L’obiettivo di Lega e Cinque Stelle? Fare finta di governare e prendersi tutto alle Europee

Non è post-ideologia. La Lega è pura destra. I Cinquestelle hanno una piattaforma economica di sinistra. Il Governo è fermo per opposizione di forze. E non siamo sicuri che i gialloverdi abbiano davvero voglia di governare. Piuttosto cercano consenso in vista delle europee

Flavia Perina15.10.2018 wwwlinkiesta.it

Con la consueta franchezza Giancarlo Giorgetti, definito a torto il Gianni Letta della Lega perché in fondo ne è l'ideologo oltreché il grande tessitore, ha dato le coordinate giuste per giudicare questa fase politica. La Lega, ha detto, «ha sdoganato la destra: oggi la gente non si dice più di centrodestra, ma di destra». E forse, anche sulla scorta di questo giudizio, sarebbe il caso di rivedere la critica alla manovra che da settimane si abbatte sul governo come una grandinata: le incertezze, le contraddizioni, i molti ripensamenti in materia, non sono solo una questione di soldi, disponibilità, allerta europei, spread, agenzie di rating, scarsa esperienza nel gestire tutto ciò, ma il loro nocciolo va cercato in una questione politica.

Se è vero infatti che la Lega interpreta la destra profonda, la destra-destra, è altrettanto scontato che la matrice culturale del Movimento Cinque Stelle è, almeno in parte, la stessa che in altre nazioni ha mosso il successo dei Jeremy Corbyn, dei Bernie Sanders e persino di questi ultimi arrivati, i Verdi tedeschi di Katharina Scuhlze che sfondano nella Baviera ultra-conservatrice. La sinistra-sinistra, insomma, quella che si appella alla regolazione del mercato, alla tutela dei ceti deboli, all'intervento pubblico per riequilibrare le diseguaglianze che crescono, il rigore contro la corruzione.

Non basterebbero cento miliardi piovuti dal cielo per mettere d'accordo gli elettorati di questi due mondi. Anche se le risorse fossero illimitate – e non lo sono – l'elettore di destra giudicherebbe sempre il Reddito di Cittadinanza un regalo ai fannulloni, in specie ai fannulloni meridionali, potenzialmente tutti truffatori.

E quello di sinistra vedrebbe comunque nella Pace Fiscale un dono agli evasori, ai furbetti, ai grandi e piccoli “prenditori” dell'impresa, un premio alla disonestà naturale di chi sfugge alle regole. Allo stesso modo Flat Tax e taglio alle pensioni d'oro appartengono a due narrazioni inconciliabili e contrapposte: la redistribuzione delle risorse affidata al mercato (tasse più basse, più soldi in circolo, vantaggi per tutti) e quella governata dallo Stato (forbici sui redditi di chi ha molto per offrire garanzie a chi non a niente).

​Se è vero infatti che la Lega interpreta la destra profonda, la destra-destra, è altrettanto scontato che la matrice culturale del Movimento Cinque Stelle è la stessa che in altre nazioni ha mosso il successo dei Jeremy Corbyn, dei Bernie Sanders e persino di questi ultimi arrivati, i Verdi tedeschi di Katharina Scuhlze che sfondano nella Baviera ultra-conservatrice. La sinistra-sinistra

Tenere in equilibrio queste due visioni, evitando danni elettorali al partner è lo sforzo titanico che la maggioranza sta affrontando in questo momento. La questione del governo – inteso come risoluzione pratica ed efficiente delle questioni sul tappeto - è molto secondaria, quasi irrilevante rispetto all'obbiettivo di arrivare alle Europee tenendo insieme, nel recinto dei due partiti dell'alleanza, il sessanta per cento degli elettori, senza perderne neanche uno per strada.

I rapporti di forza sanciti il 4 marzo (33 a 17) consentirebbero al M5S di chiedere banco, spingendo sulle misure gradite al loro mondo. Quelli certificati dagli ultimi sondaggi (31 a 28) permetterebbero alla Lega di fare altrettanto, alzando il prezzo a favore delle sue categorie di riferimento. Ma mai come in questa circostanza vale il rischio del “Simul stabunt simul cadent”: uno scivolone dell'alleato non converrebbe a nessuno dei contraenti, non adesso, non prima di aver incassato un voto che legittimi al tempo stesso l'intesa di governo, il predominio di Matteo Salvini a destra, la seconda vita del Cinque Stelle come partito di governo.

La questione del governo – inteso come risoluzione pratica ed efficiente delle questioni sul tappeto - è molto secondaria, quasi irrilevante rispetto all'obbiettivo di arrivare alle Europee tenendo insieme, nel recinto dei due partiti dell'alleanza, il sessanta per cento degli elettori, senza perderne neanche uno per strada

Mission Impossible, dicono in tanti. Quando i provvedimenti saranno nero su bianco, sarà inevitabile un moto di delusione, forse di rabbia, dei rispettivi elettorati. Sicuri sicuri? La politica non è un'equazione matematica, spesso offre risultati diversi dalla somma o sottrazione degli addendi.

In questo caso il Fattore X da tenere presente è l'alta disistima per le destre e per le sinistre “di prima”, che poi sono le stesse – con gli stessi uomini, le stesse facce, le stesse parole e programmi – che occupano il campo oggi cercando maldestramente di contestare i nuovi arrivati. Nel mondo Cinque Stelle un mezzo reddito di cittadinanza accompagnato da una mezza sanatoria sarà sempre meglio del Jobs Act di Matteo Renzi. Nel mondo della Lega un pezzetto di Flat Tax con qualche regalo ai meridionali sarà sempre preferibile all'ultima e confusa fase del berlusconismo di governo. Per riaprire la competizione con le destre e le sinistre dei tempi nuovi non basterà aspettare che si facciamo male da sole.

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