Anche la Lega è d'accordo: intesa sul proporzionale che libera tutti i partiti

Il Carroccio col 35% non potrebbe essere escluso dal governo. E le alleanze si faranno in base ai voti

Augusto Minzolini - Dom, 08/12/2019 ilgiornale,it

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Venerdì mattina, mentre i renziani minacciavano la crisi su plastic e sugar tax, nel corridoio del governo adiacente al Transatlantico di Montecitorio, un serafico Dario Franceschini, cioè l'uomo forte del Pd nel Conte due, era preso da ben altro, dalla stagione nuova che verrà.

«Quante volte si parla di crisi di governo, solo per minacciarla?!», osservava: «Basterebbe rifletterci un po': su una manovra di 30 miliardi di euro si può fare la crisi per 200 milioni?!». E infatti l'attenzione del ministro per i Beni culturali era concentrata su un tema diverso: «La cosa importante è la legge elettorale. Ormai siamo avanti, la scelta proporzionale è fatta, incardineremo il provvedimento in Parlamento entro questo mese e tutti i partiti e i protagonisti della politica dovranno immaginare nuove strategie. Anche Salvini credo si stia convincendo che il proporzionale potrebbe convenire anche a lui: intanto il 35% di cui lo accreditano i sondaggi sarà tutto suo, non dovrà dividerlo con nessuno sull'altare delle alleanze; e, comunque, anche nel sistema proporzionale non si può in ogni caso prescindere da una forza del 35%. Inoltre con una legge elettorale di questo tipo si liberano tutti. Forza Italia non sarà più obbligata ad andare con Salvini. E noi non dovremo più andare per forza con Renzi. Tana libera tutti e torniamo giovani». Nelle stesse ore in Transatlantico il ministro grillino per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, si lasciava andare più o meno agli stessi ragionamenti. «Entro fine anno confermava incardineremo la legge. Poi ci vorrà un po' di tempo per l'approvazione. Ma io penso che una nuova legge elettorale stabilizzerà il quadro politico. Tutti dovranno mettere da parte i piani di un tempo e fare nuovi calcoli».

E già, si torna a qualche decennio fa, a quando un giovane Dario Franceschini muoveva i primi passi in politica. In fondo dopo 25 anni di maggioritario anche Antonio Di Pietro ha ammesso di avere una certa nostalgia per la Prima Repubblica. E che il treno sia partito lo dimostra anche l'atteggiamento della Lega che ha solo recapitato un messaggio all'attuale maggioranza di governo: sulla legge elettorale va bene tutto, meno il doppio turno. La conferma la offre il presidente della commissione Ambiente della Camera, il leghista Alessandro Benvenuto. «Si confida noi abbiamo detto no solo al doppio turno. Se ci sta bene il proporzionale? E perché no! Con il 35% non ci può emarginare nessuno. E con il proporzionale non dovremmo neppure porci il problema di farci carico di altri. Non è poco».

Siamo alle porte, quindi, di una mezza rivoluzione. Un lungo elenco di persone si dovrà ripensare. Tutti i partiti conteranno per il reale peso che hanno sul piano elettorale. Non ci saranno più partiti donatori di sangue, dato che non ci saranno premi elettorali e, quindi, i piccoli partiti non potranno più come un tempo battere cassa, pardon chiedere più seggi, per l'utilità marginale, cioè per il contributo che sulla carta potrebbero dare alla vittoria di uno schieramento sull'altro; anche perché le alleanze, al di là dei liberi propositi che i partiti esprimeranno in campagna elettorale, si faranno sulla base dei voti, a urne chiuse. Queste saranno le nuove regole del gioco politico in entrambe le ipotesi che sono rimaste sul tavolo: sia che si vada verso un proporzionale con soglia di sbarramento (nel caso si proporrà una soglia del 5% per accordarsi sul 4%); sia che si scelga la strada del sistema spagnolo dei piccoli collegi. «Da quanto ne so fa presente il numero due del Pd, Andrea Orlando l'accordo con Salvini lo abbiamo su quest'ultimo modello». Nella maggioranza, però, è più in voga il proporzionale con sbarramento per puro pragmatismo: nell'esame parlamentare della nuova legge le insidie non mancheranno e il modificare il Rosatellum in una legge elettorale proporzionale con soglia di sbarramento è sicuramente più agevole. «Adottando questo modello, infatti, - confida Franceschini bisognerebbe modificare l'attuale legge solo in due-tre punti. In sintesi: bisognerebbe abolire i collegi uninominali maggioritari e innalzare la soglia prevista nel Rosatellum. Insomma, ci sarebbero sicuramente meno votazioni e, quindi, meno rischi di imboscate».

Entrambe le opzioni, comunque, muteranno di molto lo scenario politico. Tutti per vincere o per sopravvivere si dovranno adeguare. Salvini per raggiungere in Parlamento il 51% dei seggi dovrà inventarsi una politica delle alleanze efficace e sarà costretto a cimentarsi nell'arte del compromesso. Carlo Calenda se vorrà superare l'ipotetica soglia dovrà decidere se confluire nel Pd o allearsi con Renzi. Ed è probabile che anche Zingaretti e Bersani si guarderanno negli occhi per valutare se non sia il caso di tornare insieme. O ancora, verrà meno il romanzo dell'elenco dei 20-30 forzisti che saranno garantiti dalla Lega, visto che ogni partito si eleggerà i suoi rappresentanti. Di più, con il proporzionale il Parlamento diventerà più «liquido» e si ridurrà di molto l'arma del ricatto: difficilmente nel nuovo contesto i grillini avrebbero potuto imporre prima alla Lega e, poi, al Pd, una riforma demenziale della prescrizione come quella che entrerà in vigore il prossimo gennaio. E, magari, alla fine si scoprirà anche che il proporzionale con soglia di sbarramento ridurrà in maniera rilevante il numero dei partiti rispetto al maggioritario. In fondo c'erano meno partiti in Parlamento nella Prima Repubblica che non nella Seconda o nella Terza (basta fare i conti alla faccia dei tanti politologi di moda).

Insomma, se l'operazione secondo i propositi andrà in porto, arriveremo alla Quarta Repubblica (secondo un altro calcolo, invece, saremmo solo alla Terza) che magari si avvicinerà più alla Prima che non alle altre due. «Qui sono i ragionamenti di Matteo Renzi andiamo avanti e indietro. Ora hanno deciso di far slittare plastic tax e sugar tax a luglio. Significa che riporrò la questione tra due mesi. Franceschini, da persona intelligente, ha capito che mi sto rompendo le scatole per cui ha visto bene di andare avanti sulla legge elettorale». Ma che relazione c'è tra il proporzionale e il quadro politico? Renzi lo ha spiegato ai suoi: «Sia chiaro se io mi rompo le scatole vado alle elezioni anche con il Rosatellum, ma certamente il proporzionale rimetterebbe in moto i processi politici. Costringerebbe tutti a far funzionare il cervello. Tutti dovrebbero dotarsi di nuove strategie. E in fondo, se si facesse i conti, converrebbe anche a Salvini. Intanto non dovrebbe più sobbarcarsi altri. Inoltre con il 35% nessun equilibrio di governo potrebbe nascere facendo a meno di lui. Senza contare che l'accordo sulla nuova legge elettorale renderebbe meno ostica per lui la strada per arrivare alle elezioni anticipate».

Commenti   

#1 riki 2019-12-10 08:32
Io sono stato sempre un proporzionalista puro e un bicameralista. Non vedo in questo una supremazia del numero.Non è detto che basti avere il 35% per avere il diritto a governare. Il PCI con numeri del genere era all’opposizione. Occorrono invece alleanze su programmi concordati. Sono comunque sempre più convinto che se al fondo non c’è una solida volontà politica di fare, non ci sono meccanismi elettorali che tengano. Berlusconi con maggioranze larghissime ebbe sempre difficoltà a governare ecc. Ciao. B.

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