800 RIDER CONTRO IL DECRETO. Grave rischio di soffocare questo settore produttivo

 Un folto gruppo di ciclofattorini che lavorano per diverse imprese operanti mediante piattaforma digitale protesta contro la nuova normativa che il Governo e il Parlamento stanno varando,

12.11.2019 www.pietroichino.it

con l’intento di proteggere i loro interessi economici, ma col grave rischio di soffocare questo settore produttivo

Per proteggere i rider si aboliscono le collaborazioni autonome; e Rider contro il decreto, lettera di un ciclofattorino sullo stesso tema del giorno successivo .

.

No al divieto di cottimo, no alla subordinazione 800 riders contro questo decreto

Egregi componenti del Governo e del Parlamento italiano,

a scrivervi questa lettera aperta sono più di 800 riders da tutta Italia (e il numero dei

firmatari è in costante aumento). Collaboriamo con tutte le principali piattaforme:

Deliveroo, Glovo, Uber Eats, Just Eat. Molti di noi collaborano con più di una

contemporaneamente. Da mesi, anzi anni ormai siamo al centro di promesse e polemiche

di ogni tipo, ma ci sembra che l’unica voce a non essere stata ascoltata sia proprio la

nostra. In passato, in ‘nome’ dei riders sono stati ascoltati e intervistati personaggi che

non ci rappresentano e che hanno difeso forse i propri interessi, non certo i nostri. La

stragrande maggioranza dei riders con quei personaggi non ha nulla a che fare, e vi

scriviamo per questo: per fare sentire finalmente la nostra voce. La voce, cioè, di chi il

rider lo fa davvero.

Siamo arrabbiati. E lo siamo perché, del nostro lavoro, nessuno di voi sembra avere

capito nulla. Forse è anche colpa nostra, che fino ad oggi non ci siamo fatti sentire a

sufficienza. Ebbene: è arrivato il tempo di rimediare. Le norme contenute nel decreto per

la “tutela del lavoro”, in discussione al Senato, non solo non migliorano le nostre

condizioni di lavoro: le peggiorano. Le dichiarazioni della Ministra Catalfo, che

vorrebbe addirittura vietare il cottimo ed equipararci a lavoratori subordinati,

peggiorano ulteriormente la situazione.

Partiamo da un presupposto: ‘cottimo’ non è una parolaccia. Il cottimo è una delle

forme di retribuzione previste dal nostro Codice civile, e per un lavoro come il nostro è la

forma più meritocratica che ci sia. Che ci sia un minimo garantito può andare bene in

alcune fasce orarie in cui diamo la nostra disponibilità senza ricevere proposte di

consegna, ma il cottimo resta per noi la garanzia di poter guadagnare. Introdurre un

minimo orario “prevalente”, o addirittura esclusivo, rischia di diminuire i nostri

compensi, invece che aumentarli, facendo perdere il lavoro a molti di noi.

Non parliamo poi della subordinazione. Abbiamo scelto questo lavoro proprio per

poter scegliere se, quando e per quanto lavorare, potendo cambiare idea anche

all’ultimo secondo o rifiutare le proposte di consegna che ci vengono fatte. Non

baratteremmo questa libertà per nessuna garanzia, e il 90% di noi non accetterebbe

un lavoro subordinato, perché quella di rider è un’attività secondaria a un altra

attività a tempo pieno.

Egregi componenti del Governo e del Parlamento italiano, la fretta è cattiva consigliera.

State rischiando di distruggere un intero settore e di peggiorare la vita a migliaia di

persone, con la vostra demagogia. Fermatevi, e ascoltateci. Il nostro lavoro non è

perfetto e sono molte le tutele di cui avremmo realmente bisogno: dalla trasparenza sul

funzionamento dei sistemi di ranking e sulla struttura dei guadagni alla portabilità della

reputazione, dai corsi di sicurezza stradale alla distribuzione di caschi e luci di sicurezza

per chi va in bici. Lavoriamo su nuove soluzioni all’altezza della sfida, e lasciamo perdere

provvedimenti demagogici e dannosi.

Vi ringraziamo per l’attenzione che ci riserverete e restiamo a vostra disposizione per un

confronto su quanto descritto, e in generale sul nostro lavoro.

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