L'odio contro Renzi è così forte che non rispettano neanche Prodi

A sinistra niente di nuovo. C'è un gruppo di ex Ds che insegue il mito di Sansone: crepare trascinando nel disastro i renziani-filistei.

 di Goffredo Pistelli, 23.11.2017 da www. Italiaoggi.it

A sinistra niente di nuovo. C'è un gruppo di ex Ds che insegue il mito di Sansone: crepare trascinando nel disastro i renziani-filistei. Li rappresenta tutti Pier Luigi Bersani, anche perché non smette mai di parlare, zompando da un talk a una diretta sui siti dei giornaloni: lo vogliono tutti perché, sebbene il suo cespuglio conti poco, basterà a danneggiare la nascente coalizione di centrosinistra.

Bersani pare in trance, spara allegorie una via l'altra. Sembra «in missione per conto di Dio», tanto marcia diretto all'obiettivo della rovina politica di Matteo Renzi, col quale, in un comizio fiorentino alla vigilia del voto del 2013, convinto dai consigliori, recitò la gag dei Blues Brothers, da dove deriva appunto la battuta del mandato divino. Una profezia praticamente.

Bersani pensa che debellato il virus renziano dal corpaccione Pd, sarà più facile ricondurre a unità gli italiani il cui cuore si scalda «al Sol dell'avvenire». Nel frattempo si usano le maniere forti, ai limiti dell'insolenza, anche contro il papà dell'Ulivo, Romano Prodi, incaricatosi dell'ennesimo tentativo di mediazione. Nichi Vendola, che è della partita, ha smesso i panni del tenero babbino, celebrato dalla stampa rosa e non solo, per diventare lo scudisciatore del Professore con una dichiarazione feroce: «Torna Prodi, sembra d'essere in una seduta spiritica».

Il riferimento, che forse nemmeno Silvio Berlusconi usò nei giorni di scontro più duro, era alla assistenza di un medium richiesta, da Prodi e alcuni maggiorenti Dc, per ritrovare Aldo Moro, ostaggio delle Br. Così si accoglie la mediazione, non Renzi né il suo ambasciatore Piero Fassino, ma una personalità che, anzi, verso il segretario Pd è stata più volte pubblicamente critica. La voce di Bersani a stigmatizzare questa uscita sopra le righe non si è sentita. All'insegna del tanto meglio tanto peggio, l'ex presidente delle Regione Emilia pare convinto che la via obbligata sia quella delle macerie e, se non ci fosse di mezzo la Ditta o anche la sopravvivenza di un po' di ceto politico (purché i calcoli col bilancino del Rosatellum tengano) , si potrebbero scomodare concetti come «catarsi»: la sinistra al quadrato cerca, nel disastro, la purificazione.

Intanto la manovra spericolata di coinvolgere la seconda e terza carica dello Stato, Pietro Grasso, e Laura Boldrini, entrambi voluti in quelle posizioni da Bersani quando inseguiva i voti grillini per fare «il governo del cambiamento», ha avuto l'effetto di indignare antirenziani d'antan come Ferruccio de Bortoli che, dinnanzi all'irrituale attivismo partitico dei due, s'è chiesto cosa sarebbe accaduto se l'ispiratore fosse stato il Cavaliere. O Renzi, aggiungiamo noi.

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