Parlamento intimorito dalle elezioni anticipate

Bisogna cambiare per uscire dal tunnel

di Marco Bertoncini  Italia Oggi 6.11.2014

C'è un convitato di pietra, al tavolo del mondo politico, parlamentare, dei partiti: il voto anticipato. L'ipotesi di tornare in primavera alle urne condiziona il comportamento di molti parlamentari. È il motivo che più di ogni altra considerazione politica spinge a frenare talune polemiche o a non giungere alle ultime conseguenze di un gesto.

Quale che sia il partito di appartenenza, ogni senatore e deputato ha un timore: dover abbandonare la poltrona. È umano che il titolare di un'alta carica pubblica desideri serbarla. Guardiamo l'intero arco politico. Gli eletti sotto Mario Monti, oggi dispersi in più gruppi, hanno quasi tutti perso la speranza di rielezione. A quale posto potrebbero ambire i numerosi eletti pentastellati che hanno lasciato Beppe Grillo? Quanto ai grillini rimasti fedeli al capo, il loro ritorno in parlamento ha tanta sicurezza quanto una giocata al lotto. Deboli sono le speranze del Ncd. I democratici potrebbero, invece, nutrire perfino certezze: peccato che su molti nomi si abbatterebbe la scure renziana, trattandosi di avversari del segretario del partito. Quanto ai forzisti, tutto dipenderà dagli umori dell'unico compilatore delle liste, ossia il Cav.

Ci si spiega, allora, perché l'opposizione interna del Pd a un certo punto freni; perché i malumori in Fi non esplodano; perché i centristi si abbarbichino al governo. Quanto a B., il quale ha anche lui problemi di ricandidatura (per ora, le sue condizioni giudiziarie lo bloccano), sa bene che le urne primaverili potrebbero solo ratificare l'accentuata debolezza del suo movimento. E così il voto anticipato ritorna spesso come diceria, mai però come concreta ipotesi. A ben vedere, l'unico che ne trarrebbe vantaggi sarebbe R.

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