LA GIUSTIZIA IN ITALIA – . A FIRENZE UN UOMO CON DUE FIGLIE FEMMINE A CASA TROVA UN LADRO –

PER DIFENDERSI LUI E I SUOI FAMILIARI, PRENDE A PUGNI IL CRIMINALE –

Giuseppe Cruciani per “Libero Quotidiano” dagospia 1.12.2017

E COSA SUCCEDE? FINISCE A PROCESSO E ALLA FINE LO CONDANNANO - E AL LADRO? NULLA, E’ LIBERO DI RAPINARE ANCORA…

Dicono che la legge sulla legittima difesa funzioni così com'è e non sia necessario fare nulla per cambiarla. Dicono pure, a sinistra, che alla fine il negoziante (o il semplice cittadino) che spara al ladro e magari lo ammazza se la cavi con poco, al massimo il disturbo di qualche comparsata in tribunale. Balle.

Andatelo a raccontare a Simone P., un cinquantenne fiorentino di professione magazziniere. La sua storia è incredibile, e viene fuori soltanto adesso per la volontà dell'interessato di proteggere la figlioletta, rimasta traumatizzata da quell' episodio.

Racconta dunque Simone: «Era il 17 agosto del 2015, due anni fa. Tornavo dal mare con la mia bambina, che allora aveva dieci anni, e dopo aver preso un gelato in piazzale Michelangelo intorno a mezzanotte arriviamo a casa. Entriamo, lei va verso il bagno e improvvisamente comincia a urlare. C'era una persona, un ladro, avrà avuto tra i venti e i venticinque anni. Un rom. Lui mi spinge per scappare, e io non ci ho più visto. Ho pensato solo alla ragazzina, ai pericoli che poteva correre».

BIMBA TRAUMATIZZATA

Continua Simone, nella testimonianza che io stesso ho raccolto alla radio: «Sono un ex calciante, cioè un giocatore di calcio storico fiorentino, e ho fatto vent' anni di pugilato. Dunque sono messo bene. Devo dire la verità: gli ho menato davvero. E d' altronde che cosa ne so di quello che poteva avere in mano? Allora sono partito col sinistro, poi con il destro, gli ho spaccato subito il setto nasale, gli ho buttato giù un paio di denti e lui è finito per terra. Intanto i vicini stavano chiamando la polizia».

«È vero - dice ancora - ci sono andato giù pesante. Lo insultavo e lo picchiavo, lui ha sbattuto pure la testa per terra. Ma che cosa dovevo fare? C' era la mia piccoletta e pensavo soltanto a quello». «Mia figlia - prosegue - è rimasta traumatizzata. Per mesi non è riuscita a dormire da sola, non riusciva a stare senza di noi. Anche adesso è seguita da uno psicologo dell'ospedale Meyer, e quando vede un extracomunitario, uno straniero, scappa subito...».

Poi Simone torna a quella notte di agosto: «Ho subìto un processo per lesioni aggravate, il rom si è presentato in carrozzina in tribunale per intenerire il giudice, e in effetti ci è riuscito. Alla fine mi sono beccato una condanna di un anno e sei mesi con la condizionale, e sette mesi li ho passati agli arresti domiciliari. Oltre a questo, tremila euro di danni, e per fortuna il mio avvocato è riuscito a ridurre il risarcimento a 1500 euro. Che comunque gli ho dovuto dare».

E l'altro, il ladro? «Lui nulla, non ha subito nulla. Nessuna condanna. Nessun giorno di galera. Ve lo posso giurare sulla mia famiglia, l'ho visto girare in centro a Firenze tranquillo, come se nulla fosse. Questa è la legge, questa è la giustizia italiana. Io ho pagato, il bandito no».

LEGGE ASSURDA

Peraltro, dopo la condanna in primo grado Simone dice di aver rinunciato a presentare appello: «Non volevo più avere a che fare con questa storia, volevo buttarmi tutto alle spalle. È una cosa mia, la bambina era rimasta sconvolta. Non ho fatto più nulla. Però - aggiunge - se mi ritrovassi nelle stesse condizioni, solo in casa con la bambina, farei esattamente le stesse cose. Toccatemi la famiglia e divento una belva».

Per riassumere: un onesto lavoratore con due figlie femmine rientra a casa, trova un malvivente che certo non è lì per offrire pasticcini e bevande, lo picchia per difendersi e difendere i suoi familiari, lo mettono sotto processo e alla fine lo condannano pure. Il ladro? Libero di rapinare ancora. Sì, la legge funziona. Proprio alla grande.

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