Prima i tre poteri di Montesquieu, ora il quarto di Musk: l’audience globale che rischia di mandare a gambe all’aria l’architettura democratica

La tripartizione canonica deve fare i conti con la piattaformizzazione dell’era digitale, altrimenti la nostra democrazia rischia di implodere

Domenico Giordano 10 Gennaio 2025 alle 15:35 ilriformista.it

Prima i tre poteri di Montesquieu, ora il quarto di Musk: l’audience globale che rischia di mandare a gambe all’aria l’architettura democratica

Se la misuriamo sfogliando il calendario, allora la distanza tra Charles-Louis de Secondat barone di Montesquieu ed Elon Musk, barone dell’esplorazione visionaria che probabilmente ci porterà tutti su Marte, è incolmabile. Nel mezzo ci sono 282 anni che li separano, ma soprattutto due mondi lontani e distanti, che all’apparenza non hanno assolutamente nulla in comune. Diversamente, se invece proviamo a guardare a questi due diversi innovatori a partire dalle tensioni che scuotono nel profondo le architetture delle nostre società democratiche, ecco che quella distanza si riduce drasticamente. Nello Spirito delle leggi, uno dei suoi libri più conosciuti, Montesquieu ha gettato le fondamenta delle moderne liberal – democrazie. Ha codificato per primo e meglio di tutti l’opportunità di tenere separati i tre principali poteri statuali, il legislativo, l’esecutivo e quello giudiziario. Una condizione necessaria e sufficiente per rendere meno fragile e vulnerabile la democrazia.

Grazie a questo principio di compartimentazione, riequilibrato da un insieme di pesi e contrappesi che nel tempo sono stati aggiornati e migliorati, l’architettura democratica è diventata solida e forte, ha garantito libertà e uguaglianza, ha promosso la pace e la prosperità, diventando nei successivi due secoli quella che nel 1947 in un memorabile discorso alla Camera dei Comuni Winston Churchill definì come “la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora”. Questo sistema di checks and balances ha retto alla grande per due secoli pieni, ma pur mostrando segni di una qualche stanchezza, di fatto è arrivato intonso nel XXI secolo.

Così, mentre in molti pensavano che avrebbe retto anche alla sfida della disintermediazione, in pochi si erano accorti e sembrano tutt’oggi consapevoli dei pericoli seri e preoccupanti che alla democrazia arrivavano invece dalla piattaformizzazione crescente della società e delle nostre esistenze, anche perché come scrivono van Dijck, Poell e de Waal Martijn in un volume di grande interesse pubblicato nel 2019 “sono i valori pubblici a rappresentare la vera posta in gioco nella lotta per la piattaformizzazione delle società. Tra questi ritroviamo naturalmente i temi della privacy, la sicurezza e la protezione dei dati, ma anche temi sociali più ampi come l’equità, l’accessibilità, il controllo democratico e l’accountability”. Proprio questi valori pubblici oggi sono ai primi posti delle agende politiche dei governi democratici e in particolare influenzano e polarizzano costantemente il dibattito pubblico online.

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Poi, negli ultimi anni le frizioni innescate dalla piattaformizzazione e nello specifico quelle fuoriuscite dai boccaporti dei social media hanno scorso molto più del recente passato l’architrave democratica. Scossoni così forti che, in taluni casi ci siamo avvicinati e in altri abbiamo inaugurato delle vere e proprie mutazioni del modello democratico. Si pensi, giusto per fare due esempi, alle definizioni di democratura e di autocrazie S.p.A., le quali evidenziano una regressione degli spazi di libertà e di uguaglianza, così come dei modi e delle forme, che davamo tutti per acquisti. Forse, siamo al punto di dover ripensare la conquista democratica partendo proprio dalle origini, cioè dall’aggiornamento della tripartizione di Montesquieu tenendo in considerazione proprio il ruolo di Elon Musk.

Ai poteri tradizionali occorre agganciarne un quarto, del tutto nuovo, rappresentato dalla capacità di generare un’audience globale, che non può fondersi con nessuno dei tre e non può essere nelle mani di una sola entità o persona. Se quest’ultimo si salda ai primi due, legislativo ed esecutivo, o solo al secondo si determina uno squilibrio senza precedenti che rischia di mandare a gambe all’aria l’architettura democratica così come l’abbiamo conosciuta e vissuta appunto negli ultimi 200 anni.

Domenico Giordano

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