Altro che chiacchiere sul Quirinale. Mattarella, Draghi e il lugubre crepuscolo della politica del selfie

Ci sono molti motivi per augurarsi la rielezione dell’attuale capo dello stato e la permanenza dell’attuale presidente del Consiglio a Palazzo Chigi. Le cronache di questi ultimi giorni ce ne hanno offerto qualcuno in più

Francesco Cundari, 14.1.2022 linkiesta.it lett.2’

Alle molte ragioni già spiegate su queste pagine per augurarsi che il parlamento decida di rieleggere Sergio Mattarella a presidente della Repubblica, così da garantire il massimo della continuità e della stabilità possibili al governo di Mario Draghi, se ne sono aggiunte alcune, non secondarie, in questi ultimi giorni.

C’è anzitutto una questione delicatissima di legittimazione del capo dello Stato, con una platea di grandi elettori verosimilmente ridotta dal Covid, che suggerirebbe dunque di evitare qualunque candidatura di parte, anche per scongiurare il rischio che quelle assenze si rivelino determinanti (non vorrei proprio vedere il prossimo capo dello stato sospeso da un’ordinanza del Tar).

C’è poi il fatto che la composizione del prossimo parlamento, e della successiva platea dei grandi elettori, sarà molto diversa, per l’entrata in vigore della sciagurata riforma costituzionale sul taglio dei seggi.

Per questi motivi, dunque, sembrerebbe molto ragionevole una scelta che avesse anche il significato di una proroga, dovuta a una condizione di oggettiva emergenza, lasciando in qualche misura il futuro impregiudicato, e che dunque, pur senza porre alcun limite al mandato presidenziale (ci mancherebbe), desse un segnale di tregua, aprendo una fase di decantazione che consentisse poi a un nuovo parlamento, quando verrà il momento, di scegliere serenamente il successore di Mattarella.

Anche perché l’elezione del capo dello Stato è il momento più solenne, la più sacra delle liturgie repubblicane. E un parlamento i cui membri ritengono opportuno postare sui social network i propri selfie da una camera ardente, come hanno fatto in tanti ieri, accompagnando all’immagine del proprio volto compunto accanto alla bara qualche parola di ricordo per David Sassoli, è evidentemente un Parlamento che ha perso qualunque idea di decoro istituzionale.

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