Lettere al Direttore Il Foglio 29.1.2015

Stessa casa, solo più grande. Idee come le cerase. Viva l’elefante!

1-Al direttore - Presentàtarm. Gli anni più divertenti della mia vita. Grazie.

Filippo Facci

 2-Al direttore - Caro Ferrara, studente universitario, comprai (e conservo) una copia della prima uscita del Foglio; oggi, padre di famiglia, comprendo la ricchezza di significati del fare un passo di lato perché una nuova generazione prosegua il cammino: un misto di orgoglio e inestinguibile affetto, per una semina di cui altri continueranno a raccogliere i frutti. D’Ormesson scriveva di un tempo che passa e un tempo che dura. Buon lavoro a Cerasa, a lei e a al resto del gruppo, perché il Foglio continui a durare.

Carlo Alzati

Grazie. Non staremo qui a scrivere e a sbrodolare e a dirvi quello che vogliamo fare, quello che abbiamo in mente, cosa cambierà, il programma editoriale. Yawn. Abbiamo un po’ di ideuzze credo belle, ci verranno giù come le cerase, e le faremo e basta. Vi divertirete e si divertirà anche l’elefante. Vedrete quanto.

3-Al direttore - Cambi scrivania, poltrona e ritmo di vita. Sei ancora più esposto a critiche, giuste o sbagliate. E non solo per le opinioni politiche. Accetti una sfida tremendamente ardua e prendi in mano un fardello “elefantiaco”: ci vuole un coraggio da eroe omerico. Lo stesso coraggio necessario per cambiare un giornalismo “fatto da sessantenni che parlano solo ai sessantenni” (prendo in prestito le parole di Enrico Mentana in un’intervista di qualche settimana fa). Da diciannove anni il Foglio genera opinioni informando. E racconta storie in un formato, quello che gli americani chiamano “longreads”, che piace sempre più non solo agli amanti delle mani sporche di inchiostro, ma anche a quelli col tablet sottobraccio. Auguri al Foglio. E in bocca al lupo a te.

Gianluca Di Tommaso

4-Al direttore - Lì per lì, sentita dire da Lei con quel sorriso sornione e rassicurante nel salotto della Bignardi, distratto dalla bella faccia del bravo Cerasa che si scalda a bordo campo, ho guardato avanti con un sorriso, rassicurato dal pensiero di codesta piccola casa in cui un cambio di sedia a tavola non cambia certo il piacere dell’ospite. Poi questa mattina dopo avere comprato il Foglio ho ripensato a questi quasi venti anni di amicizia con qualcosa e con qualcuno, al quanto ho imparato, al quanto ho riflettuto, a quanto questo piccolo ma ingombrante giornale ha cambiato il mio modo di essere e di pensare. E mi sono un po’ rattristato, e commosso.

Grazie direttore.

Riccardo Mei

5-Al direttore - Il gran giorno è arrivato, Giuliano Ferrara lascia la direzione del Foglio, Claudio Cerasa lo sostituisce. Per tutta la vita, sono stato un lettore innamorato di giornali, però ho sempre vissuto le successioni dei vari direttori come pura fisiologia. Questa volta è stato diverso, o meglio trovo fisiologico l’arrivo di Claudio Cerasa, giornalista di razza, politologo di prima grandezza, mentre, lo confesso, vivo in modo struggente l’uscita di Giuliano. A me Giuliano piace, non solo come giornalista ma come uomo, per il piglio con cui affronta le sue battaglie, che a lui all’inizio paiono foriere di grandi vittorie, anche se a volte finiscono in sonore sconfitte, lui non si dà mai per vinto, e inizia una nuova battaglia, come nulla fosse. Così si è comportato nella sua “prima” vita, ciò l’ha fatto grande (sono certo, sarà così anche nella “seconda vita”, mai sarà “Il Fondatore”). Gli riconosco una dote straordinaria, si è sempre circondato di collaboratori spesso molto diversi da lui, a volte più bravi, questo ha fatto del Foglio un grande giornale. Una caratteristica che solo i veri leader posseggono, e lui ce l’ha in modo elevato. Giuliano è un vero animale politico, confesso di aver imparato molto dal Foglio, per lo spirito di libertà da cui è percorso, per i giovani che ci lavorano, per l’atmosfera che si percepisce nei suoi locali. Delle aziende culturali, come la Rai, le case editrici, i giornali, ho sempre amato le redazioni, ho scoperto che più sono grandi più si coglie l’odore sgradevole della trombonaggine, di cui, in certi casi, persino i muri sono pregni. Quando vado al Foglio mi sento invece a mio agio, e questo è di certo merito dei loro direttori, di come selezionano il personale, dei loro comportamenti organizzativi. Come sarà il Foglio di Cerasa? Nessuno lo può sapere, neppure Claudio. Comunque tranquilli, Giuliano lascia, Claudio arriva, ma noi “foglianti”, alcuni anche Apoti, restiamo, occhiuti controlleremo. Sono preoccupato per il mondo dell’editoria, mi pare quasi che quelli al vertice siano un passo indietro rispetto al dovuto, in un mondo slabbrato dove tutti corrono per occupare posti che loro non competono, con i migliori che spesso restano in piedi. Personalmente vivo con molto disagio questo momento, orrendo per il nostro paese e per l’occidente, mi sento come un “testarolo” (della Lunigiana della mia infanzia), schiacciato fra il “testo di sopra” (i “nazareni”) e il “testo di sotto” (i “non nazareni”). Malgrado tutto voglio rimanere un “testarolo”, non certo diventare un “testo”. L’unica speranza la ripongo nei giornali, nelle tv, in internet (se necessario nella magistratura), e sulla loro capacità di controllare i due “testi”, quelli da cui viene il pericolo.

(Questo intervento apparirà anche sull’edizione in edicola di Italia Oggi)

Riccardo Ruggeri

Grazie Riccardo. La casa è sempre la stessa, la stiamo solo ingrandendo, sarà quattro volte più grande, c’è spazio per tutti, ci stupiremo.

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