Bersani terrà insieme Vendola e Casini?

L'orgoglio di Walter Veltroni, che puntava al partito di maggioranza, nell’ottica

di un bipartitismo (quasi) perfetto, è tramontato da un pezzo. L’ex sindaco di Roma conduce i dibattiti alla Versiliana, e forse sta progettando di nuovo una fuga in Africa, mentre il suo successore Bersani stringe alleanze un giorno sì e l’altro pure. Dopo aver annunciato quella con Casini, adesso ha sposato Vendola, che gli ha proposto di fondare insieme il Polo della Speranza (l’acronimo suona Pds: do you remember?).

Resta fuori Di Pietro, l’infame, che nutre inaccettabili simpatie per Beppe Grillo. Ma il problema è sempre nella quadratura del cerchio, o nelle formule delle addizioni che ci spiegavano alle elementari: si possono sommare le pere con le mele? Certo che no. E Vendola (che pone all’articolo uno della nuova alleanza la battaglia per le nozze gay) è incompatibile non soltanto con Casini e con l’Udc, ma anche con l’ala cattolica del Pd.

Bersani si è ficcato da solo in un cul de sac. Mettendo insieme, sotto lo stesso ombrello, il presidente della Puglia e l’ex presidente della Camera, potrà vincere le prossime elezioni, ma non sarà certo in grado di governare nella prossima legislatura. Ma non potrà neppure affidarsi a una nuova grande coalizione guidata da Monti (o da chi per lui) perché Vendola vede i bocconiani come il fumo negli occhi. E allora? Molto dipende dalla legge elettorale: se resta in piedi il Porcellum (con il premio di maggioranza alla coalizione vincente), Bersani ha bisogno di patteggiare con le mele e con le pere un programma.

Se si cambia sistema e si passa a un premio per il partito che ottiene la maggioranza relativa, il suo disegno potrebbe diventare realizzabile, ma il futuro si rivelerebbe comunque oscuro e complicato più del teorema di Fermat, a causa dell’inevitabile prezzo da pagare ai compagni di viaggio. Da questo punto di vista, Berlusconi parte con un vantaggio indiscutibile: l’intesa con la Lega, oggi governata da Maroni, si sta ricostituendo, e i programmi dei due partiti non sono così distanti fra di loro.

Questo non significa che saranno in grado di governare (gli mancheranno i voti), ma potranno svolgere un ruolo di opposizione molto vivace, contro una coalizione di governo estremamente debole. Ad avvantaggiarsi di una tale prospettiva saranno ancora i tecnocrati, che non hanno alcuna voglia di lasciare il campo libero a quegli sciagurati dei politici. Se deciderà davvero di trasferirsi in Africa, Veltroni potrà abbronzarsi come Gad Lerner, e prendersi le sue rivincite contro il partito degli ingrati che l’ha fatto fuori quattro anni fa. Di Massimo Tosti – Italia Oggi – 3.8.2012

 

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata