Iolanda Apostolico, decide la toga rossa: ecco chi valuterà il ricorso del governo

Magistrato Cassazione Santalucia, in questi giorni fra i più accesi “sostenitori” della giudice catanese, oggetto a suo dire, di violenti “attacchi” da parte dell’esecutivo

Paolo Ferrari 28 ottobre 2023 liberoquotidiano.it ledttura3’

La Cassazione si dovrà a breve esprimere sui ricorsi presentati dall’Avvocatura dello Stato contro le ordinanze della giudice di Catania Iolanda Apostolico che, nelle scorse settimane, aveva “disapplicato” il decreto Cutro in materia di contrasto all'immigrazione clandestina. Il risultato era stato quello di liberare alcuni tunisini a cui era stata negata la richiesta d’asilo dalla Commissione territoriale e che poi si erano resi irreperibili. «Il trattenimento di un richiedente protezione internazionale è una misura di privazione della libertà personale legittimamente realizzabile soltanto in presenza delle condizioni giustificative previste dalla legge», aveva scritto la giudice, secondo cui se la normativa interna è incompatibile con quella dell’Unione Europea «va disapplicata dal giudice nazionale», ritenendo inoltre la Tunisia un paese “non sicuro”.

Per l’Avvocatura, invece, non vi era stata nessuna violazione della direttiva europea per almeno quattro ragioni. «A differenza di quanto sostenuto nelle ordinanze», ha fatto sapere Palazzo Chigi, «la direttiva prevede procedure specifiche per decidere sulla ammissibilità della domanda di protezione internazionale, se il richiedente non ha documenti e proviene da un Paese sicuro». In secondo luogo, la direttiva europea «stabilisce alternativamente il trattenimento o il pagamento di una cauzione», e per questo motivo «non vi è ragione per disapplicare i decreti del questore che fissano l’uno o l’altro». In terzo luogo, la direttiva «contempla la possibilità che il richiedente sia spostato in zona differente da quella di ingresso». Ed infine, «in caso di provenienza del migrante da un Paese qualificato “sicuro” deve essere il richiedente a dimostrare che, nella specifica situazione, il Paese non sia sicuro, senza improprie presunzioni da parte del giudice». Fra i giudici della Cassazione che è chiamata ora a dare la corretta interpretazione del decreto del governo vi è il giudice Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione nazionale magistrati ed esponente di punta delle toghe di sinistra, in questi giorni fra i più accesi “sostenitori” della giudice catanese, oggetto a suo dire, di violenti “attacchi” da parte dell’esecutivo.

Il magistrato lo scorso fine settimana durante l’Assemblea del sindacato delle toghe era arrivato a scagliarsi contro i colleghi di Magistratura indipendente che non avevano voluto prendere posizione contro il governo e quindi ritornare agli anni ruggenti dello scontro fra toghe e politica. Le toghe di sinistra erano arrivate addirittura ad ipotizzare che si stesse saldando un asse tra questo gruppo associativo e la maggioranza di governo. «Quale la contropartita? I voti dei laici di centrodestra necessari a monopolizzare le nomine dell'autogoverno in cambio della tacitazione della magistratura e della Anm portata in dote da Mi?», avevano scritto in una nota i togati di sinistra. «Si vorrebbe- aggiunsero - una magistratura silenziosa e prona alle linee culturali della maggioranza, ottenuta anche a costo di rinunciare alla funzione di interpretazione delle leggi. Un associazionismo silente o comunque diviso che sacrifica i magistrati che rendono provvedimenti sgraditi lasciandoli esposti al dileggio pubblico e prolungato per settimane e ad una indecente attività di dossieraggio che ne attinge la sfera più privata».

Si dà il caso, però, che un paio di giorni dopo questo comunicato di fuoco, Santalucia è stato promosso all’unanimità, dunque con i voti dei colleghi ‘filogovernativi' di Mi e dei tanto vituperati laici di destra, presidente di sezione proprio in Cassazione. Un incarico prestigiosissimo che consentirà a Santalucia, vista la sue età, di aspirare a diventare in futuro il primo presidente della Corte, considerando anche i precedenti di carriera, come essere stato capo dell’Ufficio legislativo del ministro della Giustizia Andrea Orlando (Pd). Chissà se Santalucia rinuncerà alla nomina o cambierà opinione sul governo.

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