Il bivio di Draghi: M5s o Lega? Il disagio dell'abbondanza

La Lega corteggia Draghi e lui può scegliere fra Lega e M5s. Ma sceglierà? Eccolo il primo bivio

CARMELO CARUSO 06 FEB 2021 ilfoglio.it

La Lega si avvicina sempre più. Ma sarà un vero esame. Deve fare dimenticare l'antieuropeismo. Giorgia Meloni si pone fuori. L'obiettivo di Draghi? Mettere insieme tutti. Può essere l'incaricato taumaturgo

Roma. Non è Mario Draghi che deve convincere la Lega. E’ la Lega che deve superare l’esame Draghi. Matteo Salvini è sicuro di riuscire a farsi promuovere senza il suo “grandmaster” Giancarlo Giorgetti? Lo incontra per la prima volta e si presenterà senza di lui che ha anche questo talento: sa come fare sorridere il premier incaricato. E dicono che sia il passo di lato che serve a rassicurare sia l’uno sia l’altro: “Tu fidati di Draghi e Draghi si fiderà di te anche senza di me”.

E’ chiaro che la Lega voglia entrare in tutti i modi in questo esecutivo e che si avvicini con il vestito buono e la riga fra i capelli. Speriamo che Salvini da domani impari a indossare la cravatta. Vuole pure indicare ministri. Da giorni usa la parola: “pregiudizio”. Ripete che la Lega non ha “nessun pregiudizio” così come Giorgia Meloni si serve invece del termine “coerenza” per confermare, e lo ha fatto dopo essere uscita dalle consultazioni, che “FdI non entra. Può aiutare anche da fuori senza chiedere i ministri”.

Nessuno lo ha evidenziato a dovere ma la Lega che parla di “pregiudizio” è il colore della crisi, la comicità seria. Il vero guaio di Salvini non sono dunque i (non)pregiudizi che ha verso Draghi ma i giudizi che ha dato sull’Europa, su Angela Merkel che di Draghi è una carissima amica. C’è un’intervista che dicono lo abbia già fatto divertire. E’ quella del senatore leghista Alberto Bagnai che, al quotidiano La Stampa, ha abiurato la sua vecchia fede da scettico continentale, da ultras della lira. Sapete cosa ha detto? “Sono pronto a confrontarmi. L’unico imbarazzo lo provo nel confrontarmi con i dilettanti. Io sono economista come Draghi”. E raccontano, e chi lo racconta non millanta come stanno facendo tutti “gli amici e i compagni di scuola di Draghi”, che quando gli hanno riferito questa frase, Draghi abbia come scherzato: “Non sapevo di avere questo collega”.

La Lega non deve temere soltanto la sua “agenda” prestigiosa. E’ più quel mezzo sorriso, qualcosa che solo Antonello da Messina e i fiamminghi sono riusciti a restituire in pittura, che dovrebbe spaventarla. Nessuno riesce in realtà a conoscere le sue mosse. Giorgia Meloni ha allargato le braccia e rivelato che ha provato a decifrare le sue intenzioni dalle sue mezze frasi. A lei ha parlato di “spesa buona” ma non gli ha garantito quello che desiderava: un governo di sei mesi. Draghi non commercia tempo. Ha tutto il tempo che vuole e il mandato di fare come vuole. Certo se gli riuscisse anche questo, “europeizzare” la Lega, non sarebbe come aver salvato l’euro, ma di sicuro avrà recuperato delle anime.

Si vuole dire che per una volta il disagio lo proverà questo partito che ha sempre marciato gonfio del suo peso elettorale. E infatti la leva che muove in queste ore per farsi invitare: “Siamo il primo partito d’Italia, rappresentiamo le regioni più produttive del Nord”. Ragioneranno con Draghi di fisco, di infrastrutture perché non sono sciocchi. Sanno che sono gli argomenti che possono unirli anziché allontanarli. Nella Lega sono convinti di avere dieci giorni per studiarsi. E’ vero che Draghi si trova di fronte al primo bivio politico. O la Lega o il M5s. Ma è vero pure che c’è un indirizzo per Draghi che arriva principalmente da Pd e M5s. Gli chiedono di tenere dentro Giuseppe Conte, partire da una maggioranza Ursula. Che esiste, c’è. Può includere la Lega ma non ha bisogno della Lega. Ha il disagio dell’abbondanza.

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