Vincenzo Colla su Cgil, governo, Pd e Tav

Boccia l'esecutivo. Lavora per un sindacato anti-populista e anti-sovranista. Promuove la Torino-Lione perché «per attirare investimenti serve logistica». Il vice di Landini a RomaIncontra.

MARCO DIPAOLA, 9.3.2019 www.lettera43.it

Il sindacalista che ti aspetti, o che ti auguri. Vincenzo Colla, da poche settimane numero due della Cgil, fa il suo esordio pubblico da Enrico Cisnetto a Roma InConTra, confermando appieno le attese di chi lo identificava in stile e contenuti come l’anti-Landini. Solido e dialogante, pacato ma con le idee chiare, "penna bianca” Colla – per quei capelli a spazzola ordinati e perfettamente bianchi – abbina la concretezza che gli deriva da una lunga carriera sindacale vissuta nell’Emilia vera, quella molto più rossa di ora, all’indole moderata che lo porta a prediligere il dialogo allo scontro frontale.

Scorza dura e toni pacati, insomma, propri di chi predilige il noi all’io, di chi tiene più alla ditta – per dirla alla Bersani, con cui Colla condivide più della semplice origine piacentina – che al successo personale. «Io e Landini abbiamo fatto la cosa giusta. Non volevo rompere la mia organizzazione e alla fine qualcuno si doveva fermare, mi son fermato io», rivela Colla a proposito dell’accordo tra i due che ha deciso l’ultimo congresso Cgil, dopo un testa a testa da filo di lana. «Abbiamo scelto di portare avanti questo progetto insieme, alla fine di un congresso che ha coinvolto oltre 2 milioni di persone», dice sapendo che sono molte, e non solo di natura caratteriale, le cose che lo rendono almeno un po’ distante dal populista Landini.

COLLA: «LA MIA CGIL DEVE ESSERE ANTI-SOVRANISTA E ANTI-POPULISTA»

Che c’entri anche il loro diverso rapporto con il Pd? Colla rivela solo di aver votato alle Primarie, ma mantiene segreta la sua preferenza. E se è ancora troppo presto per parlare di un blocco sociale a sinistra che torna a unirsi, anche politicamente, è già un segnale che il movimentismo di Landini pare stia lasciando il passo a una linea più riformista. Se questa evoluzione ci sarà, il merito sarà anche e soprattutto di Colla che sul punto pare non avere affatto dubbi: «La mia Cgil deve essere anti-sovranista e anti-populista, la cosa peggiore per un sindacalista è non dire la verità alla sua gente. E la verità è che ho il timore che questo governo porti il Paese a sbattere». Una presa di distanza netta, che toglie i dubbi persino sulle simpatie grilline che invece da tante parti erano state attribuite a Landini.

Il mio voto al governo è una netta insufficienza. La legge finanziaria è tutta spesa corrente, quando invece c’è bisogno di investimenti, senza i quali non ci sono crescita e lavoro

VINCENZO COLLA

UN SINDACALISTA "INDUSTRIALISTA"

«Il mio voto al governo è una netta insufficienza», ribadisce il vice segretario generale, «la legge finanziaria è tutta spesa corrente, quando invece c’è bisogno di investimenti, senza i quali non ci sono crescita e lavoro». E qui che Colla entra nel suo campo, sciorinando uno dopo l’altro gli argomenti a lui più cari: il ritorno alle filiere produttive e alle grandi catene del valore, l’attenzione alla logistica che sta pian piano finendo tutta in mani cinesi (a partire dal porto di Savona). E ancora: il costo dell’energia, il siderurgico, la sinergia virtuosa tra pubblico e privato, e le infrastrutture a partire dalla Tav su cui Colla sembra quasi sbalordito dalle posizioni contrarie: «Altroché se ci deve essere la Tav! L’alta velocità è libertà di muoversi, multiculturalità, integrazione. Per attirare gli investimenti ci vuole la logistica. Non farla sarebbe un errore strategico anche dal punto di vista ambientale, dobbiamo spostare i trasporti dalla gomma ai binari». Insomma, Colla è un sindacalista “industrialista”, che capisce le ragioni delle imprese e degli imprenditori, un keynesiano che ha letto Keynes.

E su questi temi vien fuori l’anima da sindacalista appassionato, che vuol lottare per evitare il rischio che le future generazioni vivano solo di ricordi, di quando l’Italia era (ed ancora è) la seconda manifattura d’Europa. «Basta sgravi a pioggia», è il monito del vice segretario generale Cgil, «è già piovuto abbastanza! Le politiche del governo hanno respiro fino a maggio, non si può progettare un Paese per campagne elettorali. Prima o poi il Paese presenterà il conto, anche a livello elettorale». Peccato che la recessione non aspetti le prossime Europee, da cui ci dividono più di 80 giorni, un’eternità per un Paese bloccato. Chissà se in questo periodo il sindacato tornerà a farsi sentire con forza, magari convergendo su alcuni temi con gli imprenditori, e se la politica metterà da parte una volta per tutte la cultura della disintermediazione, che tante vittime ha mietuto soprattutto sinistra, a partire da Matteo Renzi. E chissà se Colla riuscirà a guidare, anche da numero due, una nuova stagione riformisista della Cgil: con Landini senza se e con molti ma.

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