La popolazione africana: 221 mln nel 1950, 1.250 adesso e 2.800 nel 2050. I dati sono Onu

Il problema dell'esplosione demografica non è solo dell'Africa. Lo è stato, e in modo molto simile, anche per la Cina

 di Pierluigi Magnaschi 26.7.2017 da www.italiaoggi.it

La popolazione africana sta aumentando in maniera esponenziale. I dati che forniremo sono, a scanso di equivoci, quelli ufficiali elaborati dal Dipartimento affari economici e sociali dell'Onu. In base ad essi si apprende che nel 1950 la popolazione africana era di 221 milioni di persone. Adesso, essendo arrivata a 1.250 milioni, vuol dire che essa, nel giro di soli 67 anni, è aumentata del 565%. Ma la crescita non finisce qui. Infatti, sempre in base alla previsioni dell'Onu, la popolazione africana sarà pari a 2.800 milioni di persone nel 2050. Cioè è destinata a più che raddoppiare in poco più di una sola generazione.

Il problema dell'esplosione demografica non è solo dell'Africa. Lo è stato, e in modo molto simile, anche per la Cina. In questo paese infatti il numero delle bocche da sfamare aumentava più che proporzionalmente rispetto all'aumento della produzione, per cui il paese si avvitava in una cronica spirale di sottosviluppo che era incontrastabile se non con una drastica politica anticoncezionale, che ha certo provocato pesanti contraccolpi sociali e antropologici, ma ha anche innescato lo sviluppo economico. Quest'ultimo non solo ha consentito di dare da mangiare a tutti i cinesi, ma ha anche permesso di iniziare un processo che ha reso la Cina, nel giro di pochi decenni, una potenza globale che ormai tallona, in molti settori, gli Stati Uniti d'America.

Senza il drastico controllo delle nascite (su questa relazione concordano tutti gli analisti più seri) la Cina oggi sarebbe ancora un paese sottosviluppato. Lo stesso problema si sta riproponendo oggi anche per l'Africa. L'alluvione di immigrati trova nella crescita demografica incontrollabile una delle spiegazioni, anche se non la sola. Tuttavia la crescita demografica africana rimane ineludibile anche se il Papa, ad esempio, fa finta di non averla presente, visto che nei suoi innumerevoli discorsi non ne ha mai fatto menzione nemmeno per condannarla come ipotesi. E anche i politici occidentali si tengono alla larga da questo problema pur sapendo (e se non lo sanno è peggio per loro) che questo è un nodo del problema che presto saranno chiamati anch'essi a sciogliere.

La ragione principale della pressione migratoria verso l'Europa resta di tipo antropologico e comunicazionale. L'Africa è un continente che sta cercando la sua strada (e in certe aree, non vaste e a macchia di leopardo, l'ha trovata) ma che, in genere, vive in condizioni molto simili a quelle del nostro Medioevo nella zone rurali di allora. Ma i giovani africani, questa volta, rispetto ai loro omologhi italiani del Tredicesimo secolo, vivono sì nella miseria ma hanno il cellulare nelle loro mani per cui, tra il fango della strade e sotto i tetti precari delle loro abitazioni-catapecchie, tengono in mano il mondo dorato di un Occidente descritto (e percepito) come un mondo dove tutti posseggono abitazioni sontuose, auto sportive, champagne a fiumi e donne splendide e quasi svestite e quindi (per la loro percezione) anche disponibili a tutti.

I trafficanti di migranti (una nuova carriera professionale che è in crescita anch'essa esponenziale nei paesi del centro dell'Africa) fanno capire a questi giovani che bastano 3 mila euro (che sono un'enormità per gente che vive in comunità dove un reddito mensile equivalente a 300 euro è una sinecura) che bastano 3 mila euro, dicevo, per arrivare alle coste italiane e da qui afferrare quel mondo, non solo per sé, ma anche per i loro familiari e per i vicini di casa che saranno chiamati a ricongiungersi con i più giovani e i più spavaldi. Ecco perché parenti e vicini non esistano a tassarsi per riuscire a racimolare la somma necessaria per arrivare al Paradiso in terra che non è stato loro descritto, come avveniva in passato, ma che loro tengono in mano con l'iPhone.

In una straordinaria intervista di Giancarlo Perna, pubblicata nei giorni scorsi da la Verità, al novarese Alberto Cicala, documentarista con residenza in Nigeria (un «paese che conosco come le mie tasche», dice) si apprende che «questi giovani abitano in capanne, bevono acqua e fango dai pozzi, vivono tra salmonellosi e malaria. Tutti però hanno i cellulari e guardano di continuo le televisioni satellitari. In primis, quelle italiane. Senza audio perché non capiscono la lingua. Solo immagini: il verde, le belle città, la gente ben vestita. A loro sembra il paradiso. La sera, i giovani, con le strade senza illuminazione, non hanno nulla da fare e si riversano nelle balere. Dei tipi gli ronzano subito intorno chiedendo: ''Hai finito la scuola. Vuoi fare studi migliori? Ti portiamo in Italia dove tutto è gratis, si fa la bella vita e hai il permesso di soggiorno in sei mesi. Ti spiego io come farlo e dillo pure ai tuoi fratelli e sorelle''. Gettata l'esca, il trafficante sa che abboccheranno tutti».

Ecco perché, anziché cincischiare alla ricerca di soluzioni buoniste che non esistono (o di aiuti dai paesi europei che non verranno) bisogna subito bloccare le rotte e gli attracchi, non perché si è feroci e insensibili ma perché, in caso contrario, il tam-tam degli approdi facili e dell'accoglienza infinita, da parte dei paesi dove tutto è gratis, finirà per diventare incontrastabile, creando problemi drammatici e, in definitiva, irrisolvibili, con contraccolpi sociali e politici inimmaginabili che stupisce che i politici non abbiano ancora avvertito.

Ma si sa, loro sono interessati a costruire filastrocche lenitive, narrazioni perditempo o a creare le gambe multiple ai loro partiti, con le liste fuse, apparentate, incollate, divise, in un gioco froebeliano da Monopoli che è allucinante in un momento in cui l'Italia avrebbe bisogno di un disegno strategico o almeno di una prospettiva condivisa. Invece tutto è sbriciolato e occasionale. Convinti, tutti, che il problema si risolverà da solo. Ma non sarà così, purtroppo. Stupisce solo che di questo problema, ribaltando le sue convinzioni precedenti, si sia accorto solo Grillo, non per offrire soluzioni, purtroppo, ma solo per rastrellare più voti. Gli stessi che sta perdendo Renzi.

Pierluigi Magnaschi

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