Salvini, hai torto: questa è la manovra di un governo senza palle

Salvini elogia il coraggio del governo, ma non ce n’è traccia, nella legge di bilancio. Che è fatta solo per prendere voti qui e ora. Che non affronta di petto nessuna delle questioni fondamentali del ritardo italiano. Che non ha alcuna visione sul futuro

Franxesco Cancellato, 24.12.2018 www.limkiesta.it

«La manovra? Le do 7. Finalmente in Italia c’è un governo con le palle». Così Matteo Salvini, vicepremier, ministro dell’interno, leader della Lega, ha giudicato la prima legge di bilancio della coalizione gialloverde, a poche ore dalla sua definitiva approvazione al Senato, dopo due mesi di tira e molla con l’Europa.

E davvero, vorremmo dare ragione a Salvini. Vorremmo credere che un governo italiano abbia avuto finalmente coraggio di fare quel che doveva, di affrontare i problemi endemici che il Paese si porta dietro da decenni, di sfidare il consenso dei gruppi sociali dominanti, di pensare al futuro anziché al presente, di costruire l’inizio di una visione ambiziosa per lo sviluppo dell’Italia nel ventunesimo secolo. Questo, è quel che avrebbe dovuto fare un governo con le palle. Questo, non è quel che ha fatto il governo Conte-Di Maio-Salvini con la sua prima legge di bilancio.

È una manovra senza palle perché non affronta nessuno dei problemi cruciali dell’Italia, innanzitutto. Non c’è nulla, in manovra, per combattere l’inverno demografico di questo Paese, dagli incentivi all’occupabilità femminile al sostegno alle famiglie con figli. Nulla per rilanciare la produttività della nostra economia, laddove si dimezza il piano industria 4.0. Nessun investimento in istruzione, ricerca e innovazione, mentre vengono tagliate le assunzioni dei ricercatori in università. Non una riga sulla lotta alla criminalità organizzata. Alcune questioni, al contrario, vengono addirittura aggravate: la sostenibilità futura del nostro sistema pensionistico è peggiorata, ad esempio, a causa di quota 100. Così come di certo non si combatte l’evasione fiscale con un condono - pardon, pace -, né tantomeno il lavoro nero con misure come il reddito di cittadinanza che sembrano fatte apposta per chi vuole far finta di essere disoccupato.

È una manovra senza palle perché non è lungimirante, nemmeno un po’. Il futuro non esiste, per Lega e Cinque Stelle. Non esistono le tematiche ambientali e il cambiamento climatico, che imporrebbero seri interventi sul riscaldamento domestico e sulla mobilità. Non esistono la ricerca, l’innovazione, il sostegno alla capitalizzazione delle nuove imprese innovative

È una manovra senza palle, perché non sfida il consenso. Al contrario, favorisce i gruppi sociali in funzione del loro peso elettorale: i pensionati, prima di tutto, o comunque i baby boomer che non vedono l’ora di andare in pensione. I disoccupati del Mezzogiorno e le loro famiglie, cui viene gentilmente concesso un sussidio. Il mondo dei piccoli professionisti e delle piccole imprese, che si ritrovano un importante sconto fiscale, laddove la pressione fiscale complessiva aumenta. È quel che serve all’Italia? Difficile credere che un Paese che invecchia abbia bisogno di nuovi pensionati, che il sud si risollevi a mancette e che uno taglio delle tasse incondizionato possa far evolvere l’economia italiana. Il filo rosso di queste politiche è che sono quelle che portano più voti, e basta.

È una manovra senza palle perché non è lungimirante, nemmeno un po’. Il futuro non esiste, per Lega e Cinque Stelle. Non esistono le tematiche ambientali e il cambiamento climatico, che imporrebbero seri interventi sul riscaldamento domestico e sulla mobilità. Non esistono la ricerca, l’innovazione, il sostegno alla capitalizzazione delle nuove imprese innovative, la costruzione di un mercato di capitali per le startup sul modello francese, l’unica cosa che ci permetterebbe di sfruttare la tecnologia a nostro vantaggio, anziché subirla. Soprattutto, non esiste un piano per rendere sostenibili i nostri conti pubblici nel prossimo futuro: al governo, banalmente, non frega nulla di quel che succederà tra un anno con le clausole di salvaguardia Iva che ha messo a garanzia dei saldi attuali, figurarsi di quel che succederà alle pensioni tra il 2030 e il 2045, quando il costo previdenziale raggiungerà il suo picco massimo

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