Qualsiasi Tar può disinnescare tutte le decisioni del parlamento

La questione dell'ingovernabilità del parlamento si potrebbe trasformare da pericolo a opportunità. . Il punto non è l'uomo solo o non solo al comando, è il comando, cioè la capacità decisionale del sistema, che va in qualche modo reinventata

 di Sergio Soave, 226.7.2027 da www.italiaoggi.it

Viene sottolineata da molti osservatori la prospettiva di «ingovernabilità» del parlamento nella composizione che, secondo i sondaggi, risulterebbe dall'esito elettorale. Non è una novità: anche quando c'era il bipolarismo e le due coalizioni si avvicinavano alla maggioranza dei voti espressi, le loro tensioni interne poi ne provocavano la crisi parlamentare. Il punto non è l'ingovernabilità del parlamento (che di fatto non è stata risolta nemmeno dalle varie leggi elettorali maggioritarie che si sono susseguite) ma l'ingovernabilità dell'Italia.

Il presidente francese o la premier britannica governano con il consenso esplicito di poco più di un terzo dell'elettorato attivo, quindi con una forte minoranza dell'elettorato potenziale. Però quei sistemi permettono di governare anche in queste condizioni perché il sistema dei contrappesi (che pure esiste anche in quelle democrazie) non è paralizzante come il nostro, dove un qualsiasi Tar può bloccare decisioni assunte dalla rappresentanza nazionale. Se il parlamento che uscirà dalle urne non si occuperà di risolvere il problema della governabilità del paese, e può farlo meglio se è necessario un apporto da parti politiche diverse, la questione dell'ingovernabilità del parlamento si potrebbe trasformare da pericolo a opportunità.

Un governo si trova comunque, magari presentato come tecnico o presidenziale, la fantasia non manca. Il punto è che cosa può fare un governo in Italia e come può, in una fase di diffidenza crescente che si esprime in astensione massiccia o in appoggio a partiti di protesta, trovare il modo di non contrapporre la governabilità formale alla debolezza del mandato di rappresentanza. È su questo nervo scoperto che si esercitano le iniziative che puntano a destabilizzare la democrazia rappresentativa a vantaggio di fumose ipotesi di democrazia «diretta», e si capisce bene diretta da chi.

I vari tentativi di affrontare questa contraddizione con riforme istituzionali sono falliti, non in parlamento, ma nella consultazione referendaria. Questo significa che i meccanismi dell'ingovernabilità, tanto criticati a parole, sono fortemente sostenuti da una frazione prevalente dell'elettorato. Per superare questa condizione paralizzante serve un'intesa ampia, difficile da realizzare ma che l'ingovernabilità del parlamento, cioè l'impossibilità di esercitare l'egemonia solitaria di un partito o anche di una coalizione, può, paradossalmente, favorire. Il punto non è l'uomo solo o non solo al comando, è il comando, cioè la capacità decisionale del sistema, che va in qualche modo reinventata. Questa è la vera sfida della Repubblica, prima seconda o terza che sia.

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata