Brexit ha avuto almeno un merito: ha azzittito la sinistra del Pd

La logica delle cose vorrebbe che, in un momento così difficile, si costruissero i rapporti di collaborazione con tutte le forze dell'europeismo critico.

Immagine Vincino Il Foglio

 di Sergio Soave ItaliaOggi 29.6.2016 

La Brexit almeno un effetto positivo lo ha prodotto: la sinistra del Pd per un paio di giorni ha smesso di emettere dichiarazioni bellicose e impotenti. Il governo italiano, insieme a quelli degli altri grandi paesi europei, è impegnato a cercare una via d'uscita (si spera in avanti) alla crisi dell'Unione, e su questi temi cruciali Pier Luigi Bersani non sembra abbia un granché da dire. La tregua, però, è destinata a durare poco. La logica delle cose vorrebbe che, in un momento così difficile, si costruissero i rapporti di collaborazione con tutte le forze dell'europeismo critico.

Renzi lo ha accennato nel suo discorso parlamentare, che fa appello alle «grandi famiglie europee» cioè al partito popolare e a quello socialista, il che postula una ripresa di contatti con Forza Italia. È esattamente il contrario dell'arroccamento a sinistra richiesto dalla minoranza democratica. Così è facile pronosticare che quando si riunirà la direzione del Pd ricomincerà la rissa interna, evocata dalla dichiarazione di Roberto Speranza che rifiuta la disciplina parlamentare anche in caso di voti di fiducia.

Ma che cosa vogliono davvero gli esponenti di quest'area? Una parte, punta a far cadere il governo in qualche incidente parlamentare, per poi arrivare a un esecutivo istituzionale di emergenza, magari segnato dalla figura paragiustizialista del presidente del Senato. Questa posizione però non sembra prevalente. Quello che vogliono gli altri è solo una correzione della legge elettorale che abolisca i capilista non sottoposti al voto di preferenza, in modo da poter realizzare una autonomia politica della loro corrente, che diventerebbe un vero e proprio partito nel partito. È questa la condizione per approvare la riforma costituzionale, il che dimostra che nella loro visione prevale un interesse di corrente su quello del rinnovamento delle istituzioni.

Renzi dovrà reagire, forse sentendosi rafforzato dalla tendenza che si è affermata nelle elezioni spagnole a una reazione contro i nuovi partiti, probabilmente favorita dal clima di preoccupazione determinato dal referendum britannico. Il suo spazio di manovra, però, resta modesto, anche perché, con una certa abilità, il Movimento 5 Stelle si sta smarcando dall'originaria opzione antieuropea e punta a occupare uno spazio centrale senza farsi schiacciare sull'estrema sinistra come ha fatto invece Podemos. Anche per non restare chiuso nella tenaglia ha bisogno di un dialogo con i moderati, al di là dell'apporto di Ala, ma questo richiede uno sforzo di fantasia e una capacità di dare concretezza alla prospettiva eurocritica, che per ora rappresenta solo una opzione di principio.

Categoria Italia

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