Col Pd ormai morto ecco cosa si può chiedere a D'Alema

Sabato 28 gennaio si riunisce con quelli del “No”. Ma senza una proposta politica seria che crei appartenza e indichi la via per una nuova idea di società, la sua sarà solo una mossa elettorale.

PEPPINO CALDAROLA, LETTERA43 27.1.2017

Sabato 28 gennaio Massimo D’Alema ha deciso di riunire quelli del “No”. Ma non solo. Ha allargato l’invito a tutti coloro che sono alternativi a Matteo Renzi e che immaginano un Pd senza l'attuale segretario al comando o senza Renzi sic e simpliciter. Quello che verrà fuori da quest’incontro lo capiremo un minuto dopo la sua conclusione. Quello che può capitare possiamo provare ad immaginarcelo.

IL PD ORMAI È FINITO COME PROGETTO.Lo stato dell’opera dice che, ci sia o no la scissione, il Pd è ormai finito. Finito come progetto. Morto con lui, l’Ulivo e ogni altra versione del centrosinistra senza il trattino. È stata (l’Ulivo/Pd) una grande idea politica le cui basi erano fragili per l’inadeguatezza della classe dirigente e perché fondate su una “ideologia” dello sviluppo che il 2008 ha spazzato via. Non bisogna fare i moralisti, soprattutto in tema di strategie politiche.

IL 1989 ANNO DEL CAMBIAMENTO.La fine (cruenta per via dell’assassinio di Aldo Moro) del compromesso storico portò a idee di puro potere, al Preambolo e al pentapartito da un lato, alla chiusura a riccio dei comunisti dall'altro. I limiti speculari di Enrico Berlinguer e Bettino Craxi sono in quel passaggio. Solo un evento di portata storica come l’89 liberò le forze del Pci e creò una situazione nuova da cui nacque tutto il resto. Compresa l’altra grande idea politica di quella stagione, cioè la “nuova destra” (con vari nomi e sigle) inventata da Silvio Berlusconi.

A sinistra l’illusione che Renzi fosse un talento da allenare bene si è rivelata infondata

È finito tutto, ma proprio tutto. È finito per ragioni oggettive: perché il cambiamento del mondo ha reso meno nascosto il difficile rapporto fra “questo capitale finanziario” e la democrazia e sta mettendo in discussione, nel bene e nel male, la stagione della globalizzazione, uccidendo l’Europa. È finito tutto, anche per ragioni soggettive, perché la classe dirigente mondiale è fatta da “personaggetti”, gli eventi potranno dare loro spessore ma sono piccoli uomini e piccole donne. Tranne forse solo la signora di Berlino.

RENZI? NON È UN TALENTO. In questo quadro in Italia siamo alla ricerca di un’idea. C’è una idea cosiddetta populista che punta le sue carte sull’uscita dall’euro, su un’economia piccola-piccola, su un aggressivo nuovo gruppo di potere non selezionato per meriti e capacità (modello Raggi o Salvini, per intenderci). A sinistra l’illusione che Renzi fosse un talento da allenare bene si è rivelata infondata. Non è un talento, non lo migliorerà alcun allenatore. Vuole la palla solo per sé, ed è del tutto indifferente alle cose del Paese. Mai si era visto un leader che nutre così grandi ambizioni personali legandole a piccole ambizioni per l'Italia. Convivere in un partito ancora a guida renziana sta diventando difficile.

D'ALEMA DOVE STA ANDANDO?Ma D’Alema & company non se la possono cavare con un'adunata. D’Alema ha fatto tante autocritiche, probabilmente tutte inutili, comprese quelle dell’intervista con me diventata libro. Una sola avrebbe dovuto fare e non vuole fare. Un ex comunista non diventa liberale, non per ragioni genetiche ma perché incontra un mondo che è diverso da come se l’era immaginato da comunista. È vero che il leader cinese ha scoperto il libero mercato e la globalizzazione, ma lui deve difendere una economia e uno Stato. Un ex comunista inventa il socialismo dei democratici. Se D’Alema & company non trovano la strada delle riforme possibili, quelle che cambiano l’assetto della società, del potere, che creano nuova appartenenza e anche nuovi avversari, l’operazione del “No” sarà puramente elettorale.

Categoria Italia

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