L’alleanza contro gli stronzi. Segni di riscossa liberale contro il pensiero unico del populista collettivo

Il Financial Times invita i liberali a darsi una mossa per fermare la destra nazionalista e la sinistra radicale. Ma mentre sappiamo bene chi sono i demagoghi, è più complicato individuare chi sta dall’altra parte

Christian Rocca, 14.5.2020 linkiesta.it lettura3’

Il virus corona certo non ha aiutato la riscossa dei liberali, già travolti prima della pandemia dall’ascesa del pensiero unico del populista collettivo, non importa se di destra o di sinistra perché tra i primi e i secondi cambia qualche tono ma tutto sommato la sostanza è la stessa. Salvini e Di Maio, Trump e Putin, Bagnai e Fassina, Crimi e Boccia, Di Battista e Emiliano, Gasparri e De Magistris, Belpietro e Travaglio hanno molti più punti in comune tra di loro che con i liberali, così come Johnson e Corbyn hanno entrambi portato la Gran Bretagna a uscire dall’Europa e i Tea Party e Bernie Sanders hanno demolito insieme la tradizionale politica americana.

L’ascesa dei demagoghi del popolo incontra due notevoli resistenze in Emmanuel Macron e Angela Merkel, il famigerato asse franco-tedesco trasformatosi nell’ultimo pilastro dell’occidente libero in attesa delle elezioni americane di novembre.

Il Financial Times, con Gideon Rachman, adesso invita i liberali a riprendere la battaglia contro i sovranisti e i populisti, ricordando che è il caso di mettere da parte la definizione cara al poeta Robert Frost secondo cui un liberal è una persona di così ampie vedute da ritenere sconveniente parteggiare per la propria parte. Forse, sostiene Rachman, è arrivato il momento di dimenticarsi questa proverbiale tolleranza liberale e di prepararsi a rispondere alla minaccia.

La strada è quella che su queste colonne abbiamo più volte definito «alleanza contro gli stronzi», ma mentre è facile riconoscere i populisti, individuare i liberali non lo è altrettanto, visto che la definizione cambia a seconda della latitudine.

Nell’Europa che ha conosciuto i partiti comunisti e socialisti, comprese le dittature del popolo, i liberali sono considerati di destra, perché in Parlamento siedono a destra dei socialisti. Negli Stati Uniti, dove il socialismo non ha mai fatto presa, i liberal invece sono tradizionalmente l’ala progressista del Partito democratico, seduti alla sinistra dei conservatori.

La definizione autentica in realtà è quella americana, perché i liberali nascono in un’Europa pre-socialista per contrastare il potere assoluto dei monarchi e per questo nei primi parlamenti costituzionali si sedettero alla sinistra degli uomini fedeli al Re e in contrapposizione ai conservatori.

Oggi, infine, i liberali vengono identificati con i liberisti pro mercato, quando come è noto esistono i liberalsocialisti, i riformatori e i libertari che sui temi economici sono decisamente meno radicali dei liberisti.

Ma questo è proprio uno dei grandi successi intellettuali dei populisti di sinistra e di destra, essere riusciti a etichettare con il marchio dell’infamia neoliberista Tony Blair e Bill Clinton, Joe Biden e qualsiasi personalità della sinistra liberale, in Italia è toccato a Matteo Renzi, che abbia provato a conciliare progresso e innovazione, stato e mercato.

La battaglia dei liberali contro i populisti è asimmetrica e al momento il risultato pare anche segnato perché, come ricorda ancora Rachman sul Financial Times, i populisti sono mossi dalla ferocia contro i liberali, mentre il punto stesso dell’essere liberali è esattamente quello di non credere nella distruzione dei nemici

Christian Rocca- inkiesta

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