IL FOGLIO DEL WEEKEND. Gli intellettuali firmano appelli e sono fissi in tv: altro che piangerne la morte

Non è vero che gli intellettuali sono scomparsi dal dibattito pubblico e politico. Semplicemente, hanno cambiato arena. Storie di vecchi guru e nuove leve

ANDREA MINUZ  29 MAG 2023 ilfoglio.it lettura2’

Non è vero che gli intellettuali sono scomparsi dal dibattito pubblico e politico. Semplicemente, hanno cambiato arena. Storie di vecchi guru e nuove leve

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Vissuta come missione o fardello, indossata con gran disinvoltura, usata come epiteto sprezzante, la parola “intellettuale” torna sempre a tormentarci coi suoi dilemmi. Gli intellettuali non ci sono più, gli intellettuali sono ovunque (e poi la frase fatta, “ti ammiro per la tua onestà intellettuale”, cliché irritante dell’italiano neoemozionale).

Su Repubblica un fraseggio sempre più agonistico dal Salone di Torino, titoli da wrestling: “Nicola Lagioia all’arena Robinson”, “ressa al Lingotto”, “difendere questa bellissima palestra di democrazia”. L’intellettuale dunque è vivo.

Intellettuali siamo ormai un po’ tutti, dice Javier Cercas ospite della kermesse, perché “se intervieni nel dibattito pubblico sui social, stai già operando come un intellettuale” (quindi non più le “legioni di imbecilli” di Eco, ma i social come “ammortizzatore”, rimedio alla sovrapproduzione di intellettuali che almeno intanto scrivono, spiegano, denunciano, s’indignano lì dentro). La platea degli intellettuali non è mai stata così vasta e tornano sempre alla ribalta. Ecco “gli intellettuali che pensano di vivere in trincea perseguitati come a Pyongyang”, dice Alfredo Antoniozzi, vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, dopo l’affaire Roccella.

Ecco i nuovi intellettuali della destra, uniti nel patto di via Nazionale, Hotel Quirinale, per rimettere insieme i pezzi dell’“immaginario italiano” e “scardinare le casematte della sinistra”. Serissimi, ingessati, quasi tutti maschi in blazer, non proprio giovanissimi (a parte Francesco Giubilei, piccolo Mozart dell’editoria che però dimostra cinquant’anni anche se è del ’92). Ecco il pantheon, sempre quello: da Prezzolini a Pingitore, Croce o Gramsci jolly, e la new entry “Osho”, come un Diego Bianchi “de destra”, per un “interludio goliardico”. Ecco gli intellettuali che firmano l’appello per “dare una mano a Schlein”. La solita ammucchiata di “scrittori, docenti, esponenti della società civile e sindacale di sinistra” per un totale di centosessantotto intellettuali che ora “sentono la necessità di una grande forza della sinistra democratica, progressista, femminista, ecologista che si batta per la giustizia sociale e climatica” (la “giustizia climatica” dev’essere quella evocata anche da Occhetto, con le alluvioni mandate da un Dio furioso perché ignoriamo i giovani attivisti). Scenari autarchici e funerei, rigide separazioni tra “belle arti” ed economia o tecnologia, e poi firme, appelli, slogan assembleari. Roba da far rimpiangere le Leopolde di una volta, dove almeno spuntavano un iPad e il garage di Steve Jobs. Sempre minacciata, sempre rinviata, l’estinzione degli intellettuali è una factory che produce libri e dibattiti a getto continuo (con tutta una loro “bibbia”, come dicono gli sceneggiatori delle serie tv: un richiamo all’affaire Dreyfus e “la trahison des clercs” in apertura, una lunga cavalcata fino a Pasolini, quindi l’orazione funebre finale, il lamento per la scomparsa dell’intellettuale, travolto e tramortito da internet, dalla globalizzazione, da un’economia dell’attenzione spietata coi tempi lunghi della “riflessione”). Come faremo, signora mia, senza gli intellettuali ormai inabissati, inascoltati, stritolati nelle grinfie della società dello spettacolo? E sarà più intellettuale chi vende o chi non vende? L’attuale o l’inattuale? Meglio l’intellettuale-influencer che si butta nella mischia, o meglio quello ospite fisso nei talk, à la Cacciari, à la Montanari, o meglio ancora il recluso, auto-esiliatosi in uno studio matto e disperatissimo che lascia un’opera magari postuma? Sono assilli che ritornano e restano semp

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