La mappa delle alleanze in Forza Italia

La nomina di Mara Carfagna e Giovanni Toti a coordinatori ha aperto un risiko in Fi. Con la vicepresidente della Camera si schierano il Sud e i big tradizionalisti. Col governatore ligure gli amministratori del Nord e le imprese. La fotografia.

Stefano Caviglia 25.6. 2019 www.lettera43.it

AMara Carfagna il Sud e i parlamentari di maggior peso nazionale. A Giovanni Toti gli amministratori del Nord e il mondo delle imprese. La divisione è un po’ rozza, perché in ognuno dei due campi ci sono sfumature ed eccezioni (in un quadro, oltretutto, ancora molto fluido). Ma a grandi linee è questa la fotografia di Forza Italia, divisa tra i due neo-coordinatori azzurri che rappresentano le diverse anime del partito. E che puntano a raccogliere l’eredità di B.

IN ATTESA DEL CONGRESSO

Dopo mille falsi allarmi, stavolta la successione al trono sembrerebbe iniziata davvero e, se le promesse saranno mantenute, anche i più riluttanti dovranno alla fine schierarsi da una parte o dall’altra. Così, per capire che cosa potrà succedere nel prossimo congresso cui spetta l’arduo compito di trasformare quella che è sempre stata una monarchia assoluta in un partito contendibile (in cui si fa strada, secondo indiscrezioni raccolte da Lettera43.it, l’idea di un simbolo senza il nome di Berlusconi) bisogna tenere d’occhio affinità politiche, amicizie personali e filiere di potere.

IL DUELLO CARFAGNA-TOTI SI GIOCA SU SALVINI

Sostenitrice di una posizione decisamente più guardinga nei confronti della Lega rispetto a quella di Toti, Mara Carfagna appare sulla carta in leggero vantaggio. Può contare sull’appoggio generalizzato del Mezzogiorno (dove il partito ha più del 12% dei consensi, un livello nettamente più alto della media nazionale, anche se il Nord è più popoloso), e soprattutto rappresenta una maggiore continuità con la gestione berlusconiana, cosa che potrebbe portarle il sostegno dei molti che hanno vissuto la richiesta del governatore della Liguria di voltare pagina come un mezzo tradimento.

IL SUD E I BIG “TRADIZIONALISTI” CON MARA

Saranno sicuramente con lei la Sicilia del presidente dell’Assemblea regionale Gianfranco Micciché e la sua Campania dove può contare, fra l’altro, sul sostegno della fidanzata di Berlusconi Francesca Pascale. Ma a favore della deputata salernitana sembrano pronti a schierarsi anche diversi big nazionali non meridionali, come l’ex ministro, oggi deputato, Renato Brunetta, che non fa mistero della sua diffidenza verso il sovranismo della Lega, e il senatore Paolo Romani, che alle ragioni della cultura liberale potrebbe aggiungere il duro trattamento ricevuto da Salvini quando era in ballo il suo nome per la presidenza del Senato. Dalla stessa parte sarà quasi certamente anche Claudio Scajola, oggi sindaco di Imperia, che con Toti è in rapporti tutt’altro che amichevoli per via delle liste della Liguria alle scorse Politiche (e potrebbe avere un peso rilevante in caso di primarie, vista la sua capacità di mobilitazione).

LA PATTUGLIA DI AMMINISTRATORI DEL NORD

Sul fronte opposto c’è uno schieramento fatto soprattutto di amministratori locali del Nord che vedono in un’alleanza stretta con la Lega lo sbocco naturale della storia di Forza Italia. In prima fila c’è il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, cui si affianca il movimento Sì Tav di Bartolomeo (Mino) Giachino. Lo stesso discorso dovrebbe valere per i numerosi amministratori locali di comuni e province del Nord eletti grazie all’alleanza fra Forza Italia e la Lega, come il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza. Quello di Venezia, Luigi Brugnaro è stato eletto nel 2015 senza il sostegno della Lega ma pare anche lui dalla parte di Toti, forse anche per via del solido rapporto costruito nel frattempo con il presidente leghista della Regione, Luca Zaia. Che invece avrebbe qualche attrito con il “suo” segretario.

CON IL GOVERNATORE LIGURE ANCHE GHEDINI E CONFALONIERI

Impossibile dire oggi quanti parlamentari Toti possa avere dalla sua, ma sicuramente sarà fra questi il senatore Sandro Biasotti, già presidente della Liguria una decina d’anni prima di lui. Fra i sostenitori della sua linea dovrebbe esserci anche Niccolò Ghedini, senatore anche lui, nonché storico avvocato di Silvio Berlusconi e delle sue aziende. È in quel tessuto di rapporti fra mondo imprenditoriale e rappresentanza politica del centrodestra che si trova il maggior numero dei sostenitori di Toti. Il più influente è sicuramente il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, che da molti mesi perora con Silvio Berlusconi la causa politica del presidente della Liguria (che proprio in Mediaset ha lavorato quasi vent’anni come giornalista) e neanche 24 ore dopo l’annuncio del nuovo assetto del partito ha compiuto un endorsement in piena regola, facendosi vedere con lui in un ristorante di Roma.

LA POSIZIONE DI GELMINI E BERNINI

Restano da vedere le prossime mosse di altre due big del partito: le capogruppo di Camera e Senato Maria Stella Gelmini e Anna Maria Bernini. Messe da parte le incomprensioni, avevano tentato con Carfagna di lanciare un’Opa sul partito facendo cacciare Toti. Il Cav però avrebbe disinnescato il piano facendo rientrare in gioco Toti. Ai due coordinatori ha poi affiancato proprio Gelmini e Bernini che con Tajani compongono il comitato chiamato a modificare lo statuto del partito. Sfumata la scalata, non è ben chiaro come si collocheranno le due agguerrite capogruppo azzurre: se con Carfagna o il filo-leghista Toti.

LA PATTUGLIA DEGI INDECISI

Il quadro però è ancora fluido. La pattuglia degli azzurri che non hanno deciso come schierarsi è affollata. Da Antonio Tajani (che vede la possibilità di un rinnovo del mandato di presidente del parlamento europeo e ha bisogno di ogni sostegno possibile) al deputato torinese Osvaldo Napoli (che pure sembra in area totiana), ai romani Maurizio Gasparri e Marcello Fiori (influente coordinatore degli enti locali, molto vicino a Tajani). Senza parlare di alcuni esponenti locali come il commissario di Forza Italia in Regione Lombardia Massimiliano Salini che su Facebook ha espresso le sue perplessità sulle manovre di rinnovamento da parte del due coordinatori. «Le decisioni non possono cadere dall’alto ed essere comunicate mediante Facebook», ha scritto Salini, «tanto più senza prima aver parlato con i diretti interessati». A far pendere la bilancia da una parte o dall’altra, alla fine, potrebbero essere proprio loro.

Commento

Massimiliano Salini

18 ore fa

Apprendiamo dai profili social dei due coordinatori nazionali Giovanni Toti e Mara Carfagna di essere stati convocati, non sappiamo né dove né quando, a un incontro per dare seguito alla linea annunciata dal Presidente. Sempre dai social network ci comunicano che siamo invitati “a non assumere decisioni” che abbiano ricadute sul territorio. Rimango sinceramente stupito da questa modalità proprio ora in cui tutti abbiamo evidenziato la necessità di un maggior coinvolgimento e condivisione delle decisioni all’interno di Forza Italia. In questi giorni in Lombardia ci stiamo confrontando fra parlamentari, consiglieri regionali e comunali, amministratori e simpatizzanti per individuare quei temi che voglio diventino la stella polare del nostro fare nei prossimi mesi. Proposte che intendiamo portare al Consiglio nazionale del 13 luglio perché penso che solo partendo dai contenuti possiamo recuperare il nostro elettorato. Le regole vanno bene, sono fondamentali per ripartire, ma tutto va fatto nel rispetto di chi sta già lavorando per il rilancio del partito. Le decisioni non possono cadere dall’alto ed essere comunicate mediante Facebook, tanto più senza prima aver parlato con i diretti interessati.

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