“LA MEDICINA NON HA ALLUNGATO LA VITA, MA SOLO LA VECCHIAIA” – IL FILOSOFO UMBERTO GALIMBERTI
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“LA VECCHIAIA CONSISTE NELL'ASSISTERE SENZA INTERRUZIONE AL PROGRESSIVO DEGRADO DEL PROPRIO CORPO. ED È QUALCOSA CHE INDUCE TRISTEZZA E MALINCONIA.
24.1.2023 dagospia.com lettura3’
CERTO, I VECCHI VENGONO ASSISTITI DAL PUNTO DI VISTA FISICO E MEDICO, MA CHI LI ACCAREZZA? CHI LENISCE LA LORO TRISTEZZA? IO SONO CONVINTO CHE I VECCHI MUOIANO PERCHÉ NESSUNO LI ACCAREZZA…”
Estratto dell’articolo di S.S. per “La Stampa”
[…] La vecchiaia si allunga: dura, almeno nei Paesi più avanzati, vent'anni. L'infanzia, invece, si ritrae: i bambini sono sempre meno, quasi ovunque, persino in Cina, che quest'anno ha registrato il tasso di natalità più basso di sempre.
«Non vedo ragioni di giubilo», dice a La Stampa il professor Umberto Galimberti, filosofo e psicanalista. Bene o male che ci faccia, brutto o bello che sia, questo è il fatto: l'umanità non gattona, arranca. Ma, ammesso che il passo della vecchiaia sia l'arrancare, è vero che la sola strada percorribile arrancando sia quella del deperimento? Di certo lo è stato finora, per una combinazione di fattori e condizionamenti ambientali e culturali.
Come molte altre cose e aspetti della nostra vita, anche la vecchiaia richiede, allora, una revisione, una nuova indagine, per scoprirne i vantaggi, e munire la realtà degli strumenti giusti per farli fruttare.
[…] Lei è ostile all'idea di vedere e accogliere una nuova condizione.
«Allora diciamo una cosa vera: la medicina non ha allungato la vita, ma solo la vecchiaia. La vecchiaia consiste nell'assistere senza interruzione al progressivo degrado del proprio corpo. Ed è qualcosa che induce tristezza e malinconia. Certo, i vecchi vengono assistiti dal punto di vista fisico e medico, ma chi li accarezza? Chi lenisce la loro tristezza? Io sono convinto che i vecchi muoiano perché nessuno li accarezza».
Non li accarezziamo perché li troviamo repellenti, e li troviamo repellenti perché siamo convinti che la vecchiaia sia quello che dice lei: assistere a un degrado.
«No, li troviamo repellenti perché cresciamo con il mito della giovinezza.
Questo, e non il vedersi invecchiare, affligge i vecchi. Meglio: detestano vedersi invecchiare perché soffrono il mito della giovinezza. E allora quelli che possono permetterselo, si fanno il lifting in faccia. Al cervello dovrebbero farselo, altroché».
Smonti il mito della giovinezza.
«Impossibile. I vecchi sono un peso: durante il Covid sono certo che molte persone che hanno perso familiari anziani hanno tirato un sospiro di sollievo. Dopo Natale, i miei pazienti mi hanno raccontato di essere scappati dalle case dei nonni dopo due giorni perché stare con i vecchi è faticoso.
Ma lei non li vede quei poveretti per strada accompagnati dalle badanti che con una mano tengono loro e con l'altra scorrono il telefono? Spettacoli della paura, ma veri. Perché la verità è che a questo mondo esiste l'orrore, e io sono stufo dell'incapacità generalizzata di ammetterlo e vederlo».
Lei però parla di una realtà che è frutto di costruzioni culturali molto precise. Quindi insisto e le chiedo: la vecchiaia ha qualcosa di bello, in sé?
«Se mettessimo in pratica quella frase del Levitico, "Onora la faccia del vecchio", magari i vecchi potrebbero accedere al bello della loro età».
E la saggezza, non è una virtù dei vecchi?
«Stupidaggini. I vecchi non sono saggi: sono quello che sono stati quando erano meno vecchi, e spesso aggravano i tratti peggiori».
Perché non si fa spazio ai giovani in questo Paese?
«Perché si pensa in termini economici: i giovani non hanno esperienza, per trovare lavoro conta solo quella, ed ecco che sono fuori da tutto. Comunque non mi sembra che altrove i ragazzi vengano ascoltati.
Greta Thunberg viene dalla osannatissima Svezia, e non mi sembra che quello che dice incida. È scandaloso il modo in cui trattiamo i ragazzi. Mi invitano a far conferenze per incoraggiarli ma io con loro sono molto onesto e gli dico chiaramente che per loro non c'è più niente e che vivono immersi nel nichilismo ed è da lì che devono partire. Loro lo sanno e mi ringraziano: si vedono riconosciuti».
Chi sono i responsabili?
«Gli adulti, non i vecchi».
[…] Insomma, tutto un disastro.
«No. Non è un disastro: è la realtà. Solo che noi da buoni cristiani continuiamo a pensare che il futuro sia una promessa, mentre è soltanto il tempo che viene dopo il presente, e se la cultura è questa e non la si cambia, il futuro sarà come adesso, punto». […]