Chi ha paura della giustizia europea?

Il varo della procura europea Eppo spaventa l’antimafia alla Di Matteo

REDAZIONE 25,3. 2021 ilfoglio.it

La riforma che serve

Un'altra giustizia è possibile

Che il percorso di Marta Cartabia, ministro della Giustizia, non sarebbe stato una discesa era evidente dal primo momento. Le polemiche rinnovate attorno alla possibile abolizione dell’ergastolo ostativo (“stanno per dare il colpo di grazia a Paolo Borsellino e a Giovanni Falcone, stanno per pagare l’ultima e più pesante cambiale sottoscritta nel corso della trattativa”, ha detto al limite della farneticazione Salvatore Borsellino) o le baruffe sulla prescrizione, nodo al momento intoccabile, sono lì a dimostrarlo. Si sa però che il vero e più urgente dossier sul tavolo della responsabile di via Arenula è quello che riguarda le riforme, in gran parte civilistiche e organizzative, che l’Europa ha esplicitamente richiesto all’Italia affinché il nostro paese possa accedere agli aiuti del Next Generation Eu.

Rapidità dei processi, snellimento delle procedure, certezza del diritto sono riforme non più rimandabili. C’è inoltre la necessità di armonizzare il lavoro della magistratura all’interno di un contesto sempre più strettamente comunitario. E, quando i fondi del Recovery plan saranno operativi, ci sarà ovviamente la necessità di controllarne il buon uso. Non è un caso che assuma una particolare importanza la nascita della Procura europea (Eppo) perché, nelle parole di Sergio Mattarella, “uno spazio di comuni diritti impone la ricerca di pervenire a soluzioni condivise”. Il modello di pubblico ministero europeo prevede un ufficio unico a struttura decentrata: sarà cioè attivo nei vari paesi. Il suo compito sarà indagare i reati che colpiscono gli “interessi europei”.

Un cambiamento cruciale. Ma fa specie come, anche in questo caso, le voci di protesta e di allarmismo contro la nuova giustizia comunitaria vengano dall’antimafia chiodata. Nino Di Matteo teme che la procura europea “rappresenti nel nostro paese un depotenziamento dell’altissimo livello di contrasto alle mafie finora assicurato dall’attribuzione in esclusiva alle direzioni distrettuali e della procura antimafia”. Fidarsi dei giudici della Trattativa, ma non di quelli europei.

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