Il Pd si scopre del tutto nudo di fronte allo stop alla prescrizione

La riforma Bonafede e il tavolo della maggioranza. In gioco, per i dem, c’è anche l’identità di partito riformista-garantista

di Marianna Rizzini10.1.2020 ilfoglio.it lettura2’

Roma. Un vertice di maggioranza (ieri sera), alla presenza del premier Giuseppe Conte e del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, per decidere che cosa fare (o non fare). In gioco c’è l’urgenza di attutire (per non dire cancellare) l’effetto della riforma Bonafede, lo stop alla prescrizione entrato in vigore il primo gennaio tra le proteste delle Camere penali e di chi, da osservatore o da addetto, ha sottolineato l’orrore potenziale di un “processo senza fine” e la discesa in un gorgo di disequilibrio tra poteri, non in linea con i princìpi di uno stato di diritto.

C’è chi attende un passo dal premier, in direzione contraria a quella degli oltranzisti del giustizialismo a Cinque stelle, e chi – in vista della discussione in commissione Giustizia di martedì prossimo delle proposte di legge sulla riforma della prescrizione, tra cui quella del Pd – spera in un “segnale concreto” del ministro, segnale che permetta l’avvio della discussione, come scriveva il deputato pd Alfredo Bazoli (ieri presente al vertice), in una lettera a questo giornale.

E però, dice la deputata pd Enza Bruno Bossio, “il punto vero, che il mio partito dovrebbe affrontare, in questo day after dello stato di diritto, è un altro: chiediamoci davvero se ‘siamo garantisti o siamo giustizialisti’? Se siamo garantisti, non soltanto non può passare sotto silenzio il blocco della prescrizione, ma dobbiamo dire a voce alta che questo tema non può diventare uno tra i tanti, oggetto come tanti di negoziazione in una trattativa di maggioranza. Ci sono cose non negoziabili, siamo a un punto di non ritorno: non può passare l’idea che la prescrizione serva ai colpevoli e a chi vuole sfuggire alla legge. E’ una battaglia culturale”. Se non “de-grillizzi” la maggioranza da pulsioni giustizialiste e populiste, dice Enza Bruno Bossio, rischi di essere grillizzato a tua volta. Che fare, dunque? E’ sufficiente ribadire il dissenso teorico verso la riforma? Basta, in nome della non-crisi con l’alleato, puntare sul contenimento del danno, qualcosa di simile alla formula del “combinare la riforma Bonafede con contromisure”, come dice Bazoli, “atte a scongiurare i rischi di allungamento dei processi”?

E come evitare di essere considerati complici del M5s su una riforma borderline per lo stato di diritto, senza allinearsi del tutto all’opposizione (vedi ddl Costa)? Il dilemma pd corre lungo il confine del male minore. E questi interrogativi, nella giornata di ieri, alla vigilia del vertice, si imponevano a un partito che non può puntare soltanto sulla propria proposta di legge (sospensione della prescrizione di due anni per l’appello, ai quali si possono aggiungere altri sei mesi se c’è il rinnovo dell’istruzione dibattimentale, e di un anno dalla pronuncia della sentenza nei cui confronti è proposto il ricorso in Cassazione, per un totale di tre anni e sei mesi).

Il deputato pd Andrea Romano definisce la questione “di carattere non religioso ma legislativo: dobbiamo concretamente trovare una soluzione che permetta di evitare la trappola di processi infiniti, e la proposta pd la contiene”. Il costituzionalista e deputato pd Stefano Ceccanti – che ha sottolineato più volte l’incostituzionalità della pratica eliminazione della prescrizione, a partire dalla violazione della ragionevole durata del processo garantita dall’articolo 111 della Costituzione, ieri, alla vigilia del vertice, ribadiva: “Non negoziabile è il principio della ragionevole durata dei processi”.

E Walter Verini, responsabile Giustizia del Pd ieri presente al vertice, si diceva in attesa di proposte “serie, concrete e praticabili in tempi rapidi”, da incardinare in un percorso di lavoro sulla riforma del processo penale. In presenza o in assenza del suddetto “segnale”, per il Pd è in gioco l’identità di partito riformista-garantista (e non grillizzato).

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Commenti   

#1 riki 2020-01-10 21:43
“L’idea di Gratteri sulla prescrizione
L’illegittimità costituzionale come grimaldello per il riformismo giudiziario
Per il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, la condizione della giustizia italiana è così mal messa da ritenere preferibile una legge sulla prescrizione contraria alla Costituzione a una pubblica amministrazione che non riesce ad assicurare la ragionevole durata dei processi penali.
L’idea di Gratteri sulla prescrizione
L’illegittimità costituzionale come grimaldello per il riformismo giudiziario”
di Rocco Todero 10 Gennaio 2020 da ilfoglio.it
Direi che siamo, è stato oltrepassato il limite di una casta e per la mancanza di un potere politico serio

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata