Salvini e Di Maio divisi solo sui valori negoziabili.Ci scrive Giachetti

la situazione politica continua a essere confusa e la ripresa economica continua a essere un auspicio, senza provvedimenti validi.

Lettere Direttore 27 Marzo 2019 alle 06:00 www.ilfoglio.it

1-Al direttore - Ok Ramy adesso però niente atti di eroismo fino a dopo le europee.

Giuseppe De Filippi

  

Il governo you sòla.

  

2-Al direttore - Caro Cerasa, ho visto ieri sul sito del Foglio che alcuni commentatori, rispetto alla scelta dei sostenitori della mia mozione di astenerci nella prima direzione del Pd di Zingaretti, si sono chiesti se non ci sia il rischio che la minoranza del Pd oggi faccia quello che faceva ieri la minoranza del Pd al tempo di Renzi. Dobbiamo intenderci: un conto è il fuoco amico, un altro conto è la normalizzazione di un partito. Noi siamo sempre stati, e continuiamo ad essere, contrari al fuoco amico e infatti abbiamo sempre rispettato e continueremo a rispettare le decisioni che democraticamente vengono assunte nei nostri organi. Ma le cose devono essere chiare: noi ci batteremmo contro l’apertura delle nostre liste a esponenti di Mdp, contro scelte che non condividiamo ma poi, una volta prese, le rispettiamo. Un altro conto è la libertà di esprimere la nostra opinione, e – se del caso – il nostro dissenso, rispetto a tali scelte. Siamo minoranza ma non saremo mai opposizione.

Roberto Giachetti, deputato del Pd

        

3-Al direttore - All’indomani delle elezioni in Basilicata si discetta sul loro esito con gli analisti dei flussi elettorali e retroscenisti delle pagine politiche. Una cosa è certa: in Basilicata ha vinto il centrodestra e ha perso il centrosinistra, dopo quasi un quarto di secolo. Quanto alla vicenda della tenuta del governo, è chiaro che, finché Salvini potrà sfruttare la visibilità per l’inadeguatezza dei pentastellati, continuerà ancora per tanto tempo. Tra l’altro Salvini in questa situazione può sfruttare la politica dei due forni, per la debolezza di un centrodestra che, di fatto, non esiste più. Una cosa è certa: la situazione politica continua a essere confusa e la ripresa economica continua a essere un auspicio, senza provvedimenti validi.

Giovanni Attinà

    

La situazione è confusa, la ripresa economica non ci sarà, il governo non ne combina una giusta ma più passa il tempo e più è evidente che la distanza tra Salvini e Di Maio esiste solo sui valori negoziabili.

  

4-Al direttore - Egr. sig. Yang Han, nei giorni scorsi ho appreso con stupore del tono minaccioso da lei utilizzato nei confronti della giornalista del Foglio Giulia Pompili, durante il ricevimento al Quirinale in occasione della visita in Italia del presidente Xi Jinping. Non avendo letto alcuna sua smentita a quelle affermazioni, sono a rappresentarle la mia indignazione, da semplice cittadino italiano, per il suo comportamento: spero con il tempo lei potrà ben comprendere, nel nostro paese, il valore incomprimibile della libertà di stampa e di opinione, fondamento di ogni democrazia che lei evidentemente non ha mai conosciuto e praticato.

Gianluca Borghi

  

5-Al direttore - Caro Cerasa, in questi giorni si è discussa la mozione di sfiducia individuale contro il ministro Toninelli. Questo episodio ha risvegliato in me lontani ricordi universitari. Qualche giorno prima del mio esame di Diritto costituzionale, nell’ottobre del 1995, fu proposta una mozione di sfiducia individuale nei confronti del ministro della Giustizia, Filippo Mancuso. La mozione di sfiducia è un atto attraverso il quale il Parlamento, manifesta il venir meno del rapporto fiduciario con il governo. L’ammissibilità di tale mozione individuale fu ammessa e chiarita dalla Corte costituzionale, in quanto non contemplata espressamente dalla Costituzione che prevedeva ai sensi dell’art. 94, solo che “il governo deve avere la fiducia delle due Camere; ciascuna Camera può revocare la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale; la mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera nella quale è presentata e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla presentazione”. Ricordo che in quei giorni il mio professore di Diritto, durante l’esame, chiedeva a noi studenti se fosse ammissibile. Ci aiutò la Corte costituzionale con sentenza n. 7, ma purtroppo solo a Gennaio del 1996. Ricordo come se fosse ora la mia risposta: la ritenevo ammissibile perché era l’unico modo di preservare il rapporto fiduciario tra Parlamento e governo nel caso fosse minato dal comportamento di un singolo ministro. Anche se non previsto dalla Costituzione, mi appellai all’art. 95 che trovai di supporto nella parte in cui si diceva che i ministri erano responsabili individualmente degli atti dei loro dicasteri. Certe volte questo basilare principio di responsabilità individuale sembra essere dimenticato.

Andrea Zirilli

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