NORDIO Ministro"Il magistrato deve solo applicare la legge"

Nordio striglia le toghe: “La legge va applicata piaccia o non piaccia”

Paolo Pandolfini — 25 Ottobre 2023 ilriformista.it

Nordio striglia le toghe: “La legge va applicata piaccia o non piaccia”

“Il magistrato deve solo applicare la legge, gli piaccia o non gli piaccia”. Parola di Carlo Nordio, intervenuto ieri al Salone della giustizia, l’annuale incontro pubblico tra magistratura, avvocatura, politica, imprese e professioni, in corso a Roma e giunto alla sua quattordicesima edizione. “Nel mio mondo ideale – ha esordito Nordio che il giorno prima aveva fatto il punto con la premier sulla riforma della prescrizione – i politici non dovrebbero criticare le sentenze e i magistrati le leggi. Ma questo è praticamente impossibile e forse non sarebbe nemmeno giusto, ma va fatto in modo contenuto. La contrapposizione che c’è stata tra politica e magistratura a partire dagli anni Novanta, io cerco di attenuarla il più possibile”. Rispetto agli obiettivi del Pnrr, “siamo sulla buona strada, la terza rata ci è stata concessa perché abbiamo dato la dimostrazione che sulla giustizia siamo nei termini. Naturalmente rimane molto da fare, ma vorrei si sapesse che gran parte del nostro lavoro è indirizzata a rendere la giustizia più efficiente, anche se questo sui giornali non appare mai. L’emergenza oggi è quella economica, a noi interessa che la giustizia funzioni”.

Nordio ha quindi tracciato un bilancio di quanto fatto in questo primo anno di governo. “L’abolizione dell’abuso d’ufficio è una riforma epocale, perché questo reato costa alla nostra amministrazione una negatività enorme, con processi lunghissimi che si concludono nel nulla. Ma questo intervento non avrà nessun riflesso sulla lotta alla corruzione che in Italia sarà sempre estremamente severa”, ha sottolineato il Guardasigilli, escludendo che ci possano essere “perplessità” da parte dell’Unione europea sulla riforma. “A noi la Ue chiede un arsenale efficace contro la corruzione e noi l’abbiamo ed è il più ricco e severo d’Europa”. Il ministro ha poi elencato le priorità: “Oltre la metà dei miei interventi programmatici davanti alle Camere sulla riforma della giustizia avevano come oggetto la riforma della procedura civile. È lì che si gioca il futuro della nostra economia. I ritardi dei nostri processi, l’inefficienza della giustizia civile, l’incertezza del diritto costano due punti di Pil. Ogni volta che sono venuti da me ministri o ambasciatori di altri Paesi hanno tutti convenuto su una sorta di litania: che in Italia si investe con riluttanza perché non c’è certezza di diritto e i processi sono lunghi. Lì stiamo intervenendo anche se sui giornali sono apparsi gli argomenti divisivi. Stiamo facendo sforzi immensi sulle direttive Ue e gli accordi del Pnrr. Alcuni sono accordi di difficile esecuzione, come per esempio lo smaltimento dell’arretrato del 90% in pochi anni” ma “stiamo cercando con investimenti e modifiche normative di ottenere questi risultati e siamo sulla buona strada”.

Sulle carceri, invece, il ministro della Giustizia ha sottolineato la “sproporzione tra mezzi e fini, strutture carcerarie e numero detenuti”. Da qui la necessità di “nuove carceri”, un processo lungo per varie ragioni, dagli aspetti burocratici, ai vincoli ambientali e per il principio che nessuno vuole un carcere vicino alla propria casa: “La mia idea è quella di utilizzare tutta una serie di strutture di proprietà dello Stato con una configurazione idonea per ospitare detenuti non pericolosissimi, non di elevatissima pericolosità sociale”. Riguardo, infine, la riforma sulla separazione delle carriere, ci sono “polemiche sterili e inutili. Quando vengo accusato di volere separare le carriere per portare il pm sotto l’ala protettiva dell’esecutivo, rispondo che ho fatto per 40 anni il pm per essere libero e indipendente”.

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La riforma si farà perché è “nel programma di governo”, ma “non è un cosa che si farà domani” perché richiede una revisione costituzionale, e tempi molto lunghi. “Oggi Nordio esalta presunte riforme che non servono ai cittadini né a far funzionare meglio la giustizia. Viene a rincalzo di Giorgia Meloni che ha preso la giustizia e l’ha usata come collante della sua litigiosa maggioranza. Con le sbandate quotidiane e gli schiaffi in economia, a Meloni rimangono solo le battaglie di bandiera ideologica, come migranti e giustizia”, ha commentato la deputata Debora Serracchiani, responsabile giustizia del Pd. “Dalla separazione delle carriere che dividerà il Paese e lederà i principi fondanti della nostra Costituzione alla famigerata prescrizione che allunga i processi e mette a rischio i fondi Pnrr – elenca Serracchiani – dal Csm con il folcloristico sorteggio dei magistrati all’obbligatorietà dell’azione legge penale. Nessuno crede che così migliorerà il sistema giustizia in Italia ma in molti temono che si scivoli verso modelli meno garantisti ed equilibrati”.

Paolo Pandolfini

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