Tirarsela alla Mostra del Lido

Vampire in chador, anacronismi e cadenze milanesi da tutelare. Bilancio di metà Mostra

Il cast di "Frantz" alla Mostra del cinema di Venezia (foto LaPresse)

di Mariarosa Mancuso e di Anselma Dell'Olio | 06 Settembre 2016 ore 19:56

THE BAD BATCH di Ana Lily Armipour (concorso)

Tirarsela 1. Girare 97 minuti in bianco e nero con una vampira in chador (la regista è iraniana della diaspora Usa). Essere paragonata a Quentin Tarantino. Fare un secondo film di due ore – titolo “Il lotto difettoso” – a colori e con Jason Momoa, fascinoso e colossale Khal Drogo in “Game Of Thrones”. Dimostrare che l’apocalisse con spazzatura e cannibali ha sempre il suo fascino. Dimenticarsi del montaggio, cresce almeno mezz’ora di deserto che muore.

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 UNE VIE di Stéphane Brizé (concorso)

Tirarsela 2. Far vincere a Vincent Lindon, con “La legge del mercato”, il premio come migliore attore a Cannes 2015 – il film era sui disoccupati ma molto bello, altro che Ken Loach. Scomodare Guy De Maupassant, rendergli il peggior servizio possibile. Protagonista antipatica. Formato quasi quadrato come nel cinema che fu e macchina a mano come usa adesso (quindi: teste tagliate e braccia fuori inquadratura). Tempi lentissimi. Anacronismi nei dialoghi (è la Normandia, prima metà dell’800). Tra corna e debiti piantano l’insalata. 

FRANTZ di François Ozon (concorso)

 

Tirarsela 3. Sono francese, un film davvero pacifista sulla Grande Guerra lo devo girare dalla parte dei tedeschi. Fatto, in bianco e nero che ogni tanto si colora (quando i cuoricini palpitano). Budget stratosferico – ogni mezzo di trasporto viene inquadrato, con controllore o vetturino, bastava scrivere “Parigi” o mostrare la Tour Eiffel. Lacrime e applausi (ma a Cannes non lo hanno voluto).

FRANCA: CHAOS AND CREATION di Francesco Carrozzini (Cinema nel giardino)

Poteva essere un tremendo vanity movie – figlio fotografo che gira un documentario sulla mamma Franca Sozzani. Togliendo le domande (inutili, nel montaggio delle interviste) resta una signora che non dice sciocchezze, con una cadenza milanese ormai da proteggere come il panda. Sfilano le copertine di Vogue e pensiamo: che bello quando era la moda a copiare il cinema. Adesso è il contrario, e vengono fuori film da sbadiglio come “Personal Shopper” di Olivier Assayas o “The Neon Demon” di Nicholas Winding Refn.

Mariarosa Mancuso

Arrivati a metà Mostra, ecco i film graditi ai foglianti: “Piuma” (e un sonoro vaffa a chi lo insulta perché la risata non sta bene in un festival; ma vergognatevi voi, seriosi stuffed shirts che non siete altro). “La La Land”, “El ciudadano ilustre”, “Animali notturni” (Venezia73), “Through The Wall” (di Rama Burshtein, autrice di “La sposa promessa”, che volevamo Leone d’oro nel 2012), “Il re dei belgi” (Orizzonti), “Franca: Chaos & Creation”, “The Net” (Cinema nel giardino); cagnetta e bipede maschio apprezzano “Frantz” di François Ozon (Venezia73). Saranno i tre calici di prosecco a pranzo ma “Il cubo rosso” (la nuova Sala giardino) sorto sul cimitero dell’amianto e il prato intorno ammobiliato con comodi cuscini e poltrone in mezzo al verde, danno un tocco estetico di campus universitario americano assai gradevole alla zona cinema. Conferenza stampa per “Tommaso” di Kim Rossi Stewart (pantaloni beige, t-shirt bianca, giacca blu) su un attore che tratta a schifìo le fidanzate. Presenti Paolo Del Brocco, Carlo Brancaleoni (Raicinema) Carlo Degli Esposti (Palomar) Cristiana Capotondi e l’attrice emergente Camilla Diana, che da sola vale il biglietto. Esce giovedì 8. Il regista, “non è autobiografismo ma un percorso introspettivo”. If you say so, Kim. Al terzo piano del Casinò, rituale pranzo (a base di pesce, cucina e vini ottimi) con i giornalisti del pres. Baratta e il dir. artistico Barbera. Qualcuno chiede con tono di sfida: “La dirigenza era stata tentata di escludere del tutto i film italiani this year?”. Domanda respinta con garbato sdegno torinese. Provocazione n. 2: “Si dispiace quando legge le critiche negative?”. Barbera: “Tutti i miei colleghi concordano che è inutile farsi il sangue amaro durante il festival, si leggono dopo”. Provocazione n. 3: “Previsioni sulla vittoria?”. Barbera, secco: “Esercizio ancora più inutile del precedente”. Ultima provocazione al direttore. “Libération scrive che alla Mostra ci sono troppi film cruenti”. La riposta erano le reazioni ilari dei critici, rotti da sempre a scene estreme nei film da festival: ganci nella vagina, squartamenti, cannibalismo e tutti i film di Lars von Trier. La cagnetta: “Ma a Libération sono matti?” La bipede: “No, sono giornalisti”.

Categoria Italia

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