Il mistero del patto sanitario firmato da Italia e Cina prima della pandemia

C’è addirittura chi ritiene che i medici inviati da Pechino in piena pandemia potessero essere esponenti collegati ai servizi di intelligence

Federico Giuliani, 20.9.2020 ilgiornale.it lettura 3’

Nel marzo 2019 il presidente cinese Xi Jinping effettuava la sua prima visita ufficiale in Italia. In quell’occasione Roma si impegnò a firmare il Memorandum d’Intesa sulla Nuova Via della Seta. Non solo: in quei giorni concitati veniva abbozzato un accordo sanitario con la Cina in seguito perfezionato e bollinato nel novembre 2019, poco prima del viaggio oltre Muraglia del premier Giuseppe Conte.

Di che cosa si trattava? Niente meno che di una sorta di patto in merito alla cooperazione sulle pandemie. Il quotidiano La Verità, oltre a sottolineare il curioso accordo, fa luce sulla tempistica dell’avvenimento. Lo scorso novembre non era un mese qualunque. Stiamo parlando di un periodo delicatissimo, ovvero poche settimane prima dell’esplosione dell’emergenza sanitaria provocata dalla pandemia di Covid. Non solo: in quello stesso mese, secondo alcune fonti, a Wuhan, capoluogo della provincia cinese dello Hubei, nonché primo epicentro globale dell’epidemia, sarebbero già stati intercettati i primi pazienti infetti.

Se diamo uno sguardo al contenuto del documento citato, notiamo come Italia e Cina avessero stabilito una stretta collaborazione in materia di prevenzione, diagnosi e perfino trattamento delle malattie infettive. In più, si faceva espressamente riferimento a risposte inerenti a “emergenze di salute pubblica”. Tutto questo, ricordiamolo, a poche settimane dallo scoppio della pandemia.

Dubbi e misteri

Nel patto si parla anche degli interventi che dovrebbero essere adottati in caso di pandemia. Ovvero: quali atteggiamenti individuali adottare, quali comportamenti prediligere e come gestire la popolazione. Ricordiamo che nei giorni in cui fu firmato l’accordo, il nuovo coronavirus doveva ancora uscire dall’ombra, e che nessuno si sarebbe mai aspettato un disastro sanitario simile. Insomma, una coincidenza alquanto sinistra.

In ogni caso il Ministero della Salute ha confermato l’esistenza dell’accordo, spiegando, sempre a La Verità, che quel patto “interessava soprattutto ai cinesi” e che “erano loro a insistere”. Il Piano d’azione 2019-2021 in ambito sanitario, questo il nome dell’intesa, ha preso definitivamente vita l’8 novembre 2019. Diamo ancora uno sguardo al calendario: il primo paziente cinese sarebbe stato ricoverato il 17 novembre.

Tornando alla cooperazione sanitaria tra Roma e Pechino, stiamo parlando di un qualcosa di inedito visto che fino a quel momento era la Francia a fare la voce grossa. È infatti Parigi che fin lì aveva sempre addestrato i ricercatori cinesi nei laboratori ad alto rischio, tanto per fare un esempio. Perché il Dragone ha scelto di coinvolgere l’Italia? Il dubbio resta, anche se forse la curiosa tempistica potrebbe essere soltanto una coincidenza.

Il contenuto dell’accordo

La collaborazione sanitaria tra Italia e Cina è triennale e riguarda cinque aree: oncologia, malattie cardiovascolari, cure primarie, medicina generale e risorse umane. Sono previsti scambi di esperienze e informazioni, ma anche studi e seminari vari. Vale la pena soffermarsi su un’area particolare, quella relativa alle malattie infettive. Gli obiettivi prefissati dai due Paesi, tra le altre cose, puntano a “sviluppare e sostenere strategie di prevenzione, politiche e azioni per contrastare l’esposizione agli agenti eziologici, i comportamenti e atteggiamenti individuali e della popolazione generale relativi alla trasmissione delle infezioni”.

Si parla inoltre di misure di prevenzione e vulnerabilità del sistema di risposta alle emergenze infettive. Ma, insomma, perché è nata questa cooperazione sanitaria con la Cina? Il Ministero della Salute ha spiegato che in quel periodo, pre Covid, il governo cinese stava per avviare la riforma del proprio sistema sanitario e considerava il nostro come un modello. In merito a questo c’è addirittura chi ritiene che i medici inviati da Pechino in piena pandemia potessero essere esponenti collegati ai servizi di intelligence. La loro missione? Secondo alcuni, carpire i segreti del sistema sanitario italiano, compresi i punti deboli. Altro particolare: nel maggio 2019, poco dopo la visita di Conte in Cina, il cadavere di un agente dell’Aisi è stato ritrovato a Parigi. Uno 007 morto ufficialmente per infarto. Adesso tocca al governo italiano fare chiarezza.

Commenti   

#2 riki 2020-09-20 18:42
Sbaglio o abbiamo saputo dalla stampa dei russi inviati da Putin ma non di quelli cinesi inviati da Pechino ?
Abbiamo capito che i grillini stanno con la Cina.
crucco
#1 riki 2020-09-20 14:49
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