I godimenti del ballottaggio. Meraviglie di un sistema elettorale che impone il bipolarismo

Quale che sia l'esito delle urne che conosceremo lunedì, il bello del doppio turno è che costringe a cestinare il metodo Zagrebelsky

di Claudio Cerasa | 18 Giugno 2016 ore 06:18 Foglio

Si può essere indifferentemente sostenitori di un partito oppure di un altro e si può sognare al ballottaggio di domenica un nome a caso tra Parisi e Sala, Fassino e Appendino, Lettieri e De Magistris, Giachetti e Raggi, Merola e Borgonzoni. Ma alla fine il punto non cambia. E quale che sia la fede politica di ognuno di noi, quando ci si ritrova di fronte a un ballottaggio non si può che sorridere di gusto ragionando sulle meraviglie di un sistema elettorale – il doppio turno, o yes – che a prescindere dal risultato finale già oggi ci consegna un risultato mica male: un grande ciaone alla retorica della frammentazione, alla vocazione minoritaria, alla dittatura dei partitini e alle tentazioni proporzionalistiche; e uno speculare trionfo della cultura di governo, del principio di realtà, della logica del bipolarismo e delle alleanze tra quegli elettori che in un modo o in un altro, grazie al ballottaggio, sono costretti a scegliere se stare di qua o di là.

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L’altra formidabile caratteristica del ballottaggio è che quando si arriva al dunque, al secondo turno, ci si accorge in modo quasi naturale che l’unico modo per avere un contrappeso alle egemonie politiche dominanti (Renzi) non è quello di invocare (modello Settis-Montanari-Zagrebelsky-Rodotà-D’Alema) una deriva autoritaria ma è quello di costruire un’opposizione che sappia semplicemente essere un’alternativa di governo. I ballottaggi, da questo punto di vista, aiutano a rottamare il partito dei Settis e degli Zagrebelsky ma prima di pensare che il doppio turno di domenica (dio lo benedica) consegnerà la corona dell’alternativa di governo al Movimento 5 stelle ricordatevi un dato: su 121 comuni al ballottaggio, il Movimento 5 stelle è arrivato al secondo turno in 19 comuni, il centrodestra in 54, il centrosinistra 83. Il bello dei ballottaggi è anche questo: se sei la terza forza del paese puoi vincere in alcune città ma alla fine resti sempre la forza numero tre. Olè.

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