Dopo le promesse restano i problemi

Qualche dato aiuterà a rimettere i piedi per terra.

di Marino Longoni www.italiaoggi.it 7.3.2018

Passata la festa gabbato lo santo. Dopo i fuochi d'artificio di promesse elettorali fantasmagoriche, ora che il rito delle elezioni si è consumato, bisogna tornare a fare i conti con la realtà. Qualunque sia il governo che ci attende, saranno messe in archivio in fretta e furia flat tax, reddito di cittadinanza, pensioni a mille euro, università gratuite, abrogazione della riforma Fornero e tutte le altre promesse da imbonitori utilizzate per carpire il voto degli italiani. Qualche dato aiuterà a rimettere i piedi per terra.

Il sistema previdenziale già così è in fortissimo squilibrio. Nel 2017 sono stati versati dai lavoratori 220 miliardi di contributi previdenziali, ma l'Inps ha pagato 411 miliardi tra pensioni e politiche assistenziali, i miliardi che mancano sono stati immessi nel sistema previdenziale prelevandoli dalle imposte pagate dagli italiani. E le proiezioni demografiche disegnano uno scenario ancora più cupo. Oggi per ogni pensionato ci sono due lavoratori. Nel 2040 il rapporto sarà invertito: un lavoratore per ogni due pensionati. Altro che pensioni minime a mille euro, abrogazione della legge Fornero o reddito di cittadinanza.

Clausole di salvaguardia: la legge di Bilancio 2018 ha disattivato il previsto aumento delle aliquote Iva per quest'anno con un costo di 15,7 miliardi, per la maggior parte in deficit. Ma le clausole di salvaguardia per i prossimi due anni sono un macigno di oltre 30 miliardi, ed è escluso che si possa utilizzare altra flessibilità. Nota bene: l'aliquota Iva ordinaria nel 1973 era del 12%, ora è al 22% e, se non si troverà il modo di neutralizzare le clausole di salvaguardia, salirà al 25%.

Fine del quantitative easing. Secondo calcoli fatti da Citibank, la fine dell'acquisto di titoli di stato da parte della Banca centrale europea porterà ad un aumento dello spread sui titoli di stato italiani dal 1,3 al 2,5%. Se questo è vero il servizio del debito assorbirà fino al 12% della spesa pubblica, quindi un centinaio di miliardi (il doppio della spesa necessaria per mantenere l'intero sistema scolastico, e quasi quanto necessario per mantenere il sistema sanitario). Chiaramente non sostenibile.

Fare i conti con questi tre problemi imporrà scelte severe, altro che il paese dei balocchi promesso in campagna elettorale!

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