un videogame: abbatti un mostro e ne arriva un altro, prima la bolla americana dei subprime, poi il collasso del credito bancario, poi la bolla debitoria europea, eccetera. “Continuo a non trovare metafora migliore”. Però ora aggiunge una complicazione: pensiamo di aver abbattuto il primo mostro, la finanza sregolata, dopodiché ci ritroviamo davanti lo stesso mostro. “Siamo daccapo”. “Abbiamo puntellato le banche attingendo ai bilanci pubblici – dice Tremonti – Poi, quando i debiti pubblici stavano esplodendo, si è stampata moneta… Abbiamo solo comprato tempo”.

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