Riforme, quali riforme?

Tattica o verità? Cosa pensa Renzi delle mosse spericolate di Forza Italia e di Berlusconi

di Redazione | 10 Febbraio 2015 ore 17:20 sul Foglio domani

Feroce, ma quanto? Berlusconi fa la faccia feroce con Renzi e garantisce ai suoi che mentre farà passare l’Italicum “perché conviene a noi”, promette battaglia sulla riforma del Senato. “Sai che paura, intanto se la legge elettorale passa noi siamo in una botte di ferro e il resto si vedrà”. Del resto, come hanno spiegato esimi costituenti basta un’altra legge di un solo articolo per estendere anche al Senato l’Italicum nel caso in cui, a causa della scarsità dei voti in Senato, non si riuscisse ad approvare  la riforma del bicameralismo e dell’articolo V della costituzione.

A sinistra. Comunque vada, di una cosa Renzi è certo: non scoprirà il suo fianco sinistro. Lo ha già detto ai collaboratori e ai ministri più fidati del suo governo: se la sinistra interna pensa di poterlo far scendere a patti sulla riforma elettorale portandolo piano piano sulle preferenze si sbaglia di grosso. Per quella strada non passerà mai. A meno che non voglia approfittare dell’attacco di Forza Italia nei confronti del suo segretario, ma questo verrebbe considerato da Renzi un grave atto di slealtà non tanto nei suoi confronti quanto in quelli del Pd.

Paura. Per il resto, il presidente del Consiglio è convinto che quello che sta facendo Berlusconi sia dettato più dalla paura di perdere voti nei confronti di Salvini e di vedere esplodere il partito che da un calcolo politico preciso. “Nemmeno i suoi elettori lo capiscono più e lo seguono più”.

Stelle cadenti. Unico vero motivo di soddisfazione del premier, in questo bailamme, è l’atteggiamento di Grillo che si trova stretto tra l’offensiva Berlusconiana, le sortite improvvise e violente di Salvini e il suo incessante modo di fare.

Primarie che vanno, primarie che vengono. A qualcuno è venuto il dubbio che Sergio Cofferati, dando per scontata la sconfitta con la sua avversaria, avesse deciso lo strappo e l’addio al Partito democratico ben prima del l’esito delle primarie.

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