Tafazzi è a livello di sistema

Ecco perché l'Italia si sta avvitando su se stessa

di Domenico Cacopardo, 4.7.2019 www.italiaoggi.it

Vent'anni di bipolarismo ipocrita e fittizio. ci hanno consegnato le massime compromissioni

Non c'è dubbio, l'Italia si sta avvitando su se stessa. Parliamo dell'Italia politica, naturalmente, non dell'Italia produttiva, che, nonostante le normali difficoltà si trova ad affrontare ulteriori difficoltà prodotte da scelte e decisioni politiche, non dell'Italia della cultura, che vive, soprattutto nelle arti figurative, una specie di nuovo Rinascimento, non dell'Italia delle scienze che, nonostante le risorse limitate e non comparabili a quelle che altre nazioni vi destinano, rimane in piedi anche per merito di quegli italiani che, lasciato il territorio nazionale, sono andati a lavorare nelle istituzione scientifiche internazionali o di altre nazioni.

Non l'Italia della sanità che, da un lato, vede la sua industria farmaceutica consolidare il primo posto in Europa in danno dei tedeschi, e, dall'altro, trova nel triangolo Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna un'area di livello assoluto, sia sul piano dell'assistenza che su quello della qualità del corpo sanitario.

 

L'Italia della politica non incarna né esprime l'Italia vera, quelle delle realtà produttive, dei giovani studiosi, dei creatori di ricchezza, anzi, in gran parte incarna l'Italia degli sconfitti dalla vita e dalla professione, i perdenti, che si rivolgono allo Stato per ottenere quei sussidi, quei sostegni che non sanno o vogliono procurarsi legalmente da soli.

Un'Italia di odiatori di chi ha avuto e ha successo, di chi lavora e produce, di chi sa. Evidentemente, ci sono stati errori e misfatti politici che hanno condotto l'Italia della cooperazione sociale, delle intese imprenditori-sindacati, delle politiche concertate, dello sviluppo del Mezzogiorno sul binario morto sul quale oggi si trova.

Se ci guardiamo intorno vediamo in giro e ai vertici tanti Tafazzi (il personaggio involontariamente autolesionista inventato da Carlo Turati e interpretato da Giacomo Poretti).

A sinistra, per esempio, Nicola Zingaretti, un mediocre scelto da mediocri difensori dei loro minuscoli orticelli, non ha il coraggio di rivendicare l'efficace politica migratoria del Pd Marco Minniti, quando presidente del consiglio era Paolo Gentiloni, né il coraggio di bocciarla. Scompare Zingaretti dalla scena e lascia Orlando, un ectoplasma rientrato brevemente in un cono di luce, a non gestire una questione, la Questione che più interessa oggi e ora gli italiani.

A Palazzo Chigi, ci si vanta della bocciatura dell'unico candidato alla presidenza dell'Unione, Frans Timmermans, che avrebbe sostenuto una linea mite e comprensiva nei confronti dell'Italia, e di avere condotto al potere comunitario personaggi di cui si conosce l'inflessibilità.

E così i tanti Tafazzi in giro, per l'eterogenesi dei fini, finiranno per compensarsi, lasciando l'Italia nel mezzo del guado, di fronte ai suoi problemi di sempre, di cui nessuno ha la voglia e la capacità di occuparsi. Parliamo della produttività e della correlata competitività in calo da qualche decennio che continueranno a sprofondare rendendo sempre più difficile sopravvivere nella competizione internazionale.

Nulla è come sembra o come dovrebbe essere. Vent' anni di bipolarismo ipocrita e fittizio ci hanno consegnato le massime compromissioni e quadri dirigenti espressi dalle varie protezioni.

Non si riscontra in nessun posto un approccio pragmatico e riformista alla crisi, solo l'apparire di temi drammatizzati ed evasivi rispetto ai nodi fondamentali del sistema, eppure occorre andare avanti («Scarpe rotte eppur bisogna andar», cantavano gli Alpini della Julia durante la ritirata russa).

Lavorando ognuno nel proprio campo, per fare il proprio dovere, nell'interesse personale e collettivo, anche di chi ha alzato le braccia accontentandosi del salario di nullafacenza: il posteggiatore del Lido di Marsala, che frequento da anni, ha smesso di lavorare. Aveva ricevuto il reddito di cittadinanza, ma aveva continuato a svolgere il suo mestiere. Un «amico», però, l'ha denunziato e, quindi, ha dovuto definitivamente smettere.

Un piccolo esempio di effetti distorsivi di una concezione parassitaria e antiproduttiva.

Cercando rogna, i 5Stelle hanno riestratto dalla loro poco capiente scarsella di idee l'Ilva di Taranto (la deindustrializzazione avanza felice insieme alla decrescita) e le Autostrade (anche qui la revoca della concessione con i relativi costi per il bilancio dello Stato), si avvicina.

Se il tafazzismo impera, non impererà a lungo. Ogni tafazzismo muore di autocombustione o di autoconsunsione. Il guaio è che non c'è chi possa raccogliere i resti del Paese per ricostruirlo.

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