Forza Italia: sapete quanti soldi vuole? Perché hanno massacrato la Rossi

1-È la cassaforte degli azzurri. Ma il suo colore ormai è rosso fisso. Forza Italia deve pagare ancora più di 6 milioni di euro di fatture scadute presentate dai fornitori 2- Forza Italia, vertice Toti-Confalonieri sul futuro del partito

Maria Rosaria Rossi

Libero di Franco Bechis 18.6.2016

1-È la cassaforte degli azzurri. Ma il suo colore ormai è rosso fisso. Forza Italia deve pagare ancora più di 6 milioni di euro di fatture scadute presentate dai fornitori, e per la prima volta nella sua storia queste non sono più coperte dalle garanzie personali e dalle fidejussioni di Silvio Berlusconi. Non perché il fondatore sia diventato meno generoso di un tempo: è la legge a vietargli ogni aiuto alla sua creatura politica. Il contributo massimo che può dare ammonta a 100 mila euro. E anche se il Cavaliere ha chiesto la cortesia di analoghi contributi a tutti i membri della sua famiglia (lo hanno fatto i cinque figli e il fratello Paolo) e ai principali collaboratori (da Fedele Confalonieri ad Ennio Doris, da Bruno Ermolli alla Finivest spa), nelle casse del partito sono arrivati per quella via meno di 1,5 milioni di euro. Non bastano, anche se le spese sono state ristrette al minimo dispensabile.

Maria Rosaria Rossi, che oltre a coordinare il partito, ne è anche l’amministratore finanziario, non sa più come pagare una montagna di debiti. Ed è sommersa da pignoramenti dei creditori, siano essi fornitori che dipendenti del partito licenziati: l’ultimo arrivato è esecutivo e secondo indiscrezioni supera il milione di euro. La poveretta ha cercato solidarietà dai parlamentari azzurri, che per altro non sono stati fin qui grandissimi finanziatori del partito. La richiesta è di mettere mano al portafoglio e versare almeno temporaneamente di fronte alle difficoltà del partito un contributo annuo di 30 mila euro a testa. Significa quasi il 50% della indennità parlamentare netta del 2016. Al partito così arriverebbero 2 milioni e 730 mila euro, che non sarebbero risolutivi ma eviterebbero un bel po’ di battaglie in tribunale. I parlamentari di Forza Italia sono infatti in tutto 91, poco più della metà di quelli che hanno iniziato la legislatura. Oggi ce ne sono ancora 51 alla Camera e 40 al Senato: il risultato delle progressive scissioni, da quella iniziata da Angelino Alfano, a quelle guidate prima da Raffaele Fitto e poi da Denis Verdini. Lo sforzo economico sarebbe notevole: fin qui l’obolo dato al partito dai parlamentari oscillava fra 8.800 e poco più di 10 mila euro l’anno. Qualcuno generosamente versava di più, magari perché grazie agli incarichi parlamentari aveva indennità aggiuntive, ma altri non versavano nemmeno un euro. La media quindi è assai inferiore, e ora c’è bisogno di quadruplicarla. Come è immaginabile, la richiesta della Rossi non ha trovato applausi e grandi festoni né al Senato né alla Camera. Sostanzialmente deputati e senatori hanno fatto capire alla tesoriera di non avere alcuna intenzione di svenarsi per il partito e di ritenere più che generoso il contributo fin qui versato per la sua sopravvivenza.

La Rossi ha tentato allora una seconda strada, quella che punta a coinvolgere gli stessi gruppi parlamentari, che possono contare sul contributo pubblico che Camera e Senato versa loro per il funzionamento. Sono le uniche risorse pubbliche dirette che arrivano in questo momento, ma almeno il 70% sono assorbite dalle spese per il personale. Difficile trovare quei 2,5-3 milioni di euro annui che la Rossi vorrebbe. Così sia Renato Brunetta che Paolo Romani - i due capigruppo- hanno fatto capire alla tesoriera che la strada non sembra percorribile. Lei ha provato ad insistere, percorrendo la stessa proposta in senso contrario: se non è possibile dare al partito parte di quei fondi, si provi almeno a caricare sui bilanci dei gruppi alcune spese fisse e alcune fatture che risultano oggi intestate al partito. Però anche qui la risposta è stata negativa: in entrambi i gruppi sono stati già messi a carico del bilancio interno alcuni dipendenti di Forza Italia che in realtà non lavorano per i gruppi, ma per il partito. Di più non si può. Il ping-pong ha provocato tensioni anche accese, che sono sfociate nell’irrigidimento dell’ultimo ufficio di presidenza di Forza Italia. Lì proprio i capigruppo hanno chiesto di stralciare dall’approvazione dei conti 2015 la relazione di accompagnamento della Rossi con le sue proposte non condivise sul 2016. Lo scontro è solo rimandato.

di Franco Bechis

@FrancoBechis

2- Forza Italia, vertice Toti-Confalonieri sul futuro del partito

Forza Italia, vertice Toti-Confalonieri sul futuro del partito

Il nodo, con Berlusconi ora in ospedale e poi non operativo probabilmente per tutta l'estate, è arrivato al pettine. Anche perchè in ottobre si giocherà la partita decisiva del referendum e gli azzurri vogliono arrivarci con un assetto di partito quantomeno chiaro. Di questo hanno parlato ieri a pranzo Giovanni Toti e Fedele Confalonieri, che in queste giornate di emergenza-Cav ha avuto un ruolo anche politico crescente.

Il numero uno di Mediaset, scrive il Corriere della Sera, sarebbe favorevole all'ipotesi di un Berlusconi "re costituzionale" che lascia ai suoi sudditi la possibilità di darsi una organizzazione da partito "normale" eleggendo un segretario. In questa direzione va anche l'ipotesi di primarie interne al partito, che avrebbero lo scopo di evitare il sorgere di un altro "papa nero" come è accaduto nel caso-Marchini per le comunali di Roma. Cioè evitare l'ipotesi che il Cav si stufi delle riottosità interne e scelga di cedere il bastone del comando a un "esterno".

C'è poi il caso-Rossi ad agitare le acque vicinissime al leader di Forza Italia: da tanti azzurri , scrive sempre il quotidiano di via Solferino, il suo ruolo non è più accettabile. Ma il problema è chi potrebbe sostituirla nel potere di firma che, in quanto amministratrice del partito, ha avuto in questi ultimi anni. Per il ruolo si parla di un rientro di Gianni Letta, o di Niccolò Ghedini, sempre molto addentro agli affari del Cav e del partito. Ma è ipotizzabile che sia proprio lo stesso Berlusconi, una volta terminata la riabilitazione e la ripresa dall'intervento al cuore, a riprendersi tutto in mano direttamente.

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata