Un branco di cultori della ignoranza e faciloneria

Un branco di cultori dell'ignoranza e della faciloneria, che non riesco a definire meglio che come la platea degli amici del bar dello sport

di Mauro Mellini L'Opinione 12.7. www.italiaoggi.it

L'ho detto, l'ho scritto e lo ripeto. Una riforma della giustizia, in sé difficilissima, perché deve essere vera riforma e fare che la giustizia ne risulti almeno un po' più giustamente realizzata da questa gente, da un Alfonso Bonafede e da quella muta di cani arrabbiati che abbaiano e poi si mordono tra loro, che si è costretti a considerare il nostro Governo e la sua maggioranza parlamentare, è cosa che mi fa paura più della giustizia così com'è. Un branco di cultori dell'ignoranza e della faciloneria, che non riesco a definire meglio che come la platea degli amici del bar dello sport, con il loro sapere di tutto e di più con la loro supponenza di volerlo imporre come la via facile per salvare l'umanità, è un branco che «dove tocca, brucia». Senza nemmeno, con ciò, liberarci dei rottami.

Pensavo a tutto ciò ed alla difficoltà di riassumerlo in poche righe l'altra sera, per rispondere a un mio caro amico e collega che dagli Stati Uniti d'America, dove si trova, spero, godendosi una bella vacanza (ma credo abbia motivi di lavoro!), mi ha scritto chiedendomi che cosa ne penso della proposta di Bonafede di istituire «una piattaforma web dove poter segnalare comportamenti scorretti dei magistrati, aperta a soggetti qualificati». È incredibile come la speranza (che è una virtù che quando c'era la religione cattolica mi pare si dovesse definire «virtù teologale») sarà pure teologale, ma non è davvero razionale. L'ottimismo aiuta a vivere bene o quasi, ma è spesso la strada delle nostre peggiori fesserie (scusa Ciccio).

 

«Aperta» a «soggetti qualificati». Non per difendere la mia qualità di soggetto inevitabilmente squalificato, ma ve lo immaginate voi l'«albo» dei soggetti qualificati istituito, scritto e aggiornato da questi discepoli di Bonafede già pronti ad escludersene reciprocamente? E, poi, l'essere «qualificato» non dovrebbe significare essere «selezionato»? Posso, poi, immaginare quali sarebbero le doglianze che vi sarebbero registrate. Della massa delle porcherie che macchiano la giustizia del nostro Paese (e prima ancora le intelligenze e le coscienze) finirebbero in questa sentina telematica degli orrori, non certo le porcherie più vere e più gravi. Non voglio essere, al contrario di Ciccio, un pessimista quasi menagramo, ma credo che vi finirebbero iscritti assai di più casi semplicemente mal compresi da Parti ed Avvocati. E intanto, altre cento e passa leggi e regolamenti.

E, poi, al solito che se ne farebbe di quella grossa pattumiera, ammettendo che riuscisse ad essere tale? A vagliarne l'attendibilità delle lamentele quanti Palamara occuperebbero stabilmente poltrone e strapuntini lottizzati per correnti della indipendenza della Magistratura? Certo, un ennesimo ente inutile.

Il difetto sta nel manico. Non è con le trovate di un Bonafede (se anche in buona fede) che si rimedia alle nostre sciagure. Gino Bartali diceva «l'è tutto da rifare». Purtroppo è così. L'autogoverno ribelle ed astioso della Magistratura è fallito. È una sommatoria di bugie capaci solo di opprimere ancor più l'indipendenza della ragione, della scienza, della coscienza. Quella dei singoli giudici. Ce ne saranno pure che non ne sono privi.

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