La politica dello spendi e spandi

E Regione Marche pubblicizza il Gran premio di F1

di Domenico Cacopardo 28.7.2017 da www.italiaoggi.it

Chi ascolta la radio della Rai avrà ascoltato un avviso pubblicitario, in onda prima d'ogni notiziario: «La regione Marche vi invita all'ascolto della radiocronaca del prossimo Gran Premio di Formula 1, in onda domenica prossima.» Non era precisato a quale specifico Gran Premio si riferisse la promozione, talché è facile pensare che si tratti di un avviso generale, azionabile nella settimana precedente ogni manifestazione.

Non si capisce cosa c'entri la regione Marche con i Gran Premi, un'organizzazione miliardaria che non necessita di alcun supporto pubblicitario, visto che produce una montagna di utili.

È evidente, quindi, che la regione Marche ritiene l'investimento (perché di un investimento pubblicitario si tratta) utile a se stessa e al suo territorio: questa specie di suo patrocinio dei Gran Premi dovrebbe nell'illuminato ma inconsapevole visione degli amministratori produrre simpatia e invogliare gli italiani a recarsi sulle spiagge, sulle colline marchigiane, incrementando il già fiorente flusso turistico. Naturalmente, l'operazione costa soldi pubblici, dei cittadini marchigiani e, per li rami, dei cittadini italiani e non produce benefici calcolabili né prima né dopo le trasmissioni radiofoniche. Segnale di un modo di approcciarsi ai bilanci pubblici inaccettabile, anche se si tratta di un piccolo pezzo di un programma più vasto e impegnativo di lancio turistico, col contributo dell'Unione europea.

Pensiamo che il dottor Giuseppe De Rosa, procuratore della Repubblica presso la Corte dei conti di Ancona possa e, forse, debba occuparsene, per valutare l'eventuale danno erariale che questa spesa può avere causato alle finanze regionali. In contemporanea, emerge una notizia che riguarda la «corazzata» Lombardia, impegnata nella celebrazione di un referendum consultivo volto a chiedere alla regione di intraprendere «le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l'attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia». Un modo come un altro per dare un certo seguito all'impegno elettorale del presidente Roberto Maroni di pretendere dallo Stato che il 75% delle tasse versate in Lombardia rimanga in Lombardia sotto forma di investimenti o conferimenti.

Questo referendum è del tutto inutile, visto che non è produttivo di alcun effetto giuridico e, in definitiva, si sostanzia in una iniziativa propagandistica volta a preparare le prossime consultazioni elettorali che, secondo quanto è già filtrato, dovrebbero essere anticipate. Una catena di ipotetiche e immaginarie azioni, la cui sostanza rimane nella nebulosa delle cose improbabili.

L'«operazione Maroni» si lega ai Gran Premi marchigiani sul punto delicato delle modalità di gestione dei bilanci pubblici. Per questo referendum, infatti, la Lombardia ha dato il via all'acquisto di 24 mila tablet, per un costo preventivato di 23 milioni di euro. Queste macchinette (al prezzo di circa mille euro cadauna, molto di più di quanto richiesto in qualsiasi catena di negozi di settore) serviranno ai lombardi a esprimere il loro voto per via elettronica.

Non si sa se sia stata indetta una procedura concorsuale e non è nemmeno chiaro se sia del tutto legittimo che la regione intervenga sulle modalità di espressione del voto prima e al di fuori di una disciplina generale. Dubbio, questo, che incide sulla medesima esistenza giuridica del referendum consultivo. Anche qui c'è materia in abbondanza per un intervento del dottor Salvatore Pilato, procuratore della Repubblica presso la Corte di conti di Milano.

www.cacopardo.it

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