Contro i deliri della cartomanzia geopolitica

Un venticello di follia pervade i commenti ostili alla deterrenza militare di Trump. Frivole farneticazioni degli apocalittici senza pezze d’appoggio

di Giuliano Ferrara 10.1. 2020 ilfoglio –lettura6’

commenti 9

Una sensazione di leggera follia accompagna le notizie sul mancato inizio (per ora, o for now come scrive il Financial Times) della Terza guerra mondiale. Ne vedremo delle belle, e cercherò alla fine di affibbiare a questa banale predizione un banale perché. Intanto assistiamo a un curioso balletto. L’Arciduca Francesco Ferdinando è morto in un attentato. Non è arrivata una dichiarazione di guerra, e la dichiarazione di lutto nazionale iraniano ha portato a una carneficina di oltre cinquanta morti nel corso dei funerali. La rappresaglia è stata più che controllata, con il danneggiamento di una pista aerea e poco più in una base irachena che ospita soldati americani e della coalizione. Molti comizi, molti slogan, furbe distrazioni di immense folle, evocazione di un martirio, morte all’America, morte all’entità sionista, ma niente di più. Cose già viste. Logico, nella scala e nella natura dell’illogico, che Trump si affretti a dire “tutto bene” e che dalle due parti si moltiplichino affermazioni ridondanti di belligeranza accompagnate da sortite diplomatiche normalizzanti. In sostanza non è cambiato molto, a parte movimenti destabilizzanti in Iraq e un’attesa infida di nuove mosse di là da venire. Di sicuro c’è solo che un atto di deterrenza a forte caratura, duramente conflittuale, ha per ora, for now, avuto il suo effetto.

  

Siccome però l’opinione internazionale multilateralista e antitrumpiana, i liberal, ha bisogno di argomenti per esercitare una sua deterrenza verbale contro la deterrenza militare che a sorpresa ha avuto un suo modo di manifestarsi, ecco un venticello grottesco di follia che pervade i commenti prevalenti. Ora ci arrivo, ma devo premettere che Trump è con il suo America First! e Me First! il principe dei multilateralisti, il suo è un multilateralismo egocentrico fondato sull’arte del deal, laddove l’unilateralismo di George W. Bush e dei neoconservatori era una strategia occidentalista a solida guida americana, e “imperiale” o geopolitica, aperta a coalizioni di volenterosi. E fino alla eliminazione di Suleimani, e oltre, suppongo, Trump aveva rotto con la strategia di un contrasto occidentale al radicalismo islamista post 11 settembre. Era il comiziante, e lo è, che si preoccupa di ignorare o vuole terminare le endless war, le guerre interminabili che sono lontane in apparenza dall’America. Per un momento, il momento del drone fatale, i trumpiani ortodossi si sono dissociati, richiamando l’isolazionismo come dovere e promessa, e i neoconservatori hanno applaudito a un atto di responsabilità internazionalista foriero di coinvolgimento degli Stati Uniti nel teatro di azione per anni abbandonato con la famosa ritirata obamiana, e con il raddoppio trumpiano.

  

Premesso questo, ecco virgolettati i commenti del paradossale e dell’assurdo. “L’affermazione della deterrenza è solo apparente e temporanea. Il regime di Teheran si è rafforzato e ha imposto al mondo la sua sfilata luttuosa come una grande e terribile risposta. I radicali iraniani sono più forti oggi di ieri, anche se hanno perso uno dei loro capi storici e non lo hanno vendicato se non simbolicamente. Non c’è dubbio che triplicheranno l’aggressività e gli sforzi del grande esercito dei proxy warrior, i miliziani, privati del loro ideatore e monumentale leader martirizzato ma sempre più capaci di agire in Libano, in Yemen, in Siria e in Iraq. La dottrina Suleimani ha il suo trionfo dopo la morte del suo ideatore. Gli americani non avevano calcolato che avrebbero perso l’Iraq e che avrebbero rilanciato la strategia iraniana di espellerli dal medio oriente”. E poi: “La rilegittimazione del regime a furor di popolo è un fattore decisivo, senza quella non sarebbero stati mandati i missili sulle basi irachene. Le conseguenze disastrose della Sarajevo del XXI secolo si faranno sentire, la guerra continua eccetera”.

  

È un delirio frivolo, come si vede. Non hanno voluto twittare la bandiera e approvare una decisione politica opportuna e tardiva di deterrenza forte, alcuni di loro hanno paragonato Suleimani a Cheney, cioè un generale nemico e terrorista a un uomo di stato patriota e internazionalista, ecco che devono giustificare in questo modo penoso, e con argomenti così ridicoli, la dissociazione e il suo gigantesco flop. Il mancato innesco della Terza guerra mondiale, e il minimo ristabilimento di un equilibrio nei rapporti di dissuasione e di forza, diventano il pretesto per argomentazioni sofistiche, e per una previsione di tipo cartomantico su un futuro oscuramente apocalittico. Senza la minima pezza d’appoggio. Ne vedremo invece delle belle, questo è certo, non perché l’America è imperialista e avventurista, tutt’altro, perché semmai la deterrenza Suleimani è stata esercitata all’interno di una guerra vera alla quale ciascuno è rassegnato ma che nessuno ha voglia di combattere con una strategia decisiva, nemmeno Trump e forse nemmeno il Pentagono, malgrado sia chiaro come il sole, e da un paio di decenni, che questa guerra di civiltà finirà (provvisoriamente, ma per generazioni) solo con una Waterloo degli eserciti rivoluzionari islamisti, il giorno in cui cadranno gli ayatollah a Teheran e a Qom.

Commenti

branzanti

10 Gennaio 2020 - 11:15

Rubo un altro spazio per dire semplicemente che la personalità e le azioni di Trump saranno giudicate dalla storia, come accaduto per Hitler e Stalin (secondo me - sul piano esclusivamente umano, non politico - migliori di lui). C'è tuttavia un aspetto positivo da sottolineare, legato alla circostanza che il ruolo e le azioni di Trump stanno velocizzando un percorso di decadenza degli Usa che soli i suoi sostenitori non vedono e che un eventuale secondo mandato, caratterizzato da bieca vendetta ed ulteriori riduzioni di diritti e trasmissione d'odio, non potrà che accelerare. Un decadenza (non credevo mai che avrei scritto un simile concetto) che risulta positiva per il pianeta. Anche perché nella società Usa ci sono forze culturali e sociali che potrebbero davvero, in quel caso, cercare di renderlo un paese vivibile.

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RispondiSkybolt

10 Gennaio 2020 - 11:33

blavo blanzanti glielo dica... che vuoi mettele in Cina e in Lussia!

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Rispondibranzanti

10 Gennaio 2020 - 13:21

Ma no là non posso mettere il cinturone!

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Rispondimarco.taliercio

10 Gennaio 2020 - 10:20

Debbo dire che noto un (comprensibile?) altalenare del mood che traspira negli articoli di Ferrara (persona a cui faccio sempre riferimento; specie per le questioni internazionali) degli ultimi giorni.. Dall’endorsment del primo giorno si è passati ad una molto più marcata moderazione dei toni del secondo (dopo gli attacchi –“telefonati”- alle basi americane) ad un nuovo irrigidimento di oggi. Probabilmente anche a persone come lui la situazione appare tutt’altro che definita (leggi : <<..Ne vedremo invece delle belle, questo è certo,..>>) ed è forse presto per trarre conclusioni su probabili scelte azzardate (guidate, forse, più da ragioni di politica interna) e ritorsioni ancora in divenire. Molto probabile (almeno così pare) è che un “effetto collaterale”, dal nome di tutte le 176 vittime del volo ucraino, sembra già esserci; ..non è già questo abbastanza? Marco

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RispondiGiovanni Attinà

10 Gennaio 2020 - 10:08

L'antipatia verso Trump ha fatto registrare una serie di prese di posizioni incomprensibili tra i governanti occidentali, tra gli editorialisti ed esperti di politica estera e anche a livello di opinione pubblica. Infatti si è cercato di fare passare la tesi degli Usa guerrafondai e dell'Iran , nazione dove quasi la democrazia è di casa, invece di considerarlo un regime islamico che calpesta le regole della democrazia. Evidentemente la sindrome degli affari e del petrolio gioca brutti scherzi a questo mondo occidentale irriconoscibile. Nella vicenda quello da sottolineare riguarda il ruolo del generale iraniano ucciso, nemico giurato degli Usa e autore di stragi di statunitensi e non certo combattente contro l'Isis. Poi sugli Usa bisognerebbe avere memoria storica e ripassare le vicende della prima e delle seconda guerra mondiale per una riconoscenza indelebile nei secoli.

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Risponditamaramerisi@gmail.comtamaramerisi

10 Gennaio 2020 - 09:38

Che tristezza il cocciuto perseverare di Ferrara nel descrivere un Trump che esiste sono nella maligna (altro che frivola!) testa dei liberal, che ideologicamente cercano di demolire l'intero assetto costituzionale Americano, dimostrandosi moralmente corrotti. La affermazione che "Trump aveva rotto con la strategia di un contrasto occidentale al radicalismo islamista post 11 settembre" è talmente assurda da non meritare di essere scritta nel Foglio. Il radicalismo islamista (shiita e sunnita) ha infiltrato in Occidente più mine anti-uomo che combattenti: per demolire il mondo che invidia (americano e Israeliano) ha fatto di noi un campus-minato dove la verità viene menomata senza pietà dalla più grande bugia del secolo dopo quella comunista, quella Palestinese. Trump è il solo leader nel mondo (e Bibi) che la combatte. Altra falsa notizia è un ritiro di Trump da Medio Oriente. La menomazione occidentale è il fanatismo irreligioso e censore dei liberal, la nuova chiesa di Torquemada.

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RispondiSkybolt

10 Gennaio 2020 - 11:37

Gentile Tamara, siamo sempre in campagna elettorale. Si dice male di suocere perchè nuore non si adombrino visto che pensano a cognati che potrebbero (già il fatto che potrebbero, mamma mia!) intestarsi la principale fabbrica della Ditta. New normal, purtoppo. Povero Paese mio, da tutto è fazione a tutto è frazione.

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Rispondibranzanti

10 Gennaio 2020 - 07:41

Che dire? Un paese che in 232 anni di esistenza (dall'approvazione della costituzione) ha conosciuto solo 16 anni senza guerre, qualche dubbio lo pone. Che ci sia una propensione genetica al conflitto?

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Rispondigiusgiand

10 Gennaio 2020 - 09:23

Che dire? Te lo dico io cosa dire. E pensare prima di dire, magari. Che senza 5 anni di anni di guerra di questo popolo "geneticamente propenso al conflitto" saremmo qui sotto la cappa del Reich millenario oppure – meglio o peggio fai tu – dell'Impero Sovietico.

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Rispondiayler

10 Gennaio 2020 - 08:40

Deve capire, le loro guerre sono sempre per la libertà e la democrazia, al punto che qualche volta si inventano anche i motivi. E poi sono molto bravi a piangersi addosso se qualcuno non è d'accordo e reagisce.

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RispondiGiovanni

10 Gennaio 2020 - 08:17

Be', in 2500 anni di storia l'Europa è stata costantemente in guerra e con le ultime due guerre mondiali abbiamo raggiunto il record di 130 milioni di morti. Forse anche qualcosina in più. Possiamo senz'altro dire che siamo guerrafondai record e gli USA in questo campo ci fanno un baffo.

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RispondiSkybolt

10 Gennaio 2020 - 11:41

Sommessamente aggiungerei che, da quando esiste, l'Italia o la sua idea, dal 1848, ha sempre fatto guerre d'aggressione. Prego controllare. E non mi si citi la seconda guerra d'indipendenza e la dichiarazione di guerra austriaca: abbiamo messo l'esercito in posizione d'attacco, ci hanno prevenuto.

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