Conta la distribuzione dei voti all'interno delle varie coalizioni

La campagna elettorale che volge al termine è stata giudicata da molti osservatori come indecente o violenta, in linea con altri paesi europei

di Sergio Soave, 28.2.2018 www.italiaoggi.it

La campagna elettorale che volge al termine è stata giudicata da molti osservatori come indecente o violenta, ma, in realtà, se confrontata da quella che si è svolta in altri paesi europei, non ha presentato caratteri particolarmente negativi. I programmi parlano, tutti, solo di aumenti della spesa e non di riduzione del debito, ma è così dappertutto. Le coalizioni sembrano contraddittorie, ma in realtà sono più solide di quel che sembra e presentano prospettive politiche piuttosto comprensibili.

Naturalmente conterà molto, oltre al risultato assoluto, la distribuzione dei consensi all'interno delle coalizioni, ma questa non è certo una novità. È possibile che sia, alla fine, la differenza anagrafica tra la base elettorale della Camera, dove si vota dai 18 anni, a quella del Senato che ne richiede 25, a creare una situazione di stallo. Se, come sembra, il centrodestra otterrà più consensi nell'elettorato di età matura e i 5 stelle in quello giovanile, si potrebbero determinare rapporti di forze diversi nelle due Camere.

Avere unificato i sistemi elettorali, come ha chiesto e ottenuto Sergio Mattarella, forse non è bastato a evitare questo problema. D'altra parte, se la differenza sta proprio nelle diverse basi elettorali, non c'è nessun sistema elettorale che lo possa aggirare. Dedurre che da un esito che non dia a nessun partito o coalizione una maggioranza autosufficiente in ambedue i rami del Parlamento si determini una situazione di assoluta ingovernabilità comporta un salto logico. I partiti negano ogni possibilità di accordo post elettorale per chiedere consensi, ma una volta che i voti saranno conteggiati si porranno, ovviamente, il problema di come dare uno sbocco politico alla legislatura.

Parlarne prima di conoscere i reali rapporti di forza non avrebbe senso, e comunque sarebbe controproducente per i leader degli schieramenti. Al di là di tutte le giaculatorie contro gli «inciuci» e le inevitabili accuse di incoerenza, tutti dovranno confrontarsi con l'esito del voto che esprime la sovranità popolare, alla quale tutti i democratici sono obbligati a conformarsi. È su questo che farà leva il Quirinale, che ha il dovere di cercare una soluzione di governo, ma non ha alcun potere speciale che gli consenta di superare il vincolo della maggioranza da ottenere alla Camera e al Senato.

Il sistema istituzionale italiano, con tanto di bicameralismo perfetto, è particolarmente faticoso, ma è stato il referendum a confermarlo, bocciando prima la riforma del centrodestra e poi quella del centrosinistra. Se questa scelta rende inevitabile una ricerca di intese innaturali o incoerenti non ci si può lamentare.

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