Riforma costituzionale, il meglio del possibile

La riforma costituzionale Boschi-Renzi non spunta dal nulla, ma è il frutto di tentativi che risalgono addirittura al 1948, con l'istituzione dei primi comitati di studio per superare il bicameralismo perfetto

 di Marino Longoni  ItaliaOggi 21.9.2016

La riforma costituzionale Boschi-Renzi non spunta dal nulla, ma è il frutto di tentativi che risalgono addirittura al 1948, con l'istituzione dei primi comitati di studio per superare il bicameralismo perfetto. Da allora si sono succeduti numerosi tentativi, l'ultimo dei quali, la cosiddetta devoluzione approvata dal centrodestra, fu bocciata dal referendum del 2006. Ma anche questa volta non mancano contraddizioni e disposizioni singolari.

L'attuale articolo 70 della Costituzione è di 9 parole: «La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due camere». Stop.

Con la riforma diventerebbe di 438 parole. In alcuni casi le leggi saranno approvate in modo paritario da camera e senato, in altri casi solo dalla camera. Ma il senato può sempre chiedere di esaminare i testi approvati da Montecitorio e proporre modifiche, che dovranno essere accolte o respinte dalla camera, in alcuni casi a maggioranza assoluta. Altre volte l'esame da parte di palazzo Madama non è facoltativo ma obbligatorio. Il rischio di conflitti è inevitabile.

La riforma cerca di mettere ordine nelle competenze legislative di stato e regioni, abolendo le materie a competenza concorrente e introducendo il principio di supremazia in base al quale il parlamento può intervenire anche su materie non di sua competenza per tutelare l'unità giuridica o economica del paese. Ma queste regole non valgono nei confronti delle regioni e province autonome, che mantengono privilegi anacronistici. Il ruolo del senato come camera delle autonomie è in contraddizione sia con il divieto di mandato imperativo sia con la presenza dei senatori a vita.

Sarebbe stato più semplice e coerente abolire il senato.Ma la politica è l'arte del possibile. Evidentemente più di così non si è potuto fare.

D'altra parte anche chi critica questa riforma non è senza contraddizioni: il centrodestra nel 2006 aveva votato il cosiddetto premierato che disegnava un bicameralismo imperfetto, un rafforzamento dell'esecutivo ben più incisivo di quello attuale (e prima della rottura del patto del Nazareno aveva votato due volte la Boschi-Renzi), ma ora lamenta l'eccessivo rafforzamento del ruolo del governo. Lo stesso succede a sinistra, dove il «no» alla riforma è solo un tentativo di affondare l'odiato Renzi.

Categoria Italia

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