Italia verso il luogo che non c'è

In mano a chi ha fatto crescere il nero abolendo i voucher

 di Domenico Cacopardo 21.11.2017 da www.italiaoggi.it

Quando gli storici affronteranno il secondo decennio del secondo millennio della Repubblica, potranno considerare i fatti accaduti come manifestazione di unica esigenza espressa in modi contrastanti e contraddittori, con idee non praticabili, con ignoranza dei vincoli internazionali, insomma del cratere di una Nazione in ebollizione.

Un'unica e ineludibile emergenza: entrare nella contemporaneità. E, se l'appuntamento elettorale del 2018 non produrrà (com'è probabile) una governabilità mirata a far superare all'Italia la porta d'ingresso nel secondo millennio, il peggio potrà accadere giacché il Paese non accetterà di rimanere legato ai riti alle politiche e alle parole del passato. Poiché l'approccio alle elezioni ha assunto i toni più affrettati in vista della definizione dei punti di coagulo, abbiamo visto molte importanti novità negli schieramenti.

Per una volta tanto Pier Luigi Bersani ha ragione quando dice che «la sinistra, anche unita» non vince. Infatti, se, per assurdo, tutto ciò che c'è a sinistra di Alfano realizzasse il miracolo di una intesa, non ci sarebbero plausibili speranze di vittoria, cioè di avvicinare seriamente il fatidico 40%. Per tante ragioni che sono gli occhi di tutti:

1) le politiche che una parte della sinistra propone –nel dissenso della maggioranza (della sinistra)- costituiscono proposte improcedibili a causa del debito pubblico e dei vincoli internazionali. L'insistere nella stolida difesa dell'esistente conduce a una chiara rotta di collisione con la ragione economica, costituzionale e politica;

2) mirare il «focus» sulla tutela delle «posizioni deboli», senza prima far ripartire le «posizioni forti», quelle cioè capaci di contribuire alla ricchezza della Nazione, prima che un errore è una sciocchezza che, se realizzata, non sarà impunita.

Così l'abolizione dei lavori brevi a «voucher», su richiesta della Cgil (per evitare un referendum), ha fatto crollare il settore e non ha portato un posto di lavoro fisso in più. In compenso gran parte di coloro che avevano ottenuto, attraverso i «voucher», contributi e retribuzioni orarie standard, se vogliono continuare a lavorare a «voucher» debbono accettare un trattamento in nero. La medesima questione dell'allungamento (mancato?) dell'età pensionabile «bon gré mal gré» è di quelle che ci fanno considerare a Bruxelles, a Berlino e a Francoforte, le solite cicale italiane;

3) manca una scommessa politico-ideale sui giovani, che è il punto cruciale di una proposta elettorale.

Ora è in corso la recita di una grande scena madre: tutti coloro che hanno avuto paura delle novità portate dallo pseudociclone Renzi nel Pd e nei suoi paraggi, dopo proclami, distinguo e manovre sotterranee hanno convinto il giovane (e ormai insicuro) leader a rovesciare di 180° le sue idee e a lanciare una campagna geriatrica per il recupero dei «vecchi», quelli consumatisi nelle mediocrità e negli errori del passato (provate a pensare quanto quarantenni e minori siano entusiasti di vedere sulla scena Romano Prodi&partners).

Alla fine, tirando le somme, il risultato l'avranno ottenuto gli «altri»: cancellazione del Pd (e di Renzi che, da parte sua, sembra rassegnato) dall'area delle formazioni aspiranti alla guida del Paese e dal fronte del cambiamento.

Insomma, «sic transit gloria mundi»: per fare il mestiere che aveva scelto Renzi doveva disporre di un acume politico, di un coraggio e di una freddezza che, al momento, sono fuori dalla sua portata.

Certo, per ora rimarrà a Sant'Andrea delle Fratte nella sostanziale posizione di «commissariato» da una squadra di vecchi arnesi che recano sulla spalle una percentuale non indifferente della colpa dei mali dell'Italia.

Dite che si tratta solo di un passaggio tattico per non dare fiato alle mezze tacche del suo partito e che, quindi, il giovane fiorentino tornerà a galla fra qualche giorno? È possibile. Si vedrà.

Intanto, le talee a sinistra del Pd, dal «canto» loro, «cantano» l'epicedio dedicato dal mondo a principi del comunismo internazionale. Il resto è mobilità. Nel senso che, all'interno dello schema delle coalizioni, nel dopo-voto, ognuno farà ciò che ritiene più conveniente per sé. Anche i 5Stelle, in fondo, che per bocca di qualcuno dei suoi ragazzotti da Bar dello Sport hanno dichiarato: dopo le elezioni costituiremo un nostro governo con chi ci starà.

Il che è meno rozzo di quanto sembri. Anche Mussolini costituì un governo di minoranza cui accorsero presto pezzi importanti dell'Italia politica. È che con questo schema, l'Italia farà rotta verso il «luogo che non c'è».

di Domenico Cacopardo www.cacopardo.it

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata