La questione del patrimonio e il ruolo delle Fondazioni nella possibile scissione del Pd

Mauro Roda, presidente della Fondazione2000 a Bologna, una delle più importante ‘casseforti’ che custodiscono il patrimonio ex Ds: la strada delle mani libere proposta da D’Alema, ha commentato, giocando con il nome del movimento lanciato dall’ex leader Ds, potrebbe avere «consenso in Emilia Romagna».

05/02/2017 alle ore 11:26 ALESSANDRO DI MATTEO, La Stampa

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Si dice che il destino possa essere nascosto nei nomi che ci vengono dati, di sicuro in questo caso pare scritto almeno nella toponomastica. Via Sebino, a Roma, alle spalle di piazza Verbano, zona di destra, a cavallo tra i Parioli e il quartiere Africano: è la sede dell’Associazione Enrico Berlinguer, di fatto la casa-madre delle 68 fondazioni create dai Ds per mettere al riparo l’ingente patrimonio immobiliare del partito al momento della confluenza nel Pd. Si sa che ormai nei matrimoni la regola è la separazione dei beni, e così hanno fatto anche Ds e Margherita quando hanno deciso di mettersi insieme nel Pd.

 Nel caso dei Ds, migliaia di immobili, in tutta Italia che più volte, invano, anche Matteo Renzi ha provato a rivendicare. Una “dote” enorme, si parla di centinaia di milioni se non uno-due miliardi, anche se una stima ufficiale non esiste. Un patrimonio che in questi giorni di scissioni minacciate torna ad essere oggetto di attenzioni, perché potrebbe tornare utile per il nuovo partito della sinistra e che potrebbe diventare oggetto di una guerra di carte bollate tra Pd e gli ex Ds tentati da Massimo D’Alema.

Il destino segnato, si diceva. Via Sebino, infatti, è il luogo di una storica sezione del Pci a Roma, quella in cui Ettore Scola ambientò il suo ‘Mario, Maria e Mario’, un film che voleva essere una metafora della sofferta trasformazione del Pci in Pds e della divisione della ‘base’. E’, appunto, la storia di una separazione: i protagonisti, marito e moglie, entrambi militanti Pci, sono divisi: lui con Occhetto, lei con chi contrasta la svolta. Lei si innamora di un altro Mario, pure lui contro il cambiamento del nome del partito, e finisce per separarsi dal marito, il primo ‘Mario’.

Ora di separazione si parla in casa Pd e a sollevare la questione del patrimonio immobiliare non è stato uno qualunque. Dopo il «liberi tutti» pronunciato da D’Alema, qualche giorno fa si è fatto sentire Mauro Roda, presidente della Fondazione2000 a Bologna, una delle più importante ‘casseforti’ che custodiscono il patrimonio ex Ds: la strada delle mani libere proposta da D’Alema, ha commentato, giocando con il nome del movimento lanciato dall’ex leader Ds, potrebbe avere «consenso in Emilia Romagna». Subito è scoppiato il dibattito: cosa ne sarebbe del patrimonio delle fondazioni Ds, quegli immobili nei quali spesso il Pd è ospite pagante, come ha ricordato più volte Ugo Sposetti?

Le fondazioni sono giuridicamente autonome ma coordinate appunto dalla Associazione Enrico Berlinguer e proprio Sposetti è uno degli uomini-chiave della vicenda. L’ex tesoriere Ds è ancora oggi il rappresentate legale della Quercia, è lui che nei mesi scorsi minacciava di sfrattare i circoli Pd dagli immobili Ds in caso di mancato pagamento degli affitti. Incrociato alla Camera in questi giorni non aveva troppa voglia di parlare del problema: «Non ho niente da dire. Non succederà niente, tanti possono avere idee. Ma noi abbiamo il codice civile come guida». Raccontano che Sposetti abbia assicurato nei giorni scorsi che, anche in caso di fuoriuscite a sinistra, il patrimonio ex Ds non potrà essere usato per sostenere l’operazione.

Una rassicurazione che, però, non deve essere bastata al partito. Anche perché c’è il timore che qualche fondazione possa rivendicare la propria autonomia, in caso di nascita di un nuovo partito a sinistra. E proprio D’Alema ha toccato il tasto delle risorse economiche, lanciando “Consenso”: i comitati, ha esortato, raccolgano fondi per esser «pronti a ogni evenienza», i soldi servono per fare politica. 

Ecco allora che il vertice Pd ha già messo al lavoro gli avvocati per studiare la situazione. Secondo la ricostruzione degli uomini di Renzi al partito, il conferimento dei beni alle fondazioni da parte dei Ds è avvenuto con un atto che definiva la scelta «temporanea». Una sottigliezza per porre comunque un limite alla discrezionalità delle fondazioni alle quali venivano affidati gli immobili. Appigliandosi a questo il Pd sarebbe pronto a contrastare eventuali mire sui beni ex Ds, in caso di scissione, ma a largo del Nazareno non si esclude neanche di prendere l’iniziativa comunque, perché da tempo Renzi si lamenta della separazione dei beni. Nel film di Scola, alla fine, i protagonisti tornano insieme e il divorzio rientra. Chissà se tra i separati in casa del Pd si riuscirà a trovare una ricomposizione senza dover ricorrere agli avvocati.

Categoria Italia

Fox. Insomma da chi andranno e a chi vanno i vari introiti degli affitti ? Le scissioni e i nuovi raggruppamenti costano per poter fare e vivere. O hai i mezzi o che ti fa fare la divisione te li fornisce. Il PSI e fuoriusciti potrebbero testimoniarlo ma anche altri più recenti. 

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