Americani al governo. Le mani di Obama su Kiev

1-I dicasteri chiave del nuovo esecutivo affidati a tre naturalizzati. Per combattere meglio Putin.  E senza che nessuno gridi al golpe. 2- Kiev sospende le ostilità contro i filorussi dell'Ucraina dell'est

1-L'avesse messo in piedi un alleato di quel cattivone di Vladimir Putin non staremmo certo qui a discuterne. Bruxelles e Washington ne avrebbero già denunciato l'illegalità.

Gian Micalessin - Mar, 09/12/2014 - 08:11 il Giornale

E i principali media europei e statunitensi farebbero a gara nel definirlo un impresentabile governo fantoccio al servizio di una potenza straniera. Ma si tratta di un esecutivo nato con la benedizione di Obama, di Angela Merkel, dell'Unione Europea e sotto la direzione del presidente ucraino Petro Poroshenko, un'ex oligarca del cioccolato tenuto in gran conto tra Washington, Bruxelles e Berlino. Dunque tutti preferiscono non farci caso. Il fatto che il 2 dicembre Poroshenko e il suo premier Arseniy Yatsenyuk abbiano varato un nuovo governo consegnando il dicastero delle finanze a Natalie Jaresko, un'ex funzionaria del Dipartimento di Stato americano trasformata in cittadina ucraina con un decreto d'urgenza non sembra incuriosire nessuno. Nessuno, del resto si chiede neppure perché la poltrona dello sviluppo economico e del commercio sia finita a Aivaras Abromavicius, uno specialista di investimenti in mercati emergenti proveniente, guarda caso, da quella Lituania pronta a rifornire Kiev di armi e munizioni per consentirle di fronteggiare i rivoltosi filo russi delle regioni orientali. E altrettanto normale deve apparire anche la nomina alla Sanità del giorgiano Aleksandre Kvitashvili, già ministro di quel presidente Mikheil Saakashvili che nel 2008 causò lo scontro con la Russia nel maldestro tentativo di riprendersi l'Ossezia del sud. Insomma la nascita di un governo ucraino con ben tre poltrone chiave, tra cui due dicasteri finanziari fondamentali per il futuro del paese, ad altrettanti stranieri naturalizzati ucraini (anche per il lituano e il georgiano è già scattato il decreto di cittadinanza) viene considerata assolutamente normale. Certo per accettarla ci vuole tutta la compiacente benevolenza di una grande stampa europea e statunitense pronta sul caso Ucraina a mettere da parte qualsiasi pretesa di obbiettività.

Nella tripletta di proconsoli chiamati a sorvegliare e ratificare l'operato di Petro Poroshenko e del suo premier la presenza più imbarazzante è senza dubbio quella della signora Natalie Jaresko. Anche perché l'americana Jaresko dopo aver lavorato negli anni 90 per l'ambasciata americana a Kiev ed esser diventata la responsabile di Western NIS Enterprise Fund, un'organizzazione incaricata dal Dipartimento di Stato di finanziare le imprese private in Ucraina, ha utilizzato gli stessi fondi da lei distribuiti per metter in piedi una società d'investimenti chiamata Horizon Capital. Insomma prima di venir promossa ministra dell'Ucraina è riuscita nella non facile operazione di finanziare una propria società con i fondi della «Western NIS Enterprise Fund» affidatigli dal Dipartimento di Stato Americano. Un'operazione del genere in America le sarebbe costata almeno un'accusa di «inside trading».

In Ucraina invece nessuno sembra averci fatto caso. Anche perché l'alchimia finanziaria rientrava probabilmente nella vasta operazione d'investimenti costata oltre 5 miliardi e destinata, come ammesso tempo fa dal vice segretario statunitense per gli affari europei Victoria Nuland, a strappare Kiev dall'orbita sovietica. L'inserimento nel neonato esecutivo ucraino del lituano Aivaras Abromavicius non è meno imbarazzante. Anche perché la scelta di questo secondo viceré è arrivata subito dopo la visita a Kiev del presidente lituano Dalia Grybauskaite. Una visita durante la quale è stata annunciata la disponibilità di Vilnius a rifornire l'Ucraina di armi e munizioni per combattere i militanti filo russi delle regioni orientali. Regioni che la presidente lituana Grybauskaite non ha esitato a definire «stato terrorista» nel corso della conferenza stampa congiunta con Poroshenko.

2- Kiev sospende le ostilità contro i filorussi dell'Ucraina dell'est

L'esercito di Kiev rispetteranno l'appello alla tregua di Poroshenko

di Redazione | 09 Dicembre 2014 ore 10:05 Foglio

L'esercito ucraino ha sospeso le ostilità contro i separatisti filorussi nell'est in linea con il cessate il fuoco dichiarato la settimana scorsa. Un portavoce delle forze armate di Kiev ha fatto sapere che le truppe stanno rispettando l'appello a "un giorno di silenzio" proposto dal presidente Petro Poroshenko, che i leader separatisti avevano detto di accettare. La cessazione delle ostilità fa parte dei nuovi sforzi mirati a ripristinare l'accordo sul cessate il fuoco raggiunto a settembre, ma violato quotidianamente.

" La tregua, afferma il governo di Kiev, metterebbe le basi per una pace a lungo termine. Fino a ieri bombardamenti erano proseguiti nelle regioni di Donetsk e Luhansk. Secondo le autorità, le zone residenziali controllate dall'esercito e le postazioni delle forze armate ucraine sono state attaccate 64 volte nelle ultime 24 ore.

La decisione del presidente ucraino ha già determinato alcune conseguenze positive per l'Ucraina. La società Ukrtransgaz infatti ha cominciato a ricevere i primi rifornimenti di gas russo, qualcosa che non accadeva dall'interruzione di giugno.

 Intanto da Mosca il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, in un'intervista a Ria Novosti, ha dichiarato che le relazioni tra la Russia e la Nato "stanno vivendo la più grave crisi dalla fine della Guerra Fredda". Lavrov però ha prontamente sottolineato che da parte russa ci sarà l'impegno per la conservazione di canali di dilago politico soprattutto alla luce della tregua raggiunta in Ucraina.

La Nato, ha denunciato il capo della diplomazia russa, "continua una politica di contenimento della Russia, adottando misure per rafforzare le proprie capacità militari e allargare la presenza del blocco ai confini russi". Lavrov, su queste basi, ha previsto un "aumento certo della tensione", minando la stabilità di tutta la regione euroatlantica. "Nonostante ciò", ha aggiunto, "riteniamo necessario mantenere aperti canali per il dialogo politico".

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