Governo. Da lunedì la settimana decisiva

Mentre molti piddini stanno abboccando all'amo di Grillo

di Domenico Cacopardo 21.4.2018 www.italiaoggi.it

A dispetto delle opinioni prevalenti, non riteniamo che la partita Salvini-Di Maio si sia chiusa nella mattinata di ieri, dopo l'ultimo affannoso giro di contatti telefonici di Maria Elisabetta Alberti Casellati e il suo ritorno al Quirinale. Nella stupida, incolmabile insipienza (politica) dei vertici 5Stelle e nell'ignoranza (politica) del giovinetto che è stato nominato capo dall'inquietante duo Grillo&Casaleggio, s'è fatto largo il dubbio che la manfrina messa in scena nel mese e mezzo trascorso dal 4 marzo non abbia ottenuto alcun risultato e che il pericolo di finire fuori gioco, con l'obbligo subordinato di aprire un fronte contro il presidente (nel caso che sia necessario ricorrere a un governo istituzionale o di garanzia) sia reale.

Il progetto di questa banda di violatori della Costituzione non consisteva e non consiste nella formazione di un governo del Paese, ma di prendere il potere, secondo il consolidato archetipo psicopatico che ispirò nel secolo passato Mussolini e Hitler e che li condusse sì al potere, ma portò le loro nazioni al disastro. Abbiamo bisogno dell'obiezione democratica, suggerita da questa gente per la natura del partito (ogni partito prefigura la società che vuole costruire): autoritario (in mano ai predetti Grillo&Casaleggio, che dalla sua esistenza traggono potere e denaro); quindi autoreferenziale; capace di imporre ai suoi eletti (obbligandoli a firmare prima delle elezioni) un patto estorsivo in contrasto con l'articolo 67 della Costituzione, in base al quale se qualcuno di loro dovesse votare in difformità alle decisioni del «capo» sarebbe «costretto» a pagare una penale di 100 o 150 mila euro (del che, paradossalmente nessuna autorità giudiziaria penale, nemmeno quelle che ostendono il libretto rosso della Costituzione stessa, ha ritenuto di aprire un fascicolo); così inconsapevoli da accettare che il «capo» «nomini» i capigruppo alla Camera e al Senato in contrasto con i regolamenti in vigore che prevedono l'elezione; che intendono deparlamenterizzare la Repubblica generalizzando il sistema farlocco e truffaldino della comunicazione-discussione-decisione via web.

Questo presupposto è troppo spesso accantonato. Anzi non viene nemmeno evocato nella mente di tanti politici non grillini e non leghisti. L'altra sera, in un teatro di Fabro (Terni), in margine alla presentazione di un libro, un onorevole autorevole esponente del Pd e del tempo veltroniano (non ne faccio il nome perché questo è il succo di una conversazione privata), non ha avuto remore a spiegare che: 6 dei 12 milioni di elettori del Pd si sono spostati sui 5Stelle; che per recuperare i transfughi occorre, in sostanza, fornire una sponda ai grillini. Insomma, «per il bene del Paese e del Pd occorre andare al governo» con loro e ricondurli nell'ambito della dialettica democratica repubblicana.

Il ragionamento ripete pedissequamente quelli di Giolitti, Croce e Salvemini che dichiararono tranquillamente che era bene far fare un giro ai fascisti (fornendo loro anche personale di governo, di formazione liberale e democratica) perché o si sarebbero suicidati per incapacità o si sarebbero costituzionalizzati.Il tragico dopo è noto. Almeno a coloro che conoscono l'abc della storia d'Italia. In questo momento, dunque, esaurito il mandato della Casellati, il presidente sta riflettendo (mentre, forse, potrebbe maturare la rottura tra Salvini e Berlusconi, che lascerebbe libero il primo di fare il governo dando la presidenza a Di Maio, conquistando alcuni ministeri chiave e sottraendo qualche «patriota» a Berlusconi infilandolo nel gabinetto) sulle possibilità che gli sono di fronte.

Una possibilità è un mandato esplorativo al presidente della Camera, Fico. In proposito si parla anche di un preincarico. Questi rumores non sono orfani: hanno un padre e una madre che abitano nelle vicinanze di via Sant'Andrea delle Fratte (sede del Pd) e dalle parti di LeU (che troverebbe un'insperata ragione di esistenza). In ogni modo, il passaggio «Fico» potrebbe aprire uno squarcio tra i 5Stelle, opponendo la presunta ortodossia del napoletano Fico rispetto al «cafone» (così sono chiamati quelli del contado) Di Maio che è di Pomigliano d'Arco, come dire confrontare l'oro con il legno. Mattarella non è la persona che intende intervenire in questo modo nella dialettica politica: e per ragioni di etica istituzionale.

Se Fico sarà, dovrebbe esserlo per un altro giro esplorativo limitato ai 5Stelle e al Pd. A meno che, come avevo percepito qualche giorno fa, il presidente non dia incarico a un personaggio terzo (oltre a quello di Sabino Cassese è emerso il nome di Alessandro Paino, presidente del consiglio di Stato e persona di grande onestà, oltre che di ampia sensibilità politica, perché formi un governo di tregua e di preparazione di una nuova fase nella quale l'alternativa secca sarà tra un governo politico (e tornerà l'ipotesi Lega-5Stelle) e elezioni. Lunedì inizia un'altra settimana. Quella decisiva.

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