Bentistà. I debiti sul groppone, i compiti da fare e l’illusione dello stato imprenditore

Il piacere dell'onestà sul Recovery Fund. Non sciupare il denaro che riceveremo. Appunti

di Marco Bentivogli, 31.7.2020 ilfoglio.it lettura 4’

Con questo articolo parte "Bentistà" la rubrica di Marco Bentivogli, sindacalista e già segretario della Fim Cisl

Non è importante se ciò che dico è vero, ma se qualcuno ci crede. Hao Jingfang

Le stime del calo del nostro pil oscillano tra l’8 e il 14 per cento. L’Europa contabilizza due milioni di nuovi disoccupati solo in Italia. Il debito andrà oltre il 154 per cento del pil e c’è chi arriva a ipotizzare che arrivi al 164 per cento. Il fabbisogno dello stato nei primi tre mesi dell’anno è stato di 100 miliardi di euro. E’ triplicato rispetto all’anno precedente.

La spesa per interessi sul debito sale del 4 per cento. E’ bene ricordare che quest’ultima è la quarta spesa per entità di come viene impiegato il gettito Irpef degli italiani. Lo spread è sceso perché la Banca centrale europea compra il nostro debito. Insomma, è un fatto positivo che l’Europa si metta le mani in tasca per aiutare i paesi in difficoltà. Non è essere riformisti e neanche essere europeisti dire che ricorriamo all’Europa perché i nostri soldi sono finiti. E’ essere onesti con gli italiani.

Mi pare ovvio che se l’Europa accetta di indebitarsi condividendo i rischi, sia normale condividere anche le regole di accesso ai fondi. Il Recovery fund è frutto di un accordo franco-tedesco e ne beneficerà un paese come il nostro i cui anti-europeisti dicevano: dateci i soldi senza fiatare.

Sono 209 miliardi. Di questi riceveremo 80 miliardi a fondo perduto (contribuendo per 55), avremo tanti più prestiti a seconda della capacità di presentare progetti credibili. Ma in un paese che è campione di restituzione di fondi strutturali non spesi, specie nelle regioni che ne hanno più bisogno.

E’ onesto spiegare che i paesi che hanno maggiore affidabilità hanno un costo del denaro più basso e meno necessità di ricorrere ai fondi e ai prestiti. E anche che se continuiamo a utilizzare i soldi per i trasferimenti e i sussidi, invece che su crescita e investimenti, il default sarà assicurato dopo aver già ipotecato il futuro dei giovani.

E’ onesto dire che il Mes su cui si sono armate la campagne rivolte agli elettori più sprovveduti non è questo Mes ed è onesto dire che, a partire dalla sanità quei 36 miliardi€ sono le risorse meno onerose per gli italiani.

La burocrazia, i tempi della giustizia, le carenze infrastrutturali, gli scarsi investimenti della formazione di qualità sono le precondizioni per sciupare il denaro che riceveremo.

Manca un anno all’arrivo delle prime risorse del Recovery Fund. Vi sono tre tipi di imprese in Italia: quelle che annaspavano già prima e per cui il Covid è stato un colpo di grazia; quelle che hanno perso clienti e anche fornitori e sono in enorme difficoltà; quelle che vanno benino e nel 2021 saranno protagoniste del nostro “rimbalzino”. Queste ultime sono le imprese che ricorreranno a innovazione e nuove competenze. Hanno una cosa in comune: sono tutte imprese lasciate sole.

Questa pandemia ha messo in trasparenza e accelerato le tre grandi transizioni: demografica, digitale e climatica. Serve un rapporto più onesto con i cittadini: gli imbonitori, arruffapopoli, reazionari e demagoghi nella loro versione “on demand” di questi ultimi anni hanno fatto molto male al paese. Il paese sta soffrendo e l’autunno sarà terribile. Finiranno i soldi delle politiche passive e quelle attive sono al palo, con un Anpal ormai imbalsamato. Io e Alfonso Fuggetta ci siamo permessi di proporre un’infrastruttura nazionale che sostenga nel territorio persone e pmi nelle transizioni di competenze e tecnologie. A capitale misto. Ma non è abbastanza cool nella sinistra ztl.

Dicono invece che serve lo Stato imprenditore: bisogna continuare ad assecondare la fuga del capitalismo italiano verso la rendita e all’estero. Un capitalismo che invece andrebbe sfidato a investire!

E’ una follia che pagheremo cara. Per onestà spieghiamo almeno agli italiani che in questo modo, senza alcuna strategia impiegheremo, i soldi di chi paga le tasse per sostituire quanto fino a oggi mettevano i pochi capitalisti che ancora investivano in Italia.

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