Il ministro dissente? Si dimette

Delrio invece preferisce attaccare i suoi con delle interviste

 di Domenico Cacopardo da www.italiaoggi.it, 10.8.2017

Occorre rimuovere Renzi dalla politica italiana». Questa l'ho sentita nel bar di un villaggio umbro e l'ha pronunciata un moderato. Un benpensante che ha sempre votato secondo coscienza, a destra, al centro o a sinistra in relazione a ciò che i partiti proponevano. Alle europee, Renzi. E al referendum «Sì». M'è venuto da ridere e, con tono scherzoso, gli ho risposto: «Rimuovere è una parola grossa». Abbiamo preso il caffè e abbiamo ragionato.

La questione del momento è costituita dall'incredibile dissociazione del ministro delle infrastrutture Graziano Delrio dalle decisioni del governo (e dell'Europa) sul decalogo di regole di comportamento per i natanti delle Ong in giro per il Mediterraneo. Una presa di posizione non meritevole di rispetto, visto che accade dopo che la prima attuazione del decalogo si è verificata: la nave di Medici senza frontiere (che non aveva ritenuto di firmare il decalogo)- ha dovuto trasferire le persone raccolte dalle imbarcazioni dei trafficanti in due navi della Guardia costiera italiana (che poi li ha sbarcati nel porto di Lampedusa). Un porto, quest'ultimo, in cui la nave dei Medici senza frontiere non avrebbe potuto nemmeno entrare essendo di dimensioni eccedenti. Certo, chiunque domandi notizie di Delrio a un reggiano un po' attento alla sua città vi dirà che la sua amministrazione è stata deludente e singolare. Ma così, nel regime dei sindaci «gauleiter», vanno le cose. Normalmente, però, un ministro manifesta le proprie posizioni - ed eventualmente - il dissenso in consiglio dei ministri e, se le sue osservazioni non vengono accolte, presenta le proprie dimissioni.

Invece, Delrio ha rilasciato un'intervista. Non che le sue interviste siano un esempio di chiarezza di idee o di prospettive. L'uomo è mediocre e ogni botte dà il vino che ha. Il suo è proprio gramo. Nel «concerto» mediatico di buonisti-buttafuori degli interessi indicibili che animano soccorso e accoglienza, s'è giunti ad accusare i magistrati che pongono i problemi in termini giuridico criminali e di sicurezza. E ciò sulla base delle loro evidenze d'ufficio. Mi riferisco a Gratteri, messo sotto accusa da un giornalista come Bordin, garantista sempre, meno che si tratti, appunto, di magistrati. C'è di più.

Sino all'insediamento del governo Gentiloni, ministro dell'interno è stato Angelino Alfano: zero assoluto.

L'abbiamo scritto più volte: di fatto i mezzi navali dello Stato italiano si sono comportati per anni come navi appoggio dei criminali scafisti senza che il ministro Alfano abbia mai fatto una piega. I migranti sono finiti, in buona parte, nel Cara di Mineo, un girone infernale nel quale conta - e come conta! - un braccio destro e sinistro - siciliano - di Alfano, il sottosegretario Castiglione. Per maggiori informazioni sul personaggio, fatevi un giro su google.com. Alfano era ministro dell'interno nel periodo in cui Renzi era primo ministro. Anzi gli aveva fornito la stampella per sopravvivere al disimpegno di Berlusconi.

Un altro indizio preoccupante è stato costituito dal silenzio, protrattosi per diverse ore, di Paolo Gentiloni.

Mossosi alfine dopo il presidente della Repubblica Mattarella ha battuto un colpo efficace emettendo un comunicato di sostegno a Marco Minniti il tessitore della tela che sta impedendo ai mascalzoni di continuare a speculare sui migranti. Ecco dunque che torno alla frase del mio conoscente di bar.

Delrio parla per conto di Renzi. E ieri la circostanza è emersa in tutta la sua gravità destabilizzante (alla vigilia della legge di bilancio). Renzi vuole la crisi per ottenere nuove elezioni in prossimità della consultazione siciliana, in modo che il previsto risultato (negativo per lui) non possa riverberarsi sulla sua posizione di segretario Pd. Degli italiani, dei migranti, di Minniti non gliene frega nulla (anzi gli dà fastidio perché mette in evidenza la sua inettitudine).

Un progetto, quello del segretario del Pd, irresponsabile e inattuabile per la ferma volontà di Mattarella di evitare che il Paese si trovi nel caos.

Intanto il presidente del consiglio gentiluomo è il più autorevole avversario di Renzi. Il quale non sarà rimosso da nessuno. Si rimuoverà da solo per inconsistenza politica e istituzionale, per incapacità di governo, per irreversibile narcisismo patologico. Il suo libro «Avanti» è un vero e proprio trattato sugli errori che chi fa politica non deve commettere. Un suicidio (politico) annunziato che, ormai, farà bene a tutti gli italiani.

www.cacopardo.it

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