E’ tornata la democrazia parlamentare (sveglia!) e ora è tutta un’altra storia

Guida a un nuovo mondo. Il passato che torna, si tratta solo di studiarlo, capirlo, analizzarlo, per provare a comprendere quali sono gli ingredienti del nuovo e spassoso minestrone politico

di Claudio Cerasa 27 Gennaio 2017 alle 05:45 Foglio

Commenti 6

Perdete pure tempo a sognare una meravigliosa e spassosa legislatura sul modello Plasmon tirata su per le orecchie solo per armonizzare – o meglio o-mo-ge-ne-iz-za-re – la legge elettorale (fantastica) uscita fuori dalla mente dei giudici della Consulta. Perdete pure tempo a sognare che questo Parlamento, dopo la botta del referendum costituzionale, che ha bocciato senza appello qualsiasi sogno maggioritario (di-ci-an-no-ve-mi-li-o-ni-di-no), possa offrire al paese qualcosa di diverso dalla legge proporzionale disegnata dai giudici costituzionali. Perdete pure tempo a immaginare “un percorso ordinato” (di che?) e ad allarmare gli elettori sulle pericolose “fughe in avanti” (avanti non si va, tranquilli). Appena il notista collettivo avrà finito con i suoi piacevoli onanismi politici consigliamo di aprire gli occhi e guardare il nuovo mondo non per quello che sarebbe, per dirla alla Gigino Di Maio, ma per quello che è.

Nonostante l’ottimismo di Renzi (“Il futuro, prima o poi, torna”), il mix prodotto dal No al referendum e dalla sentenza della Corte ha certificato che oggi non c’è più storia, anzi è tutta un’altra storia, e se c’è uno slogan che andrebbe utilizzato in questa nuova e pazzesca fase politica è che il futuro prima o poi tornerà, ne siamo certi, ma al momento è tornato il passato, e chiunque provi a rimettere la politica nel tubetto come se fosse un dentifricio verrà travolto da una fitta pioggia di pernacchie. E’ un cambiamento pazzesco, è una rivoluzione copernicana direbbe Achille Occhetto, e non si tratta di farselo piacere o no, il passato che torna, si tratta solo di studiarlo, capirlo, analizzarlo, per provare a comprendere quali sono gli ingredienti del nuovo e spassoso minestrone politico. Pensavate che il vero vincitore del referendum costituzionale fosse Beppe Grillo o Matteo Salvini e invece no: il vero vincitore del referendum coincide con il profilo del nostro amico Pomicino e il ritorno violento, tosto e poderoso della democrazia parlamentare, back to the future, oh yes, fissa sul terreno di gioco alcune coordinate che è bene tenere a mente.

Intestardirsi con la modalità Plasmon è perfettamente inutile: prima delle prossime elezioni non ci sarà una rinascita del sistema maggioritario, ma ci sarà un trionfo del sistema proporzionale, e nessuno ci può fare nulla.

Gli anti casta (Grillo e compagnia) hanno prodotto il massimo del trionfo della casta (la democrazia parlamentare) e così quando si andrà alle urne il risultato sarà evidente e si sorriderà molto: il popolo non inciderà più neppure indirettamente sulla scelta del presidente del Consiglio e tutti noi andremo a scegliere, quando si voterà, non la persona che andrà a formare il governo (ciaone sindaco d’Italia) ma le persone che andranno a comporre le camere di Aula e Senato – e come ai tempi magici di Pomicino saranno loro a decidere a chi affidare il compito di guidare il governo, secondo meravigliose alchimie di palazzo. Non esiste più il candidato premier, al massimo può esistere un suo simulacro.

A Palazzo Chigi è più tempo per un Gentiloni che per un Renzi o un Berlusconi. Per questo bisogna adeguarsi al nuovo corso dove l’algebra è infinitamente più importante del carisma e dove anche i leader carismatici non possono che decidere il futuro del proprio partito più in piccoli caminetti che al Lingotto, più in riunioni segrete che in viaggi in camper. La Consulta ha semplicemente fatto il suo dovere e certificato ciò che già aveva anticipato l’esito del referendum. Non c’è nulla di più lineare in una democrazia parlamentare governata dalle oscure burocrazie parruccone che andare al voto con un sistema proporzionale scelto da uno dei simboli della democrazia rappresentativa: la Corte.

Nessuno protesta, tranne timidamente Berlusconi, perché tutti sanno che non c’è alternativa alla nuova epoca. Renzi sa che il suo destino è più al Nazareno che a Chigi e per questo in mancanza di un progetto per ricostruire il Pd è interessato a capitalizzare il prima possibile ciò che il suo vecchio Pd potrebbe raccogliere alle urne. Berlusconi sa che il destino di Forza Italia è incrociare nuovamente il Pd e ci viene da dare un bacino forte a tutti quelli che a sinistra e a destra hanno votato no al referendum costituzionale per non far nascere il Partito della nazione e che ora per i prossimi cinque anni dovranno probabilmente fare i conti con un Governo della nazione (Renzi+Berlusconi). Grillo sa che il destino del 5 stelle non è governare (abbiamo visto la Raggi, va bene così, grazie) e per questo prima bombarda l’unica riforma che avrebbe garantito al 5 stelle di governare (monocameralismo con ballottaggio) e poi elogia l’unico sistema che impedirà al 5 stelle di governare (se sei un partito che non fa coalizioni ed esulti per un sistema che permetterà di fare governi solo attraverso le coalizioni vuol dire che stai dicendo che preferisci che i congiuntivi di Di Maio e i diari di Dibba restino all’opposizione a vita).

Votare subito significa non prendersi in giro e accettare un destino (Pomicino, arriviamo) che è conseguenza naturale della vittoria del no. Lo sa anche il saggio Mattarella che ieri ha fatto capire (via Huffington) che il governo Plasmon non è necessario: ora è tutto in ordine, tutto fila, si può votare.

 Il futuro, prima o poi, torna, e non vediamo l’ora che ci sia un futuro diverso. Ma nell’attesa, oggi è il passato che torna e non è detto che non sia possibile divertirsi da pazzi. Andiamo a votare (non si sa se a comandare). Con un’avvertenza: chi ha votato per il no al referendum e si meraviglia per una democrazia parlamentare dove vive il proporzionale è pregato di richiamare più tardi, grazie.

Categoria Italia

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Carlo.bolsi

27 Gennaio 2017 - 13:01

La bocciatura della riforma non c’entra nulla col maggioritario che così come è stato scritto presentava elementi di incostituzionalità. Due problemi diversi. Per inciso se l’italicum fosse stato la fotocopia del sistema in vigore per eleggere i sindaci oggi avremmo un vero maggioritario. Ma era troppo maggioritario, diciamo la verità. C’è poco da svegliarsi i giudici hanno deciso per il proporzionale e il parlamento accetta volentieri l’imposizione. In sostanza il voto esprime una rappresentanza, che a sua volta demanda a un altro organo la conduzione. Se col maggioritario porcellum o mattarellum c’era una illusione che il voto avesse valore, oggi è chiaro che non serve votare. In attesa dei colonnelli di stampo turco che riportino qualche valore al potere io mi astengo da qualunque preferenza, peraltro inutile. Il sogno dei cespugli d’ogni tendenza s’è finalmente realizzato con l’avvallo di partiti (five stars compresi) e giudici. Buon divertimento.

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Rispondigiantrombetta

27 Gennaio 2017 - 11:11

Caro direttore, e' possibile che mai si chieda se tanto valeva che Renzi in luogo di una riforma costituzionale tanto confusa , complicata e pasticciata ( pur dentro a qualche cosa di chiaro e serio) non proponesse una repubblica presidenziale semplice e chiara, con conseguente omogenea legge elettorale maggioritaria coerente, ballottaggio incluso? Ora pare che pure i sondaggi confermino che gli italiani vogliono un uomo solo al comando. Naturalmente una nuova repubblica presidenziale non avrebbe potuto nascere che da un accordo Renzi-Berlusconi, confermatosi presidenzialista anche su Foglio di oggi. Meglio rischiar di perdere proponendo scelte chiare e radicali che impantanarsi e perdere nella confusione che genera altra confusione. Vedi i fronti in campo nel referendum e nel post referendum, con la acquiscente sottomissione del legislatore alla Somma Magistratura di controllo costituzionale. Prima riformi la costituzione e poi vari una legge elettorale coerente con essa.

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Rispondifabrizioguarniera

27 Gennaio 2017 - 13:01

Buongiorno, temo che chi si è opposto alle riforme renziane (tutti i partiti e tutto l'estabilishment) lo abbia fatto in maniera puramente strumentale. Ci si sarebbe opposti a qualsiasi cosa (presidenzialismo, semi-presidenzialismo, schiaffo del soldato...). Il vero obiettivo era abbattere il tiranno di turno e continuare a vivere "serenamente" nella palude...

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Rispondilorenzo_toccolorenzo_tocco

27 Gennaio 2017 - 11:11

Solo il 10 gennaio il direttore scriveva una articolo dal titolo "Buone ragioni per non votare subito". Ora invece è diventato paladino del voto. Qual è la linea, please? Ho votato no al referendum e non devo né voglio essere perdonato, anzi forse ci starebbe pure un ringraziamento, perché ho contribuito ad affossare una pessima riforma e, probabilmente, ad impedire a Grillo di vincere le elezioni col ballottaggio

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27 Gennaio 2017 - 13:01

Dal 10 al 27 c'è stata, semplicemente, la Consulta.

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Rispondimauro

27 Gennaio 2017 - 10:10

Chi ha votato "no" va cristianamente perdonato perchè non sapeva quel che si faceva. ma non la pattuglia di consapevoli fruitori del ritorno al passato, che avevano fatto i loro conti . Tra questi i nostalgici del bel tempo della DC in cui il comunismo aveva le stesse chances che ha ora il grillismo, o proconsoli della sinistra magari con indosso una toga ideale, come Emiliano; tutti, va da sè, uomini d'onore. E, non mi stancherò mai di ripeterlo, Berlusconi, che manipolando gli italiani babbioni quanto bastava che gli sono rimasti fedeli, ha avuto la sua vendetta su quelli che lo avevano abbandonato o sempre contestato, tirandogli statuette in faccia e umiliandolo col fargli lavare le padelle dell'ospizio. Del resto, ha avuto in Platone, che aveva rischiato di finire in schiavitù per il suo ideale, e che si è vendicato con il lascito della sua "Repubblica" suggerendo a chi l'ha seguito come Karl Marx, soluzioni raccapricianti per l'umanità, un illustre precedente

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