Perché tireremo tutti un sospiro di sollievo se non vincerà nessuno, compresi i due soli partiti che possono tentare di governare il paese

Evitata, come si diceva ieri, l'Apocalisse di sabato pomeriggio, quando i centri sociali scesi sul sentiero di guerra

di Diego Gabutti, 28.2.2018 www.italiaoggi.it

Evitata, come si diceva ieri, l'Apocalisse di sabato pomeriggio, quando i centri sociali scesi sul sentiero di guerra sono stati scoraggiati dagl'idranti delle forze dell'ordine, incombe sull'orizzonte del prossimo weekend un'altra possibile Apocalisse: quella annunciata per il 5 marzo, a urne chiuse e conteggiate. Mai gli elettori sono stati altrettanto nervosi; e mai, soprattutto, hanno tifato contro se stessi, come capita oggi, per la prima volta nella storia della repubblichetta e forse del mondo. Lasciamo da parte gli elettori più stravaganti e masochisti, così eccentrici da votare, in odio ai politicanti, la lista aziendale degli antipoliticanti al servizio di Kim Jong-Casaleggio (che farebbero dell'Italia intera una vasta Roma che affonda nella monnezza e nel magheggio delle polizze d'assicurazione reciproche). Lasciamo da parte gli astensionisti, che hanno i loro difetti, ma che almeno non votano per gli squadristi digitali. Lasciamo da parte anche gli elettori delle ali estreme: leghisti salviniani, sinistre dannunziane, destre al passo dell'oca e bislacchi d'ogni sorta. Restiamo agli elettori con la testa sul collo, che sono ancora, nonostante tutto, la maggioranza degl'italiani.

Chi vota a sinistra, per il Pd renziano, spera che il suo partito perda le elezioni, o che almeno non prenda troppi voti, ma solo quanti ne bastano per cercare alleanze fidate. Da una vittoria elettorale democratica potrebbe infatti derivare (e forse deriverebbe senz'altro) un effetto «maledizione della mummia», come si augurano i nostalgici dell'Ulivo: un governo di sinistra, guidato da un Pd circondato da vocianti cespugli massimalisti, da post democristiani di sinistra esultanti e forse persino da Gigetti indiavolati. Tentato di mettersi a capo d'un governo di sinistra, se non addirittura costretto a farlo, il Pd potrebbe ritrovarsi con una maggioranza rissosa e demagogica, come quella che auspica Romano Prodi e, probabilmente, anche il Quirinale: un governo concentrato sullo «ius soli» e sull'europeismo dadaista di Emma Bonino (un solo regime fiscale per l'intero continente: il nostro regime fiscale, altrimenti gl'investitori stranieri ci ignorano e gl'imprenditori, compresi i nostri, vanno dove gli conviene di più, cioè lungi dall'Italia, e questo non è bello).

Un simile governo, che potrebbe nascere soltanto da un successo elettorale (fortunatamente improbabile) del partito democratico, sarebbe una sciagura, certamente meno grave d'una vittoria (grazie al cielo, più improbabile ancora) del partito dei bonifici tarocchi e dei congiuntivi a cacchio, ma pur sempre una sciagura.

Idem a destra. Anche chi vota il partito berlusconiano, pur augurandosi che Forza Italia abbia successo e che raggiunga magari il 18-19%, spera che non superi queste percentuali: troppo oltre il 18% la grande coalizione col Pd gentiloniano s'allontana e l'Italia finisce a bagno, proprio come con un governo di centrosinistra. C'è il rischio, anche qui, che i voti del partito di plastica, sommati a quelli di Giorgia Meloni e a quelli (ieri soltanto fascistoidi, da domenica clerico-fascistoidi) d'un Matteo Salvini armato di Vangelo, ruspa e rosario, costringano il povero Berlusconi a governare con i suoi peggiori nemici: gli altri partiti della coalizione di centrodestra.

Un simile governo, sempre come un governo analogo di centrosinistra, non durerebbe a lungo, naturalmente, e quasi certamente porterebbe dritto a nuovo elezioni entro la primavera del 2019. Ma una nuova campagna elettorale, seguita a pochi sciagurati mesi di ministeri salviniani e meloniani, farebbe dell'Italia lo zimbello dell'Europa, oltre ad aumentare il peso di tutte le altre disgrazie. Meglio evitare.

Morale: tireremo tutti un sospiro di sollievo se non vincerà nessuno, compresi i due soli partiti che possano almeno tentare di governare il paese. Se a perdere, scontata la sconfitta dei pentastellari, fossero anche i due principali partiti, il Pd e la coalizione di centrodestra, un governo di larghe intese tra renziani e berlusconiani sconfitti diventerebbe inevitabile, e per un po' (non per sempre, e forse nemmeno per molto) tireremmo il fiato.

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