Salvini il paracadutato

Non politicizza le regionali. Si lancia in Toscana da 5.000 metri. Parla di scuola e meno di sbarchi. E nella Lega dicono che Francesca Verdini sia il suo (vero) paracadute

CARMELO CARUSO 09 SET 2020 ilfoglio.it lettura 3’

Non politicizza le regionali. Si lancia in Toscana da 5.000 metri. Parla di scuola e meno di sbarchi. E nella Lega dicono che Francesca Verdini sia il suo (vero) paracadute

Pratica sport estremo per non fare l’estremista. Non è il vuoto che Matteo Salvini sfiderà lanciandosi da cinquemila metri, ma è la paura di tornare il solito Salvini che vuole adesso superare. Va insomma detto subito che fra le trovate del segretario della Lega, la meno spericolata è propria questa che appare la più spericolata, questo lancio annunciato per convincere gli indecisi della Toscana, la regione che per Salvini, scrive il suo elicotterista social, Luca Morisi, “possiamo davvero conquistare. Buongiorno da Salvini e dalla candidata Susanna Ceccardi”.

P

La Lega lo sta preparando come fuoco d’artificio finale e a garantire la sicurezza della paracadutata sovranista (rimandata ma confermata) sarà il deputato Daniele Belotti che ha il brevetto del parà ma che non è il maledetto di “Point Break”, il surfista che cercava l’onda perfetta e che si gettava, ma senza paracadute, per sfuggire all’arresto. Neppure Salvini crede dunque alla frase motivazionale, “alle regionali puntiamo al sette a zero”, se ha sabotato la vittoria precisando che “queste sono elezioni concrete e non avranno un impatto sul governo”.

Ed è chiaramente un modo per raccomandare a se stesso di stare calmo, la frase camomilla. Dicono nella Lega che non era una cattiveria dei giornalisti e che il modello Emilia di Salvini, le citofonate e le guasconate in diretta televisiva: “Scusi, lei spaccia?”, gli siano state impedite perché “adesso abbiamo solo da imparare dal modello Zaia”. Nessuno se ne è accorto ma in quel serraglio che è la bacheca Facebook di Salvini è entrata la parola “concretezza” che è uno scandalo di buona educazione e che viene ripetuta sempre più spesso e mescolata con i classici della casa, il menù anti immigrato. Nella Lega si è pensato che bisogna spartirsi i compiti e che a fare campagna no sbarchi “bastano gli amministratori locali”. Raccontano allora che Salvini stia provando a fare i conti con i suoi diavoli e che mai aveva utilizzato parole tanto tenere nei confronti di Bobo Maroni e Umberto Bossi come quelle di due giorni fa, in Veneto, a Villafranca: "Se ho potuto portare avanti questo progetto – ha dichiarato Salvini – è grazie a chi ha coltivato le nostre radici. Ringrazio quindi Bossi e Maroni che hanno fatto la corsa più difficile”.

Per mantenere un distanziamento elettorale da Giorgia Meloni, che punta alla destra non smodata, si è presentato a Rimini, al meeting di Cl, dove ha parlato di sussidiarietà e puntato Lucia Azzolina e Gaetano Manfredi che devono “dimettersi” perché sono “due fantasmi”. Parla di scuola perché gli hanno sconsigliato di parlare di porti. A Cernobbio ha ripetuto una frase buona per i confindustriali: “Questo paese sta morendo di indecisione”.

E, a Venezia, alla Mostra del cinema, si è presentato innamorato con il papillon che per una volta non gli stringeva il collo ma gli impediva di parlare a vanvera. Dire che è cambiato è dirla troppo grossa ma nella Lega garantiscono che Francesca Verdini sia la vera artefice di questa truce serenità, “che prima, con l’altra compagna, non riusciva ad avere”. E’ Verdini (Francesca) il vero paracadute di Salvini

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