1-“LA LEGA RISCHIA DI DIVENTARE ESECUTRICE DI UNA LINEA STATALISTA”

2-“PROGRAMMA DI GOVERNO GIALLO-VERDE NON REALIZZABILE”

29.7.2018 da interventi parlamento

Brunetta. “La Lega improvvisamente appare ignorare il suo spirito di forza politica per le imprese e per lo sviluppo e rischia di diventare l’esecutore di una politica economica statalista assistenzialista e che fa tornare il mercato del lavoro indietro di 20 anni, rinnegando le riforme fatte da un Ministro leghista e il sacrifico del suo principale collaboratore Marco Biagi.

A leggere l’intervista del Presidente della Commissione Bilancio della Camera on. Borghi oggi viene da spaventarsi: la grande noncuranza con cui si propugna, ancora una volta, lo sforamento del deficit, dimenticando le condizioni del debito; l’assoluta ignoranza con cui si liquida un decreto dignità che gli amici leghisti e l’amico Salvini per primo non avrebbero dovuto approvare e non dovrebbero votare per come penalizza le imprese e l’occupazione; e la drammatica superficialità con cui si mostra la disponibilità a barattare qualsiasi riforma economica con la reintroduzione dell’art. 18, tanto cara al Movimento 5 Stelle. Se questa è la nuova filosofia economica della Lega c’è da rimanere atterriti e c’è il rischio concreto che si sprofondi in una crisi economica. L’elettorato non potrà perdonare una virata così assistenzialista e contro lo sviluppo ancora prima dei mercati. Non si può rinnegare un passato di riforme del mercato del lavoro che hanno fatto aumentare l’occupazione in Italia e che sono state avversate dalla sinistra che ora fa da consigliera al giovane Di Maio. Quella sinistra colpevole del linciaggio di Marco Biagi – al pari di quello di queste ore di Marchionne – e del suo riformismo.

2--BRUNETTA A TRIA, “PROGRAMMA DI GOVERNO GIALLO-VERDE NON REALIZZABILE”

“Le faccio due conti in tasca, signor Ministro. Per quest’anno siamo fuori di circa 5 miliardi di euro, vale a dire di 3 decimali. Per l’anno 2019, siamo fuori di 10-11 miliardi, vale a dire di 0,6 rispetto all’obiettivo dello 0,8 di deficit. Vi è, poi, da neutralizzare le clausole di salvaguardia dell’Iva, che sono pari ad altri 12-14 miliardi di euro. Ne deriva che siamo, senza spese indifferibili, intorno ai 30 miliardi di euro, necessari per rispettare i vincoli di bilancio e che Lei, signor Ministro, dovrà tirare fuori dalle tasche del Tesoro, e cioè degli italiani”.

Così il deputato di Forza Italia Renato Brunetta, durante il question time alla Camera al ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria, concernente elementi in merito alle risorse disponibili per

3--BRUNETTA, “TRIA RESISTA A PERICOLOSO SFORAMENTO DEL DEFICIT”

“L’aumento dello spread nel breve periodo è, purtroppo, tutt’altro che una ipotesi. Già in questi giorni, infatti, il rendimento dei BTP con scadenza a 10 anni è ritornato sopra quota 2,8% e lo spread sopra i 240 punti base. Gli analisti scommettono che questi valori saliranno ulteriormente, dal momento che i prossimi due mesi saranno pieni di eventi che condizioneranno inesorabilmente il giudizio dei mercati finanziari sul nostro Paese.

Tra qualche giorno, infatti, il Fondo Monetario Internazionale pubblicherà l’esito della sua missione italiana sui conti pubblici e sulle riforme effettuate e, molto probabilmente, il giudizio non sarà positivo. A fine agosto, sarà poi la volta dell’agenzia di rating Fitch, che dovrà esprimere il proprio giudizio sul debito sovrano dell’Italia, con il rischio di un possibile downgrading. A settembre, il Governo dovrà poi mettere per iscritto, nella Nota di Aggiornamento al DEF, i suoi obiettivi programmatici di finanza pubblica da presentare alla Commissione Europea prima della redazione della Legge di Stabilità. Su questo, è in corso una lotta molto accesa tra la posizione rigorista e di tenuta dei conti pubblici del ministro dell’economia Giovanni Tria, sostenuta dai grandi investitori esteri, e la linea di sforamento del deficit sostenuta da Lega e Movimento Cinque Stelle, che è proprio quella che i mercati temono di più. Nel caso dovesse prevalere la seconda, gli investitori hanno già fatto sapere di volersi liberare ulteriormente dei titoli di Stato italiani.

Infine, dal primo di ottobre, la Banca Centrale Europea dimezzerà l’ammontare dei titoli di Stato italiani acquistati attraverso il suo programma di Quantitative Easing, che cesserà definitivamente a fine anno, facendo venir meno quindi l’extra domanda di titoli che finora aveva garantito la tenuta dello spread. Venuta meno quella, i rendimenti dei nostri titoli non potranno nient’altro che aumentare, provocando un ulteriore aumento della spesa per interessi sul debito che contribuirà ancora di più ad aumentare il deficit.

Considerando che l’anno prossimo il Tesoro dovrà collocare sul mercato la cifra monstre di 85 miliardi di euro di titoli, è impensabile poter pensare che gli istituti di credito italiani possano addossarsi da sole l’intera offerta. In assenza di un ritorno di fiducia degli investitori esteri, possibile soltanto attraverso il rispetto delle regole europee di finanza pubblica, l’Italia rischia di non riuscire più a collocare i propri titoli di Stato sul mercato, o di doverlo fare a rendimenti enormi, uno scenario drammatico per il nostro Paese”.

finanziare le misure previste dal programma di governo e intendimenti in ordine alle modalità di utilizzo della flessibilità sui vincoli di bilancio eventualmente concessa dalla Commissione europea.

“Mettiamo il caso che l’Unione europea, nella sua magnanimità, ci conceda un po’ di flessibilità, e cioè la possibilità di fare un po’ di deficit. 0,5%? 0,6%? Grasso che cola, vale a dire per un ammontare pari a circa 10 miliardi di euro. Che cosa se ne fa, signor Ministro, di 10 miliardi quando ne dovrebbe già tirar fuori 30? E soprattutto, che ne sarà del contratto di governo Lega-M5s che costa almeno 100 miliardi di euro?”.

“Per favore, signor Ministro, dica parole di verità, che quel programma non è realizzabile con questi chiari di luna e che se vuole mantenere i vincoli di bilancio, anche con la flessibilità, non ci sono le risorse disponibili”.

“Un’altra cosa: se le verrà concessa la flessibilità dall’Europa, la utilizzerà per neutralizzare le clausole di salvaguardia? Lei conosce bene il teorema dell’invarianza ricardiana: fare deficit per tagliare le tasse non ha mai funzionato bene. I contribuenti non sono stupidi e non si fidano, né ai tempi di Ricardo, né ai tempi dell’ottimo Tria”.

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