I calcoli sbagliati degli ex Pd usciti

L'errore di una parte degli ex Pd scissionisti è pensare a un futuro centrosinistra in cui loro sono la sinistra e il Pd è il centro.

 di Carlo Valentini  28.7.2017 da www.italiaoggi.it

L'errore di una parte degli ex Pd scissionisti è pensare a un futuro centrosinistra in cui loro sono la sinistra e il Pd è il centro. Ma Matteo Renzi, come a suo tempo Tony Blair in Inghilterra, non ha alcuna intenzione di farsi spingere in quella direzione, che sarebbe antistorica per il Pd. Del resto anche coloro che in qualche modo si sono proposti come collante, Romano Prodi e Giuliano Pisapia, hanno finito per (quasi) gettare la spugna.

La strategia di costruire un partito di sinistra, Articolo Uno, e di etichettare il Pd come centrista ha il fiato corto perché si basa sull'incomprensione riguardo una svolta necessaria della sinistra (non solo in Italia) che si trova alle prese con mutamenti radicali che vanno dalla profonda trasformazione del mondo del lavoro alle peculiarità della globalizzazione. Renzi, al quale possono certamente essere addebitati molti errori, ha tentato questa svolta, non di trasformare il Pd nella Dc ma di riplasmarlo come una sorta di partito laburista, abbandonando i dogmatismi del passato a favore di un realismo riformista.

Col senno di poi come si fa a sostenere che il Jobs act sia stata una sciagura verso i lavoratori, che le unioni civili abbiano distrutto la famiglia, che i bonus immessi nel sistema siano stati regalìe prive di ritorni per l'economia? Ed è stato opportuno bocciare la riforma costituzionale? Una sinistra moderna non è quella che sburocraticizza e incentiva il lavoro, difende i diritti civili, aiuta le fasce deboli della popolazione, innova la struttura dello stato?

Il nodo è questo. La diatriba non è tra sinistra e centro ma tra sinistra radicale e sostanzialmente immobilista, che un tempo avremmo definito marxista, e sinistra moderna e dinamica che prova a coniugare l'efficienza (imprescindibile nel mercato globale) con gli antidoti all'emarginazione.

Si fatica a comprendere le accuse a Renzi di volere un Pd autosufficiente. Qual è l'apporto che la sinistra radicale è in grado di dare oggi a una coalizione e a un governo col Pd, che non sia un perenne litigio?

Messi da parte i centristi integralisti e la sinistra ultrà, Renzi farebbe bene ad affermare la natura laburista del Pd e a tessere relazioni sia coi centristi propositivi che coi sostenitori di Pisapia dialoganti. In questo modo rifuggirebbe da quell'immagine di uomo (e partito) solo al comando che tanto lo ha danneggiato e che probabilmente lo ri-penalizzerebbe alle prossime elezioni.

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